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Il Calcio dipende dai media. I casi di Sarri e Mancini

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Sarri e Mancini

Ci vuole davvero poco per scendere dalle stelle alle stalle, anche il percorso contrario è di facile percorrenza. In ogni ambito, come quello calcistico basta il favore dei tifosi e soprattutto della stampa.

Chi sta vivendo un momento magico, nonostante i risultati non siano davvero così favorevoli sono due allenatori in particolare: Sarri e Mancini.

Il primo guida l’Empoli, squadra misteriosamente giudicata la rivelazione, quando si sta semplicemente salvando. Sei vittorie e il record di pareggi, eppure è il nuovo guru del calcio italiano. Tutti lo esaltano, tutti lo vogliono.

E’ davvero strano come bastano pochi risultati e partite ben giocate, per esaltare le capacità e il “talento” di un allenatore.

Questo, a parte l’anno della promozione è il primo vero anno importante per il mister di Filigne Valdarno dopo molta gavetta tra serie D, lega Pro e B. Questo è si positivo ma prima di gridare al nuovo profeta di Fusignano.

Proprio il Milan è interessato a Sarri per rilanciare il club a livello italiano ed europeo, partendo dai giovani. Materia con cui ad Empoli sembra saperci fare.

Mirko Valdifiori, centrocampista degli azzurri ad esempio, è stato l’unica vera sorpresa positiva della Nazionale, negli ultimi due impegni.
Non a caso, sarebbe il primo acquisto del nuovo Milan targato Sarri.

Finalmente il lavoro di chi è partito dal basso, verrebbe premiato con il raggiungimento del lavoro in un grande club.

Però in tutto questo è sbagliato l’atteggiamento della stampa che in pochi mesi ha esaltato le doti di un allenatore, fino a qualche mese fa sconosciuto. Soprattutto lo ha fatto repentinamente e ingiustificatamente.

Non risulta infatti che la squadra toscana stia lottando per lo scudetto o per un posto in Europa. Si sta limitando a raggiungere l’obiettivo prefissato a inizio anno: la salvezza.

Se Maurizio Sarri è l’esempio dell’allenatore esaltato, Roberto Mancini è quello che vive di credito eterno.

Tornato all’Inter come salvatore della patria, dopo il vituperato Mazzarri, è stato in grado di fare peggio. 1,22 punti rispetto all’1,45 del toscano.

Eppure nonostante questo, nessuno sembra pronto a sottolineare che fino ad ora il lavoro del Mancio è stato un completo fallimento.

Certo, la squadra messagli a disposizione non corrisponde negli uomini al suo ideale di gioco ma nemmeno dal punto di vista del carattere, la squadra sembra seguirlo.

Non ha fatto lui la campagna acquisti, non ha preso in mano la squadra dall’inizio o non ha fatto la preparazione… ecc.

L’amore incondizionato degli interisti verso di lui, ne oscurano le vere doti di condottiero. Inoltre difficilmente i cavalli di ritorno hanno ottenuto risultati.

Forse anche ai neroazzurri dovrebbero affidarsi a un nome nuovo, a qualcuno con grandi stimoli e desideroso di farsi strada.

Mattia Cagalli

07/04/2015

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