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“Vaccini, tamponi e uno squarcio di verità”. Lettere

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Questa mattina al Policlinico San Marco di Mestre

Sono circa le otto del mattino di oggi, 17 gennaio, quando una donna di settantacinque anni, vaccinata tre volte e altrettante sottoposte al tampone, si reca al Policlinico San Marco di Mestre per un ulteriore tampone rapido, dato un raffreddamento e un po’ di tosse.

Certo, alla sua età non è difficile sbagliare orario e quando arriva nell’entrata scoperta dell’ospedale, apprende che tutto inizia dalle 9.00.

Intanto, un fantomatico segna persone lampeggia il numero 66, però la prima persona che ha sfilato il piccolo foglio numerico dalla macchinetta, ha il numero 29. Fa freddo, la signora si siede paziente con il suo numero 40 e aspetta.

Alle nove, arriva la persona che dovrà stare dietro allo sportello (povera lei!) e cerca di mettere a posto il conta persone, che fa, chissà perché ancora pasticci e che aumenta il tempo di attesa. Finalmente ci siamo. Si può pagare la prestazione e ricevere un foglio che si dovrà esibire alla struttura di fronte, dove si effettuano i vaccini e i tamponi. C’è una signora appena guarita dal Covid, che dice di avere un’urgenza lavorativa, aveva il numero 37 e l’anziana che voleva aiutarla, con il suo 40, non ce la fa. Si offre un ragazzo africano, senza problemi, cede il suo posto nell’indifferenza generale.

Intanto, pur sotto la nebbia e il freddo, si passeggia e si chiacchiera con il telefonino, ognuno nel proprio mondo, come se intorno, non ci fosse nessuno. Giunge una giovane madre con il carrozzino, sta attendendo la nonna con l’altro figlio, che lei ha deciso di vaccinare. La giovane donna ha il numero 45.

Ad un certo punto, il piccolo in carrozzella piange, prima a piccoli sussulti, poi ancora piange. Nessuno lo sente, lo vede o lo osserva: non c’è, non esiste. Il disinteresse verso questo bambino e sua madre e abissale, non sembra vero che nessuno giri la testa, che la sposti dal cellulare o dal niente. Eppure è vero.

La signora anziana non resiste, dice alla giovane mamma che le cede il suo numero, ma lei in un primo momento, non accetta, anzi, le dice, ringraziandola, che eventualmente non doveva essere lei, un’anziana, a cederle il posto. Nessuno sente o interviene, così, poi, la madre, accetta lo scambio di numeri, com’era giusto che fosse e che sia.

Una volta giunta al punto giusto e solo dopo un congelamento che difficilmente la signora anziana dimenticherà, una coppia sta commentando che è tutto un imbroglio, che la malattia non esiste e tutto il resto che conosciamo già. L’anziana, che di anni ne ha tanti, ma che ancora ragiona, contrasta civilmente le argomentazioni della coppia, che afferma che è tutta una fregatura e che non è vero niente. Eppure, quando ha ricevuto il referto con su scritto, negativo, la coppia sembrava soddisfatta.

lettera firmata

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2 persone hanno commentato. La discussione è aperta...

  1. Lo ammetto scrivo con rabbia. La nostra sanità pubblica nel Veneto non sta funzionando, dopo quasi due anni dall’inizio di questo incubo. Fare un tampone di controllo comporta ore e ore di coda anche per bambini, persone febbricitanti e anziani. I medici di base sono irraggiungibili anche al telefono. Questo sistema sanitario fa acqua da tutte le parti. È una vergogna assoluta. Nei tg e radiogiornali sciorinano solo numeri. Compiacenti. Nessuno fa servizi davvero onesti e trasparenti sul malfunzionamento di tutta la macchina. Giornalisti distratti? Collusi? Imbavagliati? Nessuno scoperchia il vaso di Pandora mostrando l’amara verità. Privatamente con 120 euro faccio un tampone e magari per 140 riesco ad avere il risultato in 24 ore. Che schifo. Schifo. Schifo. Vergogna.

    • Eh no, se non sei d’accordo con la linea governativa sei no vax, quindi devi essere sorvegliato e punito. Molto meglio inventarsi una schifezza di green pass con prezzi di tamponi alti così ti devi vaccinare o avere un buon stipendio (e direi pure un buon lavoro) per pagare i test.Sia mai che se ti ammali e chiedi di fare un tampone poi non rientri nella categoria dei positivi e potresti portare la tua regione in rosso, che tanto non vogliono chiudere e possiamo pure crepare di covid (con o senza vaccino) perché tanto siamo poveracci fonte di spesa per il governo di confindustria

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