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Medici rianimatori tedeschi: “Siamo allo stremo”. L’intervista

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Medici rianimatori tedeschi: “Non ce la facciamo più”.
Sono i medici di terapia intensiva della Germania che ora rompono gli indugi e chiedono il vaccino anti Covid obbligatorio per tutti gli over 18.
Si tratta di una strada senza “alternative” di fronte alla quarta ondata pandemica, che sta investendo il Paese, mettendo il sistema sanitario sotto forte pressione.

Gernot Marx, presidente del DIVI (Unione tedesca interdisciplinare di Medicina intensiva e d’urgenza), in un’intervista all’ANSA, afferma che, se non si stopperà la crescita dei contagi, il solido sistema sanitario tedesco scivolerà in un stato emergenziale e dovrà adottare modalità di lavoro “in un certo senso da catastrofe”.

“Siamo sempre stati a favore del vaccino volontario, nella speranza che un numero sufficiente di persone lo facesse come accaduto in altri Paesi. Ma non funziona”, ha spiegato Marx, nel giorno in cui il Paese ha superato le 100 mila vittime mentre i vaccinati con doppia dose restano al 68,2%.

“Dobbiamo introdurre l’obbligo, per evitare che vi sia l’anno prossimo la quinta ondata. È importante per proteggere i pazienti e per evitare che i nostri team siano completamente sopraffatti. Ogni anno dobbiamo poter curare 2 milioni di persone, anche senza la pandemia”.

“Attualmente – ha sottolineato – ci sono 3.987 pazienti con Covid nelle nostre terapie intensive. C’è una curva che sale da settimane e continua a impennarsi, un enorme numero di nuove infezioni ogni giorno: un contesto drammatico. Siamo nel pieno di una dinamica acuta, che finora non abbiamo potuto fermare. In alcuni regioni, come Turingia, Sassonia e Baviera, ci sono strutture sanitarie già sovraccariche e decine di pazienti che devono esser trasferiti. La situazione è particolarmente difficile”.

Pesa anche la riduzione dei posti nelle rianimazioni: “Al momento la Germania dispone di circa 22.000 posti di terapia intensiva, 2.395 dei quali liberi. Sono 4 mila in meno i un anno fa a causa della carenza di personale: gli operatori lavorano da 22 mesi in condizioni di stress fuori dall’ordinario e in tanti hanno lasciato il posto o ridotto l’orario”.

Il problema, chiarisce, non è tanto nei turni da garantire ma proprio nel tipo di prestazione: “Si seguono continuamente casi gravissimi, abbiamo perduto molti pazienti. Una situazione fisicamente e psicologicamente molto pesante”.

In terapia intensiva si lavora “come non era mai avvenuto prima”. Secondo le stime del Divi, tre quarti dei pazienti sopra i 60 anni non è vaccinato, ma c’è una quota di persone coperte dal vaccino, che viene comunque colpita.
“Problematiche sono la fascia degli ottantenni, che non hanno avuto ancora il booster e quella dei 60enni indeboliti da altre malattie. Un 35% di pazienti in terapia intensiva ha poi meno di 60 anni e in genere si tratta di non vaccinati”.

A proposito del rischio paventato in Sassonia dagli ospedalieri di dover ricorrere a triage selettivi, Marx risponde: “Non credo che si arriverà a dover scegliere chi curare e chi no, la Germania ha un sistema sanitario molto buono, dalle grandi capacità. Ma se la corsa dei contagi non verrà fermata, rischiamo uno stato di emergenza: non si potranno fare interventi, per liberare personale”. E “non avremo abbastanza personale da coinvolgere nei campi di alta criticità. In un certo senso entreremo in un modus operandi da catastrofe”. Quando gli si chiede se sarebbe opportuno un lockdown immediato, mette le mani avanti: “Non siamo noi a dover stabilire le misure politicamente più giuste ma servono regole coerenti, che portino a meno infezioni”.

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