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Pericolo meningite al Centro Migranti di Cona, gli ultimi a saperlo? I poliziotti che li incontrano

Il sindacato di Polizia: "Una volta sbarcati gli stessi dovrebbero essere sottoposti a visite mediche accurate per accertare il loro effettivo stato di salute e solo dopo 40 giorni, essere trattati negli uffici preposti per il rilascio dei permessi..."

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Nigeriano con coltello fa il finimondo, staccato orecchio a poliziotto

ENNESIMO CASO DI SOSPETTA MENINGITE VIRALE PRESSO IL CAMPO DI CONETTA. UN OSPITE RICOVERATO A VENEZIA. INDOVINATE CHI SONO STATI GLI ULTIMI A SAPERLO? COME SEMPRE I POLIZIOTTI DELL’UFFICIO IMMIGRAZIONE DI VENEZIA E CHIOGGIA E GLI OPERATORI DELLA POLIZIA SCIENTIFICA. DI FRONTE A QUESTO ENNESIMO CASO SOSPETTO, L’UGL POLIZIA DI STATO CHIEDE CHE I PROFUGHI SIANO REALMENTE MESSI IN QUARANTENA PRIMA DI ESSERE TRATTATI DAL PUNTO DI VISTA BUROCRATICO.

La misura è colma, non possiamo tacere di fronte a questo ennesimo episodio che ha come protagonista guarda caso un altro profugo ospite della base di Conetta.

La settimana scorsa è stato ricoverato a Venezia un ospite per una sospetta meningite virale. Gli ultimi a saperlo e per un caso fortuito i poliziotti che lavorano presso l’ufficio immigrazione della questura di Marghera e i poliziotti dell’ufficio immigrazione del Commissariato di P.S. di Chioggia, che quotidianamente trattano gli ospiti per la richiesta di protezione internazionale.

Idem gli agenti della Polizia Scientifica che svolgono le attività di identificazione e fotosegnalamento.

Non è possibile venir a sapere le cose per caso o per sentito dire, nessuna comunicazione ufficiale è arrivata dalla questura di Venezia alle organizzazioni sindacali, ne tantomeno al personale interessato, che nel dubbio, doveva sospendere immediatamente le operazioni burocratiche con gli ospiti provenienti da Conetta.

Non possiamo rimanere in silenzio quando si tratta di mettere a rischio la salute degli operatori.

Nessun avviso, nessuna circolare per sensibilizzare il personale ad utilizzare i DPI visto questo caso di sospetta meningite.

Solo ieri, dal 10 luglio che si trova ricoverato, si è appreso che lo stesso “allo stato attuale, non risulta affetto da patologie contagiose”.

Allo stato attuale quindi cos’ha? A noi non è dato a sapere…. Allarme rientrato quindi, ma per quanto tempo?

Per questo motivo, l’UGL Polizia di Stato, stigmatizzando il silenzio di tutti gli enti coinvolti nei confronti degli agenti, auspica che ben presto si arrivi a decidere di tenere sotto stretta sorveglianza sanitaria, per almeno 40 giorni, tutti i neo arrivi, al fine di scongiurare il pericolo che gli stessi abbiano incubato qualche patologia contagiosa e rischiosa per la salute di tutti, prima di essere trattati dal punto di vista burocratico.

Una volta sbarcati gli stessi dovrebbero essere sottoposti a visite mediche accurate per accertare il loro effettivo stato di salute e solo dopo 40 giorni, essere trattati negli uffici preposti per il rilascio dei permessi di soggiorno provvisori in attesa della decisione della commissione preposta al riconoscimento dello status di rifugiato.

Questa per noi è una questione non solo di sicurezza nazionale, ma di tutela della salute pubblica e significa prevenire e avere a cuore sia la salute dei cittadini che quella degli stessi profughi.

Inutile aver fretta per dare quel pezzo di carta ai richiedenti asilo per scongiurare proteste come in passato, per noi è prioritaria la salute di tutte le persone coinvolte nella gestione di questa che ormai non è più un’emergenza ma una quotidianità.

Il Vicesegretario Nazionale
UGL Polizia di Stato
Mauro Armelao

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