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Tragedia funivia Mottarone, svolta nella notte: freno disattivato con gesto volontario

Per la tragedia della cabina si apre un nuovo scenario da investigare: il giorno prima l'impianto sarebbe stato fermato per mezz'ora per manutenzione. Il giorno del disastro potrebbe esser stato disinserito un freno di emergenza per evitare altri fermi per manutenzione?

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La tragedia della funivia di Mottarone comincia a delineare alcune profili di responsabilità. Vi è una svolta nelle indagini con i primi indagati.
“Manomissione consapevole” è l’atto d’accusa del pm che ha provocato tre fermi di polizia questa notte.
Era appena spuntata l’ipotesi dell’errore umano nelle indagini, per quanto esse siano ancora agli inizi.
Dai primi accertamenti, sembrava che uno dei freni della cabina della funivia non abbia funzionato, forse per colpa di una dimenticanza, forse per un intervento umano.
La svolta, con i primi indagati, è arrivata nella notte.
Alcune persone, sembrerebbe alcuni dipendenti delle Ferrovie del Mottarone, la società che ha in gestione l’impianto, sono stati convocati nella caserma dei carabinieri di Stresa per essere interrogati.
Le tre persone sono state convocate come “persone informate dei fatti”, per quanto con loro ci siano stati anche un paio di avvocati.
Nella notte la svolta: alle 4 veniva diffuso un comunicato secondo cui: “Ci sono tre fermi nell’inchiesta della Procura di Verbania sull’incidente del Mottarone, nel quale sono morte 14 persone. Tra i fermati figura anche Luigi Nerini, proprietario della Ferrovie del Mottarone”.
La procura di Verbania sembra dunque fare un passo avanti nel tentativo di dare le prime risposte ai famigliari delle 14 vittime della tragedia di domenica da cui al momento il piccolo Eitan è l’unico sopravvissuto.
Il bambino si sta lentamente risvegliando all’ospedale Infantile Regina Margherita di Torino.

Ulteriore documentazione è stata acquisita dai carabinieri presso enti e società interessate; non solo Regione Piemonte e Comune di Stresa, che continuano a rimpallarsi la proprietà dell’impianto, ma anche l’Ufficio speciale trasporti a impianti fissi (Ustif) del ministero dei Trasporti.
Decisivo sarà anche l’esame da parte dei consulenti tecnici dei video delle telecamere della funivia.
“La cabina era sostanzialmente arrivata al punto di sbarco, si vede che sussulta e torna indietro. La visuale è però limitata alla zona dell’arrivo”, spiega il procuratore della Repubblica Olimpia Bossi, che coordina le indagini con il pm Laura Carrera.
E tra gli accertamenti c’è anche quello sulla cosiddetta ‘forchetta’.
Si tratta di una sorta di staffa, utilizzata con le cabine vuote in caso di prove tecniche, che se inserita disattiva il sistema frenante.
“Se ci sia stato un reinserimento rientra nel campo delle ipotesi – sottolinea Olimpia Bossi – e dovrà essere accertato da un esame dei reperti rinvenuti”.
Ma se così fosse si potrebbe parlare di un “errore umano”.

“Ci sono due sistemi frenanti che devono agire se purtroppo capita una cosa di questo genere. Se il sistema frenante non si aziona la cabina torna indietro, si calcola lo abbia fatto a oltre cento chilometri orari. In corrispondenza del pilone non dovrebbe esserci stato nessun urto, ma la pendenza che cambia a quella velocità ha fatto da trampolino e la cabina è saltata per aria a centro chilometri orari, facendo un volo di 54 metri, e poi è ancora rotolata per qualche decina di metri”.
E’ questa la ricostruzione dell’incidente dell’assessore ai Trasporti della Regione Piemonte, Marco Gabusi, intervenuto durante il Consiglio regionale che ha osservato un minuto di silenzio per le vittime.

“Apprezziamo che la Procura abbia subito aperto una inchiesta e che il ministro dei Trasporti abbia istituito una commissione di indagine: la verità dovrà emergere”, è l’appello del governatore Alberto Cirio, che chieda “si chiarisca con tutti i mezzi”.

C’è da aggiungere, che il giorno prima della tragedia, come è stato riferito ai magistrati da alcuni testimoni, e probabilmente emergerà dai video, la funivia si è bloccata per mezz’ora e “c’è stato un intervento per rimetterla in funzione. Se questo sia collegato o meno all’incidente al momento non siamo in grado di dirlo”.


 

Comunque, ha ribadito il magistrato, il cavo spezzato e il sistema frenante di sicurezza sono i due punti su cui si concentrano le indagini per disastro colposo con dal messa in pericolo della sicurezza dei trasporti, omicidio colposo plurimo e legioni gravissime coordinate procuratore Bossi e dal pm Laura Carrera. Inoltre qualche indizio potrebbe arrivare dai filmati delle telecamere di sorveglianza che, come ha detto il Procuratore, hanno ripreso abbastanza.

L’aggiornamento di questa notte.
Le tre persone fermate nella notte per l’incidente alla funivia del Mottarone, tra cui il gestore dell’impianto Luigi Nerini, hanno commesso “un gesto materialmente consapevole”.
Sono le parole del procuratore della Repubblica di Verbania, Olimpia Bossi, al termine degli interrogatori, spiegando che sulla cabina precipitata è stata messa la ‘forchetta’, ovvero il dispositivo che consente di disattivare il freno, e non è stata rimossa.
La ‘forchetta’, secondo l’ipotesi, sarebbe stata collocata per escludere il freno ed evitare di fermare l’impianto per manutenzione, in modo da fare più corse e guadagnare più soldi.

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