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18 operatori sanitari sospesi per rifiuto al vaccino nel veronese

Elisabetta Elio, direttrice dell’organizzazione, “chi ha deciso di non vaccinarsi costituisce una possibile fonte di rischio per la struttura in cui lavora".

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18 operatori sanitari “no vax” sono stati sospesi per il rifiuto a vaccinarsi nel veronese.
Si tratta di diciotto operatori socio-sanitari che nei giorni scorsi si erano rifiutati di sottoporsi al vaccino anti-Covid: oggi sono stati sospesi dal lavoro dalla direzione della “Pia Opera Ciccarelli”, fondazione di San Giovanni Lupatoto (Verona) che gestisce nove strutture per anziani con 640 posti letto per non autosufficienti.
La fondazione – riporta il quotidiano L’Arena – ha disposto in via cautelativa, che i dipendenti non possano più svolgere le proprie mansioni, in quanto costituiscono un potenziale pericolo per gli ospiti e per coloro che lavorano alla loro assistenza.
Per Elisabetta Elio, direttrice dell’organizzazione, “chi ha deciso di non vaccinarsi costituisce una possibile fonte di rischio per la struttura in cui lavora. In alcune strutture per anziani, sia in altre province venete che nel Veronese, ci sono già stati focolai di contagio causati da lavoratori che non avevano voluto sottoporsi alla vaccinazione anticovid”.
I dipendenti della Pia opera Ciccarelli sono circa 700, di cui almeno 500 lavorano in ambito sanitario o assistenziale.
Il giro di vite sul personale che rifiuta il vaccino è però difficile da applicare per la carenza di personale ormai cronica nel panorama assistenziale-sanitario, come conferma l’assessore regionale Manuela Lanzarin.

“Diventa difficile sospendere personale perché, soprattutto nelle strutture residenziali per anziani, c’è una carenza cronica di dipendenti. Il problema c’è, e siamo preoccupati, ma oggi la norma nazionale prevede questo”.
Sono le parole dell’assessore regionale Manuela Lanzarin in commento alla decisione della Rsa veronese “Pia Opera Ciccarelli” che ha sospeso dal lavoro 18 operatori socio-sanitari che si erano rifiutati di sottoporsi al vaccino anit-Covid.
“E’ un problema – ha osservato – che esiste anche all’interno degli ospedali, ma mentre in queste strutture parliamo di grandi numeri, ed è forse più facile riconvertire una figura professionale, in una struttura residenziale per anziani o per disabili i numeri del personale Oss e degli infermieri sono limitati, ed hanno solo quelle mansioni. Diventa più difficile se i casi cominciano a diventare molti”.

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