Un punto interrogativo incombe come una nuvola minacciosa sul sogno (o sull’incubo) della nascita di una macroregione del Nordest.
Il Veneto vorrebbe assimilare al suo interno il Trentino Alto Adige e il Friuli Venezia Giulia: la richiesta espressa in un Ordine del Giorno del Governo che ha recepito la proposta di legge degli onorevoli del Pd Morassut e Ranucci, non sfonda certo porte aperte, pur registrando inedite alleanze in proposito.
Contraria Debora Serracchiani, governatrice del Friuli Venezia Giulia, favorevole Alessandra Moretti e Davide Zoggia, anch’essi Pd.
Consenziente all’accorpamento anche il senatore di Forza Italia Giovanni Piccoli e gran parte del Partito che rappresenta.
Da molti anni oramai questo dilemma infiamma le regioni del Nordest, che si osservano a distanza, il Trentino e il Friuli forti dello Statuto Speciale e il Veneto fra loro a confrontare vantaggi e svantaggi economici, sviluppo e salvaguardie territoriali.
Non ultimo l’aspetto identitario, che la fusione tenderebbe a sfumare, sembra preoccupare molti rappresentanti delle regioni del nord, anche se con l’abolizione delle province e la nascita delle città metropolitane nascono nuove geografie, che forse permetterebbero l’ottimizzazione dei costi, attraverso il superamento delle autonomie speciali.
E’ evidente che non si tratta “solo” di un discorso economico, ma di culture e modalità governative diverse, se pur vicine territorialmente, che forse, prima dell’opinione dei politici dovrebbero dar voce ai cittadini delle tre regioni, per capire se questa unione potrebbe essere compresa e condivisa. Magari attraverso un referendum?
Andreina Corso