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Odissea di Bartelle (M5S) al Pronto Soccorso, assessore Coletto Risponde

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“La Regina delle denunce stavolta ha oltrepassato il limite, arrivando a strumentalizzare perfino un suo accesso al Pronto Soccorso per dire che negli ospedali veneti si maltratta la gente. Un modo becero di fare politica: per fortuna i veneti sono più attenti e obiettivi di quanto non creda la Consigliera Bartelle, come dimostrano le percentuali elevatissime di apprezzamento del sistema sanitario da parte degli utenti”.

Con queste parole l’Assessore alla Sanità Luca Coletto respinge al mittente la polemica sollevata oggi dalla Consigliera regionale Patrizia Bartelle su una “presunta odissea da lei vissuta al Pronto Soccorso dell’Ospedale di Adria”.

“Uso il termine ‘presunta’ – specifica Coletto – dopo aver ricevuto informazioni, nel rispetto della privacy che è dovuto, dall’Ulss di Rovigo sull’accaduto, dalle quali si evince come la paziente sia stata trattata secondo le migliori pratiche richieste dal suo caso, senza attese inutili e senza alcuna sottovalutazione. Curata talmente bene che non le sono mancate le energie per piantare subito una grana politica del tutto infondata”.

Coletto riassume lo svolgimento dei fatti come accertato dai responsabili dell’Ulss polesana: “la paziente – riferisce Coletto – è stata ricoverata al Pronto Soccorso di Adria lunedì 13 marzo, con codice d’entrata giallo. Il sospetto diagnostico sorto nei sanitari ha consigliato di attivare un protocollo specifico per la patologia ipotizzabile, che prevede esami a intervalli regolari nel tempo, che hanno ovviamente richiesto diverse ore. Gli esami sono stati effettuati entro i tempi previsti dai protocolli, così come la visita specialistica, al termine della quale la paziente è stata dimessa. Il protocollo messo in atto sconsiglia l’assunzione di cibo e liquidi durante l’effettuazione, e quindi nessuno ha lasciato la Signora senza mangiare e bere per dispetto, ma per la sua salute. Durante l’attesa, la paziente è stata sistemata in sedia perché la sua condizione clinica lo rendeva possibile e non pregiudizievole per la salute. I letti dell’Osservazione breve erano sì occupati, ma da pazienti in condizioni più critiche, che ne avevano quindi pieno diritto, a meno che la Bartelle non ritenesse che la sua carica le dovesse garantire qualche priorità”.

“Sicuramente fortuita – conclude Coletto – è infine la quasi coincidenza di questa odissea, accaduta a pochi giorni da una protesta di piazza organizzata, anche dal partito della Bartelle, ai primi di marzo, contro presunti tagli all’ospedale di Adria”.

Sicuramente due modi di guardare le stesse cose. La denuncia della consigliera Bartelle non voleva far intendere che tutti i letti erano occupati per casi meno gravi, ma che se sono tutti occupati forse non sono sufficienti. E riguardo il mangiare e bere, la consigliera ha scritto che aveva chiesto un bicchiere d’acqua. Siamo certi che non si poteva avere? (tanto che un infermiere poi gliel’ha portata). La lettera della consigliera di due giorni fa qui sotto.

“Nella nottata di lunedì ho avuto qualche problema fisico. Alle 6.30 mi sono recata presso il pronto soccorso di Adria. Immediatamente presa in carico. Il medico di turno, inizia a visitami e dopo pochi secondi mi molla sulla barella, per salire in ambulanza, in quanto era previsto il recupero di un codice rosso ed i medici del pronto soccorso fanno anche questo. L’infermiere supplisce a questa assenza portandosi avanti con il lavoro di prelievo dei campioni ematici. Arrivano le 8 e vengo inviata al servizio radiologico, seduta in una sedia a rotelle. Immediata l’esecuzione delle radiografie. Più difficoltoso il rientro in pronto soccorso in quanto gli operatori sono pochi ed utilizzati per molte incombenze”.

“Rientro in pronto soccorso, e qui inizia il vero calvario: “dove la mettiamo?” Sempre seduta nella sedia a rotelle. Non sapevano dove mettermi: le poche stanze adibite ad OBI, con due posti letto, ospitavano già due o tre barelle con evidente difficoltà di ossigenazione. Ovviamente la fantasia e professionalità dell’operatore ha trovato la maniera di infilarmi tra i letti e le barelle. Nel frattempo ero sempre seduta nella sedia a rotelle che vi posso assicurare diventa di difficile sopportazione dopo 6 ore. Non puoi stenderti, o sederti in maniera più comoda. Chiaramente azioni che un ammalato vorrebbe poter fare”.

“Ho chiesto una bottiglietta d’acqua. Non è possibile dare dell’acqua a chi non rientra formalmente nelle persone ricoverate in astanteria. Supplisce sempre l’operatore che arriva con un bicchiere d’acqua. Mi sono sentita umiliata come essere umano, che si reca con dolore presso una struttura di pronto soccorso. Poco personale, poche barelle, pochi posti letto nei reparti dell’ospedale deve ricoverare le persone dell’astanteria. Da utente mi sono fatta l’idea che si faccia troppo affidamento sul personale: siccome ci sono diversi medici, infermieri, operatori seri e con senso di responsabilità che suppliscono alle mancanze facendosi in quattro, ci si adagia. Mi sembra manchi organizzazione e pianificazione efficiente. Questa è la vera ipocrisia di chi vuol raccontarci che abbiamo la sanità migliore del mondo. Ma a Zaia, ed assessori vari questo non è mai successo?”.

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