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Rissa a Jesolo: turista ricoverato con prognosi di 35 giorni

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Rissa davanti alla discoteca di Marghera sabato notte: stranieri contro italiani

Rissa a Jesolo. Ancora in quella Piazza Mazzini teatro già di altri episodi in epoca recente. Nella rissa un giovane è rimato ferito in maniera molto seria.
Il turista altoatesino è rimasto ferito nella rissa della notte scorsa a Jesolo, nella centralissima Piazza Mazzini, che ha coinvolto quattro suoi amici e uno straniero.
Il giovane è stato ricoverato con una prognosi di 35 giorni all’ospedale di San Donà di Piave per lesioni ad un femore e a una vertebra. Secondo una prima ricostruzione, sarebbero stati i cinque amici ad aggredire lo straniero che ha reagito colpendo uno dei giovani.

“Sono rattristato per questo ennesimo episodio di violenza che ha lasciato dietro di sé feriti e che, ancora una volta ha ferito Jesolo e la sua comunità. Allo stesso tempo sono anche arrabbiato per l’età delle persone coinvolte in questa vicenda che non sono dei ragazzini ma giovani adulti. Alla ferma condanna dell’accaduto e all’auspicio che le forze di polizia possano individuare e punire i responsabili, l’amministrazione valuterà anche la richiesta di risarcimento per il danno d’immagine” sono le parole del sindaco di Jesolo, Valerio Zoggia, commentando la rissa avvenuta la scorsa notte in Piazza Mazzini, nella quale un ragazzo ha riportato lesioni guaribili in 35 giorni.

“Sento tuttavia il dovere, come sindaco e come padre, di lanciare l’appello ad una attenta riflessione che coinvolga tutta la società e le istituzioni – aggiunge – . Quanto accaduto la scorsa sera a Jesolo e quello che accade sempre più spesso un po’ in tutto il Paese, mi porta a dire che i giovani hanno perso il senso del limite. Troppo spesso la ricerca del divertimento sembra passare per l’abuso di alcolici. Troppo spesso la risposta ad uno sguardo di troppo o ad una frase sbagliata passa per la reazione fisica e violenta”.

E questo accade, sottolinea, “non solo tra i giovanissimi ma anche tra adulti dai quali ci si aspetta maggiore senso di responsabilità, di maturità. A tutto questo non si può continuare a dare responsabilità alla politica o alle forze dell’ordine che stanno dando il massimo per tutelare l’ordine e la sicurezza e che non possono sostituirsi alla responsabilità personale”.

Per Zoggia, occorre che la società “affronti sul serio il problema di questo modo di vivere dei giovani, che ne indaghi a fondo le ragioni e ne trovi le soluzioni. La politica e le istituzioni ci sono e possono collaborare, ma occorre che tutti si sentano parte dell’educazione dei giovani. Nessuno può chiamarsi fuori”.

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