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Trovato morto nel letto d’ospedale dopo l’intervento al piede

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Trovato morto nel suo letto d’ospedale dopo l’intervento al piede.
E’ successo il 19 gennaio all’ospedale di Mirano: un uomo di 72 anni, Luigi Geretto, di Mira, era stato operato ad un piede e una settimana dopo viene trovato senza vita sul letto d’ospedale. I familiari vogliono capire cosa sia accaduto e hanno presentato un esposto per far luce sulle cause della morte, chiedendo all’autorità giudiziaria di disporre l’autopsia.
L’uomo, spiegano con una nota dalla società Studio3A-Valore S.p.A., a cui i familiari di Geretto si sono rivolti, si era sottoposto ad un intervento al piede, per problemi legati al diabete. L’operazione pareva esser andata a buon fine ma una settimana dopo, al mattino, gli infermieri hanno trovato il 72enne senza vita nel suo letto d’ospedale. Non riuscendo a capacitarsi dell’accaduto, i familiari della vittima, si sono rivolti ai professionisti della società e hanno presentato un esposto all’autorità giudiziaria chiedendo di fare piena luce sull’accaduto.
La tragedia, si diceva, è accaduto martedì 19 gennaio 2021 al nosocomio di Mirano. “Geretto

soffriva da tempo di diabete mellito, ma era in cura e regolarmente monitorato – spiegano da Studio3A-Valore – come tutti i diabetici, aveva difficoltà circolatorie agli arti inferiori, ma per il resto godeva di buona salute e non era ritenuto un soggetto a rischio. Sta di fatto che poco prima di Natale gli era uscita una pustola al quarto dito del piede sinistro. Era stato visitato da uno specialista a Noale e poi inviato all’ospedale di Mirano per essere operato: trattandosi di un’infezione, tipica della sua malattia, bisognava amputare la falange infetta. I medici tuttavia non hanno ritenuto l’intervento urgente e, complice anche l’emergenza legata alla pandemia da Covid, lo hanno rimandato a casa in attesa di richiamarlo”.
“Dopo 25 giorni il quarto dito era diventato tutto nero e aveva iniziato ad annerirsi e infettarsi

anche il quinto. Il settantaduenne è stato quindi riaccompagnato a Mirano: il dottore ha ammesso che non si sarebbe dovuto attendere fissando subito l’intervento urgente, e spiegando che si sarebbe dovuto amputare non solo il quarto ma anche il quinto dito”.
Otto giorni dopo, il 12 gennaio, Geretto viene operato, in anestesia locale. “L’intervento va bene, ma i sanitari decidono di tenerlo ricoverato altre 3-4 settimane, per continuare a pulire la ferita sia per abbassare i valori del diabete, che si erano innalzati. Il paziente da parte sua lamenta e riferisce ai medici continui dolori allo stomaco e alle gambe. Tutte informazioni sulla degenza e sul decorso post-operatorio che i familiari apprendono dal loro caro o dai medici solo per telefono, perché a causa delle restrizioni per l’emergenza sanitaria non

possono recarsi in ospedale a fargli visita: possono solo portargli la tv che aveva chiesto, visto il prolungarsi del ricovero, domenica 18 gennaio”.
Lunedì 19 gennaio, i congiunti ricevano dall’ospedale la comunicazione del decesso di Luigi Geretto. La moglie e i figli, sconvolti, chiedono come e quando sia successo “ma non ricevono risposte, se non che la morte è stata dovuta a un arresto cardiaco: il settantaduenne è stato ritrovato senza vita al mattino nel suo letto da un’infermiera che gli stava portando le pillole”.

Di fronte ai tanti interrogativi, la famiglia della vittima, tramite il responsabile della sede di Dolo e di San Donà di Piave, Riccardo Vizzi, ha deciso di affidarsi a Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti del cittadino, ed è stato presentato un esposto alla magistratura a cui si chiede di chiarire i tanti dubbi sulla tragica vicenda.
I familiari vogliono sapere innanzitutto quando e di cosa esattamente sia morto il loro caro, temendo che a essergli fatale possa essere stato uno shock settico collegato all’infezione al piede.

“Ma si domandano anche perché non fosse monitorato – proseguono dalla società – o attraverso i macchinari o con un controllo periodico anche notturno da parte egli infermieri, trattandosi di un soggetto diabetico, sofferente di noti problemi circolatori alle gambe che avrebbero potuto causare trombosi e, per di più, reduce da una recente operazione; se un eventuale monitoraggio avrebbe potuto salvarlo; se il mal di stomaco lamentato possa essere stata una spia, evidentemente trascurata, di un qualcosa di grave in atto”.

Da qui la richiesta alla Procura di Venezia di disporre tutti gli opportuni accertamenti per verificare esattamente le cause della morte ed eventuali responsabilità, ordinando l’acquisizione di tutte le cartelle cliniche e l’esame autoptico, che sarebbe decisivo per dare le prime risposte.

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