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Il Mose funziona ma a Venezia si perdono ‘barene’

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Nella Laguna di Venezia l’apporto di sedimenti, che permette alle barene (terre semi emerse con sedimenti spugnosi) di tenere il passo con l’innalzamento del livello del mare, avviene prevalentemente durante eventi dell’acqua alta. Se da un lato l’utilizzo del sistema Mose a protezione della città di Venezia risolve, almeno temporaneamente, il problema delle acque alte che sempre più frequentemente allagano Venezia e gli altri centri abitati della laguna, dall’altro avrà un impatto importante sull’evoluzione morfologica della laguna, in generale, e delle sue barene, in particolare.

Decapitando le maree con livello previsto maggiore di 110 cm sul riferimento di Punta della Salute, infatti, il sistema Mose ridurrà in maniera importante i tassi di accrescimento delle barene con conseguenze preoccupanti per la conservazione dell’ecosistema lagunare.
Questo è quanto emerge dallo studio “Marsh resilience to sea-level rise reduced by storm-surge barriers in the Venice Lagoon”, pubblicato da un team di ricercatori tutto padovano sulla prestigiosa rivista scientifica “Nature Geoscience”.

La ricerca è frutto della collaborazione tra il Dipartimento di Ingegneria Civile, Edile e Ambientale (ICEA), il Dipartimento di Geoscienze e il Centro Interdipartimentale di Idrodinamica e Morfodinamica Lagunare (CIMoLa) dell’Università di Padova nell’ambito del Progetto Venezia 2021, finanziato dal Provveditorato alle Acque di Venezia tramite CO.RI.LA – il Consorzio per il coordinamento delle ricerche inerenti al sistema lagunare di Venezia.
La ricerca, coordinata dai docenti Luca Carniello del Dipartimento ICEA e Andrea D’Alpaos del Dipartimento di Geoscienze dell’Università di Padova, è stata condotta dal 2018 al 2021 monitorando diverse barene nella laguna di Venezia.

Dal sito “Nature Geoscience” ( nature.com ) l’abstract dell’articolo:
“Le saline sono importanti habitat costieri e forniscono servizi ecosistemici alle comunità circostanti. Sono, tuttavia, minacciati dall’accelerazione dell’innalzamento del livello del mare e dalla privazione dei sedimenti a causa dell’attività umana all’interno dei bacini idrografici a monte, che provoca il loro annegamento e una riduzione della loro estensione. L’innalzamento dei mari sta anche portando a un’espansione delle infrastrutture di protezione dalle inondazioni costiere, che potrebbero rappresentare anche un’altra grave, anche se poco conosciuta, minaccia per le barene a causa degli effetti sulla risospensione e l’accumulo di sedimenti durante le tempeste.
Qui, noi abbiamo osservazioni dalla Laguna di Venezia (Italia), in cui un sistema di barriere senza apporto di sedimenti fluviali recentemente protetto da barriere contro le mareggiate, mostra che la maggior parte della sedimentazione delle barene (più del 70% in questo caso) si verifica a causa della rielaborazione dei sedimenti durante le mareggiate. Dimostriamo anche che la grande, ma episodica fornitura di sedimenti causata dalle tempeste è seriamente ridotta dalle operazioni di barriere contro le tempeste, rivelando una competizione critica tra gli obiettivi di protezione contro le inondazioni costiere e la conservazione degli ecosistemi naturali.
Senza interventi complementari e politiche di gestione che riducano l’attivazione delle barriere, la sopravvivenza delle zone umide costiere è ancora più incerta.

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3 persone hanno commentato. La discussione è aperta...

  1. E’ in progetto nonché in atto il ripristino delle barene. Con il fango prelevato dai canali durante il dragaggio, dopo la depurazione degli stessi e dopo ulteriori interventi di bonifica verranno e stanno venendo ricreate le barene che diventeranno isolette.
    L’intervento attualmente in atto è a nord ovest di Mazzorbo, l’isola-barena di Mazzorbetto diventerà un’isola molto più grande e abitabile.

  2. Una conseguenza, quella della mancata rimobilizzazione delle sabbie in Lagura, che ricorda gli interventi dannosi di epoca napoleonica e più tardi di Porto Marghera che per favorire vie d’acqua più celeri hanno ridotto i “ghebbi” in canali navigabili imponendosi sul gioco delicato del mantenimento dell’equilibrio naturale fra acque e sedimenti.

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