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Lockdown contro Coprifuoco: l’ultimo fronte Stato Vs Regioni

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Lockdown contro Coprifuoco: è su questo tavolo che si gioca il Risico dei rapporti Stato – Regioni che a tratti si fa più conciliativo, in altri, invece, più aspro. Il coprifuoco, le zone da chiudere, gli orari del simil-lockdown sono gli ultimi dettagli da mettere a fuoco per il nuovo Dpcm imminente, mentre le regioni a tratti sembrano avere un comportamento bipolare in cui rifiutano un lockdown generalizzato chiedendo però decisioni di chiusure centralizzate in modo da non avere la responsabilità di decisioni impopolari.
E’ proprio sul lockdown e sul suo ‘comandamento’ che si misura il braccio di ferro fra Regioni e Governo. Non volendolo nominare, però, per adesso la discussione si basa sulla “durezza” di un coprifuoco da far scattare alle 18: il ventaglio va da uno stop alle attività commerciali alla proposta più hard di alcuni governatori, come Michele Emiliano e Stefano Bonaccini, di vietare la circolazione tout court.

Sul tavolo, anche un freno agli spostamenti fra le regioni, la chiusura dei centri commerciali nei weekend e limitazioni per le persone che hanno più di 70 anni, le più esposte al contagio.
Le Regioni vorrebbero che venissero stabilite restrizioni di carattere nazionale, anche nel caso in cui si dovesse optare per un nuovo lockdown generale.
Il presidente del consiglio Giuseppe Conte sarebbe invece favorevole a provvedimenti calibrati in base alla diffusione del covid, con zone rosse e didattica a distanza.
Un’ipotesi allo studio del governo è quella di prevedere, nel nuovo dpcm, alcune limitazioni da far scattare al superamento territoriale di un certo livello di contagi.
Lavoriamo insieme alle Regioni – è il ragionamento nel governo – ma non possono sottrarsi alle evidenze scientifiche”.
Una riflessione che la ministra dell’Agricoltura, Teresa Bellanova, ha fatto fuori dai denti: “A indici di rischio differenti devono corrispondere misure diverse. Ognuno si assuma le sue responsabilità”.
Il vicesegretario del Pd, Andrea Orlando, ha preso di mira i governatori di centrodestra: “Sono federalisti quando le cose migliorano. Centralisti quando peggiorano”.
Il nuovo dpcm

è stato al centro di una serie di vertici, uno via l’altro.
Un via-vai fra Regioni, Comuni, Province e governo prima, fra Conte e i capi-delegazione poi e infine fra Conte, i capi-delegazione e i capigruppo.
Non è finita. Prima che Conte vada a riferire alla Camera, questa mattina, ci sarà un nuovo incontro fra i ministri della Autonomie, Francesco Boccia, e della Salute, Roberto Speranza, con gli enti territoriali.
Al tavolo con il governo, le Regioni hanno avanzato anche la proposta di limitare gli spostamenti degli over 70 subito rimbalzata tra siti e social.
Una misura sponsorizzata soprattutto da Lombardia, Piemonte e Liguria.
Ma proprio un’uscita infelice del presidente della Liguria, Giovanni Toti, ha provocato una frenata: “Si tratta di persone che sono per fortuna per lo più in pensione – ha scritto su Twitter – non sono indispensabili allo sforzo produttivo del Paese

ma, essendo più fragili, vanno tutelate in ogni modo”.
Poche righe che Toti ha poi rettificato: “Quella frase non rappresenta minimamente il mio pensiero, vorrei chiedere scusa se ha offeso qualcuno”.
I tempi sono stretti ma la sintesi non sembra dietro l’angolo.
Il governatore della Lombardia, Attilio Fontana, ha sostanzialmente bocciato l’ipotesi di zone rosse: “Se i tecnici ci dicono che l’unica alternativa è il lockdown – ha detto – facciamolo a livello nazionale”.
Mentre per Zaia la strada sarebbe quella di “decidere insieme” il quadro generale “e chi ritiene può aggiungere misure territoriali restrittive”.
Il puzzle è complesso e i tasselli non combaciano. Ci sono sensibilità diverse fra Regioni di centrosinistra e di centrodestra,

fra Regioni e governo, e anche in maggioranza, con Conte che vuole escludere un lockdown e qualche ministro, invece, più possibilista.
Mentre Italia Viva ha già fatto sapere di essere contraria alla chiusura dei negozi alle 18.
Sul tavolo c’è pure il tema scuola. Anche su quel fronte, il governo non esclude misure diverse da area ad area: “Non si deve prendere una decisione univoca – ha detto Boccia – ma deve dipendere dal grado di contagiosità in ogni regione”.
La ministra dell’istruzione, Lucia Azzolina, ha chiesto al Cts di fornire i dati sui contagi nelle scuole. La sua intenzione è scongiurare nuove misure.

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