Gli operatori sanitari si devono vaccinare: la salute dei soggetti fragili viene prima della libertà degli operatori sanitari di decidere se vaccinarsi o meno.
La sentenza del Tribunale di Belluno dichiara inammissibile il reclamo presentato da 7 operatori socio sanitari contrari al vaccino anti-covid.
Era un ricorso in appello, dopo che gli operatori avevano perso davanti al giudice di primo grado contro la decisione delle case di riposo di appartenenza di collocarli in ferie forzate.
La Ulss 3 Serenissima comprende 3.750 operatori sanitari che a oggi non si sono sottoposti al vaccino.
750 di essi sono dipendenti diretti dell’Ulss 3, gli altri 3000 sono operatori del privato, delle case di riposo, medici di famiglia.
La linea aziendale, per il momento, è ancora “soft” e nell’ultima comunicazione inviata ai “no-vax” viene chiesto di spiegare i motivi del rifiuto.
Occorre capire i motivi di chi preferisce evitare l’inoculazione: per motivi di salute, di allergie, o altro.
Vanno ricercati e approfonditi i motivi di questa scelta, quando si tratta delle stesse persone, operatori del pubblico, del privato, delle case di riposo, medici di famiglia, che si sono prodigate nei reparti e nelle terapie intensive per salvare la vita ai pazienti. In quei posti, dentro quel mondo della sofferenza hanno visto morire, guarire a fatica, perdere forza e salute.
Un’indagine doverosa e utile per superare questo momento di difficoltà, e a tratti di scontro, che se non subirà un ridimensionamento del problema potrebbe aprire un’incognita per la funzionalità delle strutture sanitarie e assistenziali.
Ma l’azienda si deve muovere, non può più tergiversare: il decreto legge 44 del primo aprile impone l’obbligo vaccinale per tutti gli operatori di interesse sanitario.
Sulla base di ciò sono anche partiti i controlli: sei strutture ricettive per anziani chiuse e 87 operatori trovati senza vaccinazione Covid sono il risultato dell’operazione dei Carabinieri dei Nas, mossi anche alla luce della recente ordinanza sull’apertura alle visite.
Durante i controlli dei Nas è emersa in particolare proprio la presenza di operatori sanitari e personale addetto alle strutture risultati privi di copertura vaccinale, divenuta obbligatoria da aprile scorso.
Tale fenomeno, riscontrato in almeno 42 strutture socio-sanitarie in varie province per complessivi 87 tra infermieri, fisioterapisti, operatori socio-assistenziali e restante personale destinato al contatto diretto con gli anziani, “rappresenta – sottolinea il Comando Carabinieri per la Tutela della Salute – un potenziale anello di debolezza nella strategia di tutela al possibile contagio degli anziani ospiti, proprio in un periodo di riapertura delle visite esterne dei familiari”.