Questa volta è l’Ordine dei Medici a provare a persuadere i sanitari non ancora vaccinati, a tentare di evitare loro le conseguenze di quella scelta che contempla, purtroppo la sospensione dal lavoro, senza stipendio, fino a metà giugno. Il presidente Giovanni Leoni, attraverso una lettera indirizzata a 245 colleghi dei 325 non vaccinati totalmente o parzialmente, invita a motivare le ragioni del rifiuto alla profilassi. E i destinatari avranno cinque giorni di tempo, come prevede il decreto legge dello scorso aprile, per rispondere, motivare, certificare eventualmente, il motivo del contrasto al vaccino.
Sono 245 i medici in bilico e a questi si dovranno aggiungere infermieri, personale sanitario che non si sono sottoposti all’inoculazione. Già 80 medici in provincia di Venezia, sono stati colpiti da questo provvedimento, che potrebbe essere subito ritirato, qualora decidessero di vaccinarsi.
Sono 4.600 i medici iscritti all’Ordine di Venezia e ora quel 7% sul totale che dovrebbe rispondere fa la differenza per un servizio messo a dura prova dagli effetti della pandemia. Alcuni operatori sanitari in queste ultime settimane, non se la sono sentita di rischiare il posto di lavoro e hanno acconsentito all’inoculazione.
I giorni a venire riveleranno l’esito di questa sollecitazione che in molti tra i non vaccinati, chiamano ricatto. L’Ordine dei Medici, sentiti alcuni colleghi, ha riscontrato che molti di loro non avevano fiducia nell’efficacia del farmaco, altri non si sono limitati al loro giudizio, ma hanno esercitato una convincente propaganda. Altri ancora, per motivi di salute (ma questi sono esenti dal provvedimento sospensivo), hanno spiegato il perché. C’è chi non ha ritenuto di spiegare niente di una scelta di libertà.
I professionisti sospesi oltre ai medici e gli infermieri, sono anche tra i medici di famiglia, i pediatri, i liberi professionisti, i tecnici di laboratorio, gli operatori socio-sanitari e la loro assenza obbliga i colleghi a sostituirli e ad aumentare l’impegno, già gravoso, che compete al loro lavoro quotidiano. Ne deriva un clima di precarietà e d’incertezza cui la Sanità dovrà far fronte e i pazienti, subire, talvolta a caro prezzo.
I renitenti al vaccino nell’ambito sanitario (e non solo) da un lato, con le loro differenze e le loro ragioni e i rischi per la propria e altrui salute. Dall’altro lato, lavoratrici e lavoratori che non riceverebbero lo stipendio (come ignorare le conseguenze sulle famiglie?), incarnano un problema, un unicum di non facile lettura. Sullo sfondo, pazienti che necessitano di mani, di occhi, di esami e di diagnosi, d’interventi, di assistenza. A margine, molto a margine, fino a rendersi invisibili, i pazienti, che non hanno modo di rivendicare il loro diritto alla cura.
Che fare? Non si può non avvertire disagio nel leggere di servizi di controllo a livello nazionale svolti dai Carabinieri dei Nas finalizzati a verificare il rispetto dell’obbligo vaccinale da parte di medici e operatori sociali. Emerge una società straziata dagli effetti della pandemia che mostra tutte le sue contraddizioni, le sue divisioni nei suoi elementi di forza e di debolezza.
Ci s’interroga se sussistano i termini di mediazione fra le parti, un compromesso possibile che richiami la volontà di tutti a contribuire a un’onorevole soluzione.