Mestre, spacci di droga in chiesa: spacciavano eroina. E’ finita con cinque arresti.
“Per evitare gli stringenti controlli posti in essere sul territorio nel periodo di lockdown dalle forze di Polizia gli indagati ricorrevano a sotterfugi: alcune compravendite di stupefacenti avvenivano all’interno delle insospettabili mura di una chiesa di Mestre”.
Questo è uno dei tremendi dettagli dell’inchiesta della Guardia di Finanza di Pordenone che ha portato all’arresto di 5 persone.
I particolari dell’operazione sono stati diffusi dal Comandante provinciale delle Fiamme Gialle, Colonnello Stefano Commentucci.
“Si faceva ricorso a carte prepagate per i pagamenti – ha precisato Commentucci – viaggiando quindi senza denaro al seguito, si simulavano inesistenti attività lavorative (come assistenza anziani, collaboratrici domestiche) per giustificare gli spostamenti e, per ultimo, per evitare i sequestri, gli indagati occultavano lo stupefacente, oltre che nella biancheria intima, anche all’interno del loro corpo”.
Le tre persone indagate, per le quali è stato disposto il carcere, sono state portate nelle case circondariali di Pordenone, Trieste e Venezia.
Gli investigatori, al termine degli accertamenti, sono riusciti a ricostruire oltre 500 episodi di spaccio e la commercializzazione di 3 chili di eroina, avvenuti da agosto 2019 ad aprile 2020 a favore di persone residenti nel pordenonese.
Il Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Pordenone, ha disposto, su richiesta della locale Procura della Repubblica, la custodia cautelare in carcere per il pusher originario della Tunisia e residente a Mestre e per le due persone residenti a Pordenone; la misura degli arresti domiciliari con controllo mediante braccialetto elettronico per i due residenti a Cordenons.
Le fasi conclusive dell’operazione si sono svolte con l’impiego di 20 finanzieri della Compagnia di Pordenone, supportati da colleghi della Compagnia Pronto Impiego di Venezia intervenuti anche con unità cinofila.
L’operazione, osserva la Gdf, ha consentito di sradicare nella provincia l’operatività di un gruppo di “pusher” in grado di commercializzare un considerevole quantitativo di sostanza stupefacente e, soprattutto, di chiudere un canale di rifornimento di eroina tra Mestre e Pordenone, il cui consumo, soprattutto nel periodo estivo, è in crescita significativa tra i giovani.