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Marghera, bambina comprata a Skopje segregata e violentata da madre e figlio

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Catene e abusi sessuali su sordomuti: religiosi in carcere, suora ricercata con mandato internazionale
Una bambina tredicenne sequestrata, picchiata e maltrattata da una donna, Jasar Nermin di nazionalità macedone residente a Marghera, madre di un figlio che pretendeva di sposare a tutti i costi la ragazzina, che l’ha stuprata e umiliata.
I fatti avvengono nel 2012 e la giustizia arriva solo ora dalla seconda sezione della Corte d’appello, con condanna definitiva per la donna a quattro anni di reclusione, 10.000 euro di sanzione, destinati ad aumentare dopo un ulteriore accertamento dei danni in sede civile.

La bambina cinque anni fa era stata venduta come sposa nella capitale macedone, per tremila euro. Da quel momento in poi la sua vita si è trasformata in inferno, violentata e picchiata dal futuro marito e dalla suocera, disprezzata dal ragazzo, che ha esibito un lenzuolo per mostrare a tutti la prova dell’illibatezza e allo scopo aveva invitato a Marghera i parenti che hanno fatto il viaggio da Skopje per godersi lo spettacolo del lenzuolo , la prova dell’illibatezza di quella ragazzina che non gli piaceva affatto, ma che era la sua schiava e poteva farne quel che voleva.

Nessuna pietà ha toccato i torturatori, che hanno trasformato una bambina in una cosa, che hanno fatto della sua vita una tragedia, chissà quali traumi si presenteranno nella sua esistenza e nel suo futuro di donna e di madre.

Madre e figlio, un connubio malvagio con vessazioni, violenze torture, scariche elettriche nella vasca da bagno: la ragazzina ha dovuto subire tutta la spietatezza di cui erano capaci i due criminali. I primi soccorsi sono arrivati dai vicini di casa, nello stesso palazzo della sua carcerazione, dopo tanti mesi di reclusione forzata.
Da qui la denuncia alla Polizia, le indagini della Squadra Mobile e la resa dei conti con la legge, anche se nessuna sentenza può restituire alla ragazza, che ora è maggiorenne, la serenità, niente e nessuno le potrà far dimenticare la crudeltà che ha subito e patito.

E a buona ragione è stato confermato il pronunciamento del 2016 di primo grado a 4 anni di condanna respingendo l’appello per la riduzione della pena dell’avvocato Daniele Toffanin in difesa della Nermin. La Corte d’Appello ha respinto anche la richiesta della Procura generale per una correzione in aumento della condanna. Il figlio della donna accusato di violenza sessuale, morale, maltrattamenti, era stato giudicato dal Tribunale dei minori che si era pronunciato con sei anni di condanna.

Andreina Corso

(foto di repertorio)

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