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Quando la Speranza ci viene a trovare. Di Andreina Corso

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Speranza, questo il titolo del libro del filosofo Giuseppe Goisis a inoltrarci in un cammino del pensiero che abbraccia e accarezza l’anima disorientata dell’uomo, per seminare la terra di un sacro sentire che avvolge l’affanno della vita, con le sue paure, le sue ansie e insieme per intravedere la luce della speranza. Una luce con i suoi chiaroscuri e le sue illusioni, una stella per un cuore pietrificato da una speranza morta, senza apparente futuro.

L’Autore nella postfazione ci affida un sentimento struggente e intraducibile quando scrive: “Questo libro è stato concepito e scritto nei mesi precedenti all’emergenza Covid 19 e arriva in libreria quando ancora le tenebre di questa sorta d’incubo non si sono dissipate, ma si manifesta solo un timido risveglio […]. Quel che è avvenuto ribadisce l’estrema necessità della speranza come virtù, come virtù che implica, nei travagli quotidiani, la pazienza e il coraggio”.

Il libro, fin dalle prime pagine rivela l’incontro con un universo variegato di sentimenti e di turbamenti che premono sulle emozioni umane. Attraverso una rigorosa rivisitazione della storia del pensiero filosofico, religioso, artistico e storico, la Speranza ci viene a trovare, diventa corpo, possiamo toccarla, darle voce e ascolto. La sua è una dialettica della concordia, il linguaggio e la ricerca non implicano il giudizio e ancor meno il pregiudizio.

Non sapevamo che la Speranza fosse così vicina al cuore e tuttavia legata alla ragione: si è ripresentata proprio in queste difficili giornate che ci costringono a implorarla, che ci inducono a resistere, a opporci al male e alla malattia.

Il virus, come la civetta di Hegel, ha iniziato il suo volo al crepuscolo e l’uccello sacro di Minerva, dea della sapienza, osserva il declino delle coscienze esposte alla malattia e alla morte. Le osserva dall’alto, le vede mentre cercano una via di fuga, un rifugio per consolare la paura, un ripostiglio lontano dal contagio.

La Speranza dell’Autore, veste abiti semplici, essenziali, dà voce ai deboli, agli sconfitti, si occupa degli invisibili, degli ultimi della terra. Ricorda il Diogene raffigurato nell’affresco “Scuola di Atene” che Raffaello volle dipingere: semi sdraiato sui gradini indossa un abito lacero, azzurro e ha con sé una ciotola che secondo un famoso aneddoto era l’unico bene che aveva tenuto dopo essersi disfatto di tutto il resto ma che non esitò a buttare via quando vide un bambino bere con le mani. Si coglie un significativo legame artistico ed esistenziale fra Diogene e la Speranza vissuta dal prof. Giuseppe Goisis: semplicità come necessità del vivere, la coerenza, la fede limpida e fiduciosa verso l’altro.

Dare speranza, essere speranza, perché ci dice l’autore, in ogni lingua e cultura esistono termini che indicano la speranza, a comprovare l’universalità di tale dimensione. È la vita che vuole se stessa a dirsi speranza, perché essa è un robusto sostegno ai fili fragili dell’esistere.
La speranza non è una chimera, un sogno, essa è fatica, impegno, coscienza del perché dell’esistere. Interpella il sacro che in noi si cela, quando non si rivela.

La speranza come passione del possibile, ma anche aspirazione dell’impossibile. L’autore ci suggerisce la cura di un’energia virtuosa, percorre periodi storici e pensatori di ogni tempo, cita papa Francesco e la sua raccomandazione “Non fatevi rubare la speranza”. Intense Le pagine dedicate al Cristianesimo, al Padre Nostro, al pane come nutrimento del corpo e dell’anima dell’uomo e quel doloroso ‘non ancora’ che precede sconosciuto il languore della speranza.
E noi tutti dentro questo ‘non ancora’ quando l’attesa resiste e la trepidazione ci spinge verso il bene per coglierne la bellezza e l’universalità.

L’autore cita, fra i tanti pensatori di ogni epoca, la filosofa Maria Zambrano che introduce parlando della speranza la metafora del ponte, capace di innalzarsi sopra ogni situazione: “C’è una speranza infatti che non spera nulla, che si alimenta della propria incertezza, la speranza creatrice, quella che estrae la sua forza dal vuoto, dall’avversità, dall’opposizione. È la speranza che crea stando sospesa, quella che fa emergere la realtà ancora inedita: la speranza rivelatrice, sostanza di cose sperate”.

Eppure la speranza è anche un faro per una barca che affronta la tempesta. Come affrontare il mare e giungere a terra? Il cuore dell’autore si apre e sembra prenderci per mano quando scrive: “Lascerei al lettore di esplorare i luoghi in cui quotidianamente avviene il naufragio della speranza, mi limito a segnalare alcuni di questi luoghi: dove c’è miseria e degrado, dove c’è dipendenza, nelle carceri, usate drammaticamente come discarica sociale. E ancora […] dove i migranti provenienti da mondi lontani e in fuga dalla miseria e dalla guerra vengono odiati e umiliati, invece che accolti e ospitati”.

Per dar credito al futuro, perseveriamo nel credere e pensare che anche la speranza sia figlia dell’amore e che nel suo nome, l’impossibile diventi possibile. Nell’attesa sappiamo che il virus ci verrà ancora a trovare e sarà opportuno interrogarci, chiederci chi eravamo prima della sua venuta e chi siamo ora, che la minaccia ci ha interpellati. Siamo umanamente migliorati? Cosa è cambiato in noi, per noi e per gli altri? Il mondo ha fame di spiritualità, scrive Goisis nella postfazione: “C’è chi dice che conosceremo l’alba fulgente di una nuova umanità, di quella fratellanza che si era più o meno smarrita, e chi dice che ne usciremo ancora più spietati, curvi ognuno sul proprio istinto di sopravvivenza”. La Speranza persegue instancabile il suo cammino anche quando nel cielo muto non brillano le stelle.

Andreina Corso

Speranza di Giuseppe Goisis – Collana: Parole allo specchio. Giugno 2020
Edizioni Messaggero Padova
Giuseppe Goisis, già docente ordinario di filosofia politica all’Università Ca’ Foscari di Venezia, è impegnato sul versante dei diritti umani, collaborando con il Centro studi diritti dell’uomo e con l’Ateneo Veneto. È autore di monografie su temi e autori di diritto politico: Sorel e i soreliani (1983); Mounier il labirinto personalista (1989); Eirène (2000); Il pensiero politico di Rosmini (2010); I volti moderni di Gesù (a cura – 2013); Dioniso e l’ebbrezza della modernità (2016); Hitler e il nazismo 2016 e Tommaso Moro 2019, distribuiti con il Corriere della Sera.

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