Venezia, le due donne annegate ieri notte sono state trovate a pelo d’acqua mentre si tenevano ancora per mano.
Le due vittime, di 39 e 43 anni, sono morte ieri notte, lunedì 6 aprile. Una tragedia avvolta nel mistero, a cui nessuno ha assistito e che è ora al vaglio degli inquirenti.
E’ circa mezzanotte quando le due viaggiatrici salgono a bordo del mezzo Actv in servizio a Punta Sabbioni, la motonave “Guardi” che sarebbe partita da lì a poco per raggiungere il Lido di Venezia.
Sono straniere, di origini magrebine, residenti a Marghera.
Vengono notate dal comandante perché, spiegherà in seguito ai soccorsi e alle forze dell’ordine, erano le uniche due passeggere a bordo del mezzo. Ma anche perché in questi giorni c’è il divieto di spostamenti senza giustificato motivo dovuto all’emergenza sanitaria da Covid-19, e non è il consueto orario in cui i lavoratori sanitari o di altre attività primarie prendono la linea diretta a Venezia.
Il percorso da Punta Sabbioni al Lido è piuttosto lungo, una mezz’oretta, avvolto nell’oscurità della notte, tra il vento e il rumore dei motori che normalmente si sentono a bordo di una motonave e che restano per tutto il viaggio in sottofondo.
Una notte apparentemente tranquilla, il comandante è nella cabina di pilotaggio, le due donne, si pensa, all’interno della motonave, anche perché all’esterno non fa ancora così caldo.
Almeno finché non si arriva a destinazione, e si attracca alla fermata del Lido.
E’ a quel punto che il comandante si accorge che, una volta approdati al pontile, nessuno scende a terra. Si attende qualche secondo, qualche minuto, niente. Eppure, due donne erano salite a bordo, e altre fermate non ce ne sono state. Subito si pensa ad un colpo di sonno, che a quell’ora può facilmente capitare. Ma quando il dipendente di Actv si mette alla ricerca delle due viaggiatrici, non le trova da nessuna parte.
Sembrano scomparse, ma saltano all’occhio, nella motonave completamente vuota, due paia di scarpe femminili che fanno pensare alla più tragica delle ipotesi: le due donne potrebbero essersi gettate in acqua, o forse sporte per qualche motivo, e cadute.
L’allarme è immediato e si mette in moto la macchina dei soccorsi: sul posto arrivano i mezzi dei vigili del fuoco e della Capitaneria di porto che con le imbarcazioni e i fari iniziano a ripercorrere il tragitto fatto dalla motonave in piena notte, nella speranza di trovare le donne ancora vive. Speranza che purtroppo si rivela vana.
Dopo un paio d’ore, verso le due di notte, i cadaveri vengono avvistati a pelo d’acqua, all’altezza delle paratoie del Mose, dove sono arrivati, spinti dalla corrente. A raggiungerli è una delle quattro imbarcazioni dei pompieri, che sono intervenuti anche con i gommoni e i sommozzatori.
I corpi delle donne, in acqua, sono riversi a testa in giù e si tengono ancora per mano. Vengono recuperati e portati in Marittima. Sul posto ci sono anche i carabinieri. Una delle due, quella di 39 anni, viene identificata grazie ai documenti che aveva con sé: una cittadina marocchina, in Italia con lo status di rifugiata, residente a Marghera. L’altra è sua sorella. Il pm di turno dispone ulteriori accertamenti.
L’ipotesi è che le due donne si siano gettate, o che siano cadute in acqua, all’altezza della bocca di porto del Lido di Venezia e che poi siano morte annegate, mano nella mano, come sono state trovate.
Il ritrovamento delle scarpe nella motonave è un indizio che fa pensare ad un gesto volontario. Se si fosse trattato di un’incidente, le donne le avrebbero tenute ai piedi. Ma anche in questo caso le ipotesi sono diverse: volevano suicidarsi assieme o fare un pericoloso bagno di mezzanotte gettandosi dalla motonave? Intendevano sporgersi o si sono arrampicate con qualche intenzione particolare, ad esempio riuscire a mettere i piedi in acqua, e poi sono accidentalmente cadute?
Sui sedili della motonave Actv in cui erano sedute le sorelle, pare sia stata trovata anche una bottiglia di alcolici che apre ad altre variabili: potrebbero aver agito in preda ai fumi dell’alcool oppure sono salite sulla motonave con l’intenzione di compiere l’estremo gesto, insieme? In quest’ultimo caso, quale dramma familiare o lavorativo può averle spinte a gettarsi nelle acque della laguna?
Secondo le prime indiscrezioni, pare che le due sorelle lavorassero nel settore del turismo e avessero perso il lavoro a causa dell’emergenza sanitaria in corso. Una versione che dovrà essere confermata.
Gli investigatori non escludono nessuna possibilità. Al momento la vicenda resta avvolta nel mistero: sembra che non ci siano testimoni dell’accaduto. Nessuno si è accorto di nulla e nessuno sembra aver udito delle urla.
Giorgia Pradolin
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