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Zaia: ecco il nuovo piano di sanità pubblica. Veneto in fase azzurra

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Covid, Zaia: "Abbiamo pressione su ospedali ma non emergenza"

Zaia: ecco il nuovo piano di sanità pubblica. Diviso per fasi, e il Veneto per ora è in quella “azzurra”.
“I cittadini devono dare una mano con la mascherina e infettarsi il meno possibile, altrimenti l’appuntamento sarà la porta dell’ospedale”. Questo il monito del governatore del Veneto, Luca Zaia, durante la presentazione del nuovo piano di sanità pubblica. Il governatore non è andato per il sottile nello spiegare che a fronte dell’aumento dei casi positivi al covid-19 vi è la necessità di preservare le attività ordinarie negli ospedali del Veneto. “Le cure riusciamo a farle, riusciamo a intervenire in terapia intensiva in modo importante, ma nel frattempo riempiamo gli ospedali. Dobbiamo metterci in testa che l’emergenza covid – ha detto Zaia – è semplicemente l’impossibilità di curare gli altri cittadini”.

Il problema ventilato, dunque, è la paralisi degli ospedali per le normali attività a causa dell’incremento dei pazienti covid da curare nei nosocomi.

Questa mattina il governatore nel corso di ‘Mattino 5′, su Canale 5, aveva annunciato: “Oggi presenterò per i veneti il nuovo piano di sanità pubblica, che è esattamente quello che dovrebbe fare il governo: stabilire in base ai dati delle terapie intensive e degli ospedali quali saranno le misure che scatteranno. Un piano in più fasi – ha aggiunto – in modo che i cittadini sanno in base ai numeri in che fase siamo”.

Per Zaia il “grosso guaio” con il Covid “da cui deriva l’appello all’uso della mascherina e al distanziamento sociale” è che il virus “paralizza gli ospedali, perché i malati hanno bisogno di cure. Oltre un certo limite qualsiasi, la sanità va in crash, e si deve rinunciare a curare ordinariamente gli altri cittadini. Noi dobbiamo evitare che gli ospedali vadano al collasso, questa è la vera sfida”.

Sull’andamento della curva dei contagi, Zaia ha ricordato che anche in Veneto “si fanno molti più tamponi, quindi troviamo molti più positivi. Il “contact tracing”, ha spiegato il governatore, continua a funzionare e i dati sono chiari. “oggi – ha detto – abbiamo 52 persone in terapia intensiva, il 10 marzo ne avevamo 111, e avevamo 2.400 ricoverati allora, oggi 460. Ovviamente è uno stato di allerta”.

I NUMERI DEI POSITIVI NEL VENETO
Rallenta la curva dei contagi in Veneto ma sale il numero dei morti rispetto a ieri. Non si può infatti abbassare la guardia, perché si registra comunque 490 casi in più nelle ultime 24 ore, per un dato complessivo di 36.843 infetti dall’inizio dell’epidemia. Dal bollettino della Regione, sale però bruscamente il numero dei morti, 2.268, 13 più di ieri. Continuano a salire anche i ricoveri negli ospedali: nei reparti non critici sono oggi 537 i degenti (+41), e aumentano i pazienti nelle terapie intensive, 61 (+9), dei quali 50 positivi. I soggetti in isolamento fiduciario sono 13.185 (+124), dei quali 5.179 positivi.

Oggi, durante il consueto appuntamento stampa, in streaming, dalla sede della protezione civile di Marghera, il presidente del Veneto Luca Zaia ha presentato il nuovo piano della sanità pubblica del Veneto assieme ai tecnici di Azienda Zero, il precedente era quello annunciato lo scorso 13 marzo.

NUOVO LOCKDOWN?
Oggi, a distanza di sette mesi, il coronavirus ha ripreso vigore, così i tecnici di Azienda Zero hanno varato una nuova “linea operativa”, caratterizzata dalle “best practice” da mettere in atto a seconda di 5 fasi di pericolosità del virus.
Quanto alla possibilità di tornare ad un lockdown generale, il governatore Luca Zaia ha precisato che “nessuno lo può sapere. Anche gli scienziati che si avventurano a dare proiezioni ho l’impressione – ha osservato il governatore – che in molti casi o puntano all’estremo catastrofismo, e se si realizza ciò che prevedono diventano dei fenomeni, oppure passano le settimane e mesi e noi cittadini ci dimentichiamo”.

