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La Corea del Nord lancia razzo a lunga gittata, Corea del Sud e Washington alleate

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La Corea del Nord lancia razzo a lunga gittata, Corea del Sud e Washington alleate

La Corea del Nord continua la corsa solitaria agli armamenti nucleari sfidando l’autorità dell’Onu, la comunità internazionale e la Cina, suo alleato storico.
La Corea del Nord ha lanciato il suo razzo a lunga gittata ed ha mandato in orbita “Kwangmyongsong-4”, il
satellite per le osservazioni terresti, anche se il “successo” annunciato dalla tv di Stato Kctv è tutto da verificare.

I test nucleari sono però l’argomento che preoccupa di più il mondo, come confermano gli 007 sudcoreani, ed è arrivato pure l’allarme di scenari più complessi con un quinto test nucleare, appunto, dopo quello del 6 gennaio, in possibile arrivo tra qualche giorno.

Pyongyang e le sue manovre, come prevedibile, hanno fatto infuriare Usa, Giappone e Corea del Sud che hanno ottenuto la convocazione d’urgenza del Consiglio di sicurezza dell’Onu che ha ribadito l’intenzione di “adottare ulteriori e significative misure” contro il regime di Pyongyang. E ha condannato “duramente” il nuovo test missilistico sottolineando che si tratta di “una seria violazione delle risoluzioni delle Nazioni Unite”.

La Cina, in fasi diverse e già immersa nei festeggiamenti del Capodanno lunare, ha parlato di “sviluppo negativo per la penisola coreana”, “disappunto” e “invito a mantenere la calma”. Un commento sul Global Times, testata della linea ufficiale del potere di Pechino, ha riassunto la vicenda definendola un “lancio preventivo” che “complica la situazione”.

Corea del Nord che, evidentemente, è sempre più alla ricerca di spazio e visibilità oltre che di aiuti, ma ora si trova davanti a legami sempre più forti di Seul con la Cina tanto da avviarsi a passo spedito verso una delle vicepresidenze della Aiib, la banca asiatica per gli investimenti infrastrutturali fortemente voluta da Pechino.

Pyongyang, poi, risulta sempre più imprevedibile nella corsa a rivendicare lo status di “superpotenza” militare con i suoi piani atomici e balistici. A prescindere dalla riuscita o meno della messa in orbita, i riscontri sui progressi sono netti: il vettore tutto “made in Dprk”, ritenuto il test di un missile, ha dato prova di affidabilità, ben più di quello di dicembre 2012, rispettando alla virgola il piano di lancio anticipato.

Il razzo, infatti, dopo il lancio si è diviso, con una parte caduta nel mar Giallo a 150 km dalla penisola coreana, due nel mar Cinese orientale a 250 km, mentre una parte ha sorvolato Okinawa e si è inabissata nel Pacifico (a 2.000 km da Tokyo) e un’ultima ha proseguito la traiettoria spingendosi oltre verso sud.

Il razzo ha coperto diverse migliaia di chilometri, secondo le stime nipponiche, sufficienti a raggiungere e superare anche le potenti basi Usa di Okinawa. Anche per questo, l’operazione ad alto rischio, partita alle 9:01 locali (1:31 in Italia) presso la base di Dongchang-ri su ordine del “comandante supremo