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Mestrino condannato per violenze sessuali alla bimba di 6 anni

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Venezia. Un abominevole abuso ai danni di una bambina di sei anni.
Le parole, la sentenza e le pene adeguate all’orrore di questo abominevole abuso, le assegnerà la Giustizia a colui che si stenta a chiamare uomo, colui che ha commesso reati di violenza sessuale perpetrati nel corpo e nella mente di una bambina di sei anni che lo chiamava papà. E che le ha distrutto l’infanzia e l’esistenza.

Quell’uomo non era il suo papà, era il compagno della sua mamma, ma lei lo chiamava immeritatamente papà.
Un crimine troppo odioso che si fatica a scrivere e che il pm Giorgio Gava voleva punire con 14 anni di carcere.
“I fatti sono gravissimi anche perché la bambina si fidava di quell’uomo, che lei stessa chiamava papà e perché sono avvenuti proprio all’interno della loro casa”, ha dichiarato il pubblico ministero nella requisitoria finale.
Un reato ignobile e vile, anche considerando che la madre proprio in quei mesi si trovava in un letto di ospedale e aveva affidato i figli al compagno e alla madre.

Ora è tempo di risarcimenti e di giustizia: per il momento l’uomo è stato condannato a 9 anni di reclusione e a un provvisorio risarcimento di 20mila euro alla madre, che aumenterà dopo un’apposita causa civile che determinerà la valenza economica, in rapporto al danno provocato alla bambina e al giudizio che ne conseguirà.

Poi c’è quell’altro danno, che nessun indennizzo può stemperare. Qui c’è il crimine inflitto per un anno, dal 2017 al 2018, da un adulto con cinquant’anni sulle spalle e una compagna incinta in ospedale.
Qui c’è un adulto che violenta la figlia di lei, che lo chiama papà. Qui c’è un uomo che perde la prerogativa di dirsi uomo.
Qui c’è una bambina con il cuore preso a sassate.

Chissà cosa ha provato la madre, quando ha ricevuto le confidenze di sua figlia, le sarà crollato il mondo, ma la forza l’ha subito trovata, come sanno fare le donne quando si deve, per denunciare quell’essere indegno che faceva vedere alla piccola film pedo pornografici per poi costringerla, come ha accusato la Procura, a subire rapporti sessuali.

La bambina, ascoltata con discrezione e con tutte le modalità protette previste in questo caso, con l’aiuto di una psicologa, ha raccontato tutto. E chissà quanto le è costato ricordare.
Non riportiamo i particolari tremendi che pur sono emersi, li lasciamo nella coscienza di ognuno di noi, purtroppo ne sappiamo abbastanza ma non a sufficienza delle violenze che si infliggono ai bambini.
E quando queste accadono fra le pareti di casa, tutto si smarrisce e si stenta a credere che tanto orrore possa esistere dentro e fuori la propria casa.

Sarà interessante sapere se il cinquantenne mestrino avrà il coraggio di ricorrere in appello e con quali motivazioni con quegli odiosi reati in tasca.

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3 persone hanno commentato. La discussione è aperta...

  1. Credo non sfugga a nessuno che non tutti i reati sono uguali e questo è tra quelli che la giustizia interpreta e punisce con maggior rigore. Del resto non si capisce perché bisogna fare di tutta l’erba un fascio. Dove si può e ce lo dice la Costituzione, vale la pena di tentare una riabilitazione. Dove si può va recuperata la dignità delle persone, anche di quelle che hanno sbagliato. Per il bene di tutti. Ripeto, dove si può. Grazie per aver scritto.

  2. C’è qualcosa da dire davanti a queste cose? c’è qualcosa che può salvare quel tipo? qualcosa che può restituire i sogni a quella bambina? La giustizia ha fatto tutto ciò che doveva fare anche se è sicuramente poco rispetto a ciò che ognuno di noi avrebbe voluto per una schifezza come questa.
    Almeno, dovrebbero imporre che chi si macchia di un reato tanto infame sia costretto a portare segni che ne consentano la riconoscibilità per evitare che altri genitori debbano ascolare le parole tanto tristi dei figli vittime di abusi e che altri bambini siano costretti a proferirle.
    Certamente, se accadesse una cosa del genere a mia figlia, in tribunale dopo quel verme ci dovrei andare anch’io e non per ritirare l’assegno risarcitorio.

  3. sì, sì. Tanta rabbia verso questo signore che si è macchiato di un reato gravissimo, però poi non andiamo sotto le carceri a chiedere libertà, amnistia ed indulto per i delinquenti che sono lì rinchiusi. Altrimenti tanta richiesta di giustizia è solo ipocrisia

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