La profezia sulla fine del mondo ? Quale ? Si perchè ce n'è più di una. Il conto alla rovescia dei profezisti sta scandendo inesorabilmente le ultime ore di vita così come la conosciamo e mai come in questi giorni abbiamo sentito parlare tanto della profezia dei Maya e del loro calendario fatto di cicli: i baktun.
Da cosa deriva la previsione della fine del mondo ? Il popolo Maya era innamorato dell'idea del tempo circolare, e in eredità alle popolazioni future ha lasciato una tavoletta, ritrovata in un tempio del sud del Messico, dove ci sarebbe incisa la data del 21 di questo mese, che corrisponde alla fine del baktun numero 13.
La fine del mondo. Quello di cui si sente poco parlare è l'ipotesi apocalittica, cioè: come pensavano i Maya che il mondo finisse ? La più accreditata parla della fine della vita per il passaggio di Nibiru, il grande pianeta che i Maya associavano al dio Marduk. Ma qui le possibilità concrete diventano remote: se anche Toutatis, che rappresentava la più recente minaccia dallo spazio di questi giorni, il grande asteroide a forma di patata, ha sfiorato la terra e continua la sua corsa allontanandosi…Un'altra lettura però racconta che l'apocalisse avverrà per via dell'inversione dei poli del globo terrestre, un fenomeno che darà origine ad eventi climatici devastanti. Anche questa, però, appare ipotesi alquanto remota.
E allora via alle teorie più disparate sulla fine del mondo: mentre profeti moderni annunciano l'immancabile sbarco di alieni, ecco però che c'è anche chi parla dell'esplosione del nucleo incandescente interno del nostro pianeta terra. Un evento che non lascerebbe scampo.
Alla fine però, sono di nuovo i Maya ad apparire i più orientati alla realtà e alla concretezza, parlando persino di un'apocalisse per colpa del sole. La fine del mondo arriverebbe così per una violenta tempesta solare.
I Maya sono stati una grandissima civiltà che aveva solide basi scientifiche che progredivano con lo studio, e allora cosa possiamo fare per sperare ? Confutare le loro tesi con argomenti altrettanto scientifici. La 'data magica' non c'entra nulla, è solo una circostanza ad effetto che si vuole probabilmente collegare forzatamente. Il pianeta Nibiru è con tutta probabilità frutto di una visione letteraria con proiezioni mitologiche. Un asteroide che preoccupa la terra invece c'è: si chiama Apophis, è stato scoperto nel 2004 e battezzato con il nome greco di un dio dell'antico Egitto. Da quel momento rende inquieti i nostri scienziati: Apophis incombe sul nostro pianeta e in aprile del 2036 passerà veramente vicino, forse troppo, alla nostra terra.
La comunità scientifica continua ad aggiornare ed affinare i calcoli della traettoria di Apophis, ed ora la sua possibilità di collisione con la terra è data ad 1 su 250.000. Molto bassa, ma non zero.
Contro Apophis non c'è nulla che si possa fare se non sperare.
I cambiamenti del clima sul nostro pianeta dipenderà dai nostri comportamenti attuali e futuri. L'inversione dei poli non c'entra: secondo uno studio intergovernativo sui cambiamenti climatici, se l'umanità non cambia urgentemente rotta in tema di inquinamento, entro la fine del secolo la temperatura globale aumenterebbe da un minimo di 1,4 ad un massimo di 5,8 gradi. Secondo questa previsione con 6 gradi di temperatura in più quasi tutte le forme di vita scomparirebbero completamente, prima fra tutte il genere umano.
Anche le tempeste solari ipotizzate dai Maya trovano riscontro nella nostra letteratura scientifica, ma queste non ci daranno preoccupazioni per un po': la fine definitiva legata al sole dovrebbe avvenire fra 3,5 miliardi di anni. Non prima. Nel frattempo attendiamo la fine del mondo abbastanza serenamente. Alcuni di noi cercando un rifugio atomico, come abbiamo visto nei giorni scorsi, chi procurandosi kit di sopravvivenza, o chi portandosi nel tempio Ashram di Cisternino, fra Taranto e Brindisi, unico posto che dovrebbe salvarsi dalla fine, secondo la leggenza.
La maggior parte di noi, invece, facendo la vita di tutti i giorni e parlando dell'argomento il giorno 21, magari davanti ad un aperitivo, scherzandoci sopra.
Paolo Pradolin
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[17/12/2012]