“La differenza per i governatori è che noi – ha concluso Zaia – abbiamo la responsabilità di curare i cittadini. Dobbiamo farlo con oggettività, capendo che il contesto è cambiato: troviamo quotidianamente più positivi di marzo, però è vero che abbiamo meno terapie intensive di marzo, e facciamo molti più tamponi. L’altro elemento nuovo è che, in Veneto, oltre il 96% dei positivi non ha sintomi”.

L’assessore regionale alla Sanità, Manuela Lanzarin, ha poi dichiarato ai giornalisti: “Quello che abbiamo presentato oggi è un piano ospedaliero, su altre iniziative dettate da altri numeri e su cui c’è un dialogo a livello nazionale è un’altra partita. Oggi in Veneto all’orizzonte non c’è nessun pensiero di lockdown o di coprifuoco”.
“Il piano di sanità pubblica – è stato spiegato in conferenza stampa – è un piano di sicurezza passiva di fronte al numero di malati che cresce, mentre le decisioni su lockdown sono di sicurezza attiva”.

PIANO DI SANITA’ PUBBLICA: CINQUE INDICATORI DI RISCHIO
Il Veneto definisce cinque indicatori di rischio, da verde a rosso, per la gestione dell’emergenza Covid nelle terapie intensive, in base alle quali rimodulerà l’attività dei propri ospedali. Sta in questo il nuovo piano di sanità pubblica regionale illustrato oggi dal presidente Luca Zaia assieme ai tecnici di Azienda Zero: Paolo Rosi, direttore della centrale operativa del Suem dell’Ulss 3, e Paolo Fattori, direttore dell’unità operativa edilizia ospedaliera della Regione Veneto.

In base all’occupazione delle terapie intensive da pazienti Covid, da 0 a 50 scatta la prima fase “verde”, da 51 a 150 la seconda fase “azzurra”, da 151 a 250 la terza “gialla”, da 251 a 400 la quarta “arancione”, da 401 in su la quinta “rossa”. Ognuna ha un’escalation nell’organizzazione sanitaria che va dalla cura dei malati nei singoli ospedali fino alla sospensione completa (la fase ‘rossa’) in cui ogni attività ordinaria degli hub viene sospesa.

“Abbiamo capito dall’esperienza – ha detto Zaia – che mediamente comunque 200 posti letto ti in terapia intensiva non Covid li dobbiamo garantire; durante il lockdown siamo stati fortunati perché non avevamo i politraumatizzati. Se non ci fosse, e lo speriamo, il fermo totale avremmo anche loro da curare, e non vogliamo bloccare tutto”.

“Spero che questo sistema a fasi – ha spiegato il governatore – aiuti i ragionamenti sul Covid. Vedo che qualcuno si ostina a fare tabelle sulla mortalità di patologie varie, capisco che c’è più rischio ad attraversare la strada, ma questa patologia ci riempie gli ospedali, e non riusciremmo a curare tutte le altre malattie”.

E riguardo al blocco delle normali attività ospedaliere: “Un mese di fermo sanitario – ha detto Zaia – sono 7 milioni di prestazioni in meno. Possiamo solo organizzare la macchina, incentivare i test, essere digitali, ma se i cittadini non danno una mano, alla fine il punto dove ci incontreremo sarà in ospedale. Le cure le sappiamo fare, il 95% dei contagiati è asintomatico ma non possiamo cantar vittoria se la roulette russa ci risparmia; dobbiamo capire che l’emergenza è l’impossibilità di curare i cittadini. Il problema è riempire gli ospedali – ha concluso Zaia – e la paralisi non la voglio”

VENETO IN FASE AZZURRA
La regione del Veneto al momento, con 61 pazienti Covid ricoverati nelle terapie intensive, è nella fase “azzurra”, cioè la “fase 2” che prevede ‘ritardi nella programmazione’ degli ospedali. Se i pazienti dovessero superare i 150 si attiveranno i covid-hospital di riferimento nel territorio. La quinta fase, come annunciato da Zaia, prevede che gli ospedali siano occupati solo di pazienti Covid.
Il piano sanitario “non prevede la costruzione di nuovi ospedali – ha precisato il governatore – prevede di poter arrivare a 1.000 posti di terapia intensiva in tutti gli ospedali esistenti; 200 sono già pronti ad essere attivati. La punta massima è stata 356 il 29 marzo. Oltre mille in terapia – ha concluso – la sanità sarebbe al crash”.

G. Pra

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