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Simona Vinci, ‘La Prima Volontà’: le persone vinte dalla istituzione totale, prima che dalla malattia

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Simona Vinci ha vinto Il Campiello 2016 con una tematica maturata in otto anni di tensione narrativa rivolta alle persone vinte dalla istituzione totale, prima che dalla malattia.

Dentro le vite dei reclusi, delle persone abbandonate al loro disagio mentale, ha saputo render visibile la storia dei dimenticati, degli ultimi della terra.

Pagine di grande responsabilità percorrono le vicende degli internati nell’isola di Leros, in Grecia, là dove la dittatura aveva messo insieme oppositori politici e sofferenza umana e mentale e Vinci racconta le loro storie traendo forza e insieme dolore da una vicenda familiare che racconta l’esperienza psichiatrica della madre.

Un vissuto che segnerà un profondo solco sull’esistenza della scrittrice e insieme un percorso, un viaggio fra quella che sente “la sua gente”, perché quello è il suo posto, ed è da loro che nasce l’esigenza di scrivere, di osare a riproporre un tema tanto delicato, ma indispensabile anche ai giorni nostri, dove ancora si consumano crimini impietosi sull’uomo.

Li ricerca la scrittrice quei luoghi della memoria che sono insiti nel suo cuore ed è dal cuore e dalle affinità elettive della mente, che ritrova il manicomio di Budrio in Emilia Romagna, la città dove ancor oggi vive, ed è lì ancora che prende per mano le persone che erano internate, che ancora portano i segni sul volto e sugli occhi dell’umiliazione subita.

Li mette insieme nel suo narrare in una unica grande sofferenza. Il libro ha voluto restituire la voce a chi non può più parlare e ripropone il tema della segregazione, di tutti i luoghi che contengono e reprimono l’uomo, ma richiama ognuno di noi alla consapevolezza che quelli che la memoria ci restituisce come fantasmi, sono esistenze alle quali è stata rubata la libertà, di chi ha pagato senza colpa la malattia, l’handicap, la povertà sociale, l’invisibilità.

Otto anni di lavoro, di studio, di osservazione cocente di un passato sempre presente ai suoi occhi, sempre accanto alla sua tensione emotiva che le parole hanno raccolto per raccontare a tutti noi la storia di una umanità esclusa.

Andreina Corso | 17/09/2016 | (Photo d’archive) | [cod vincica]

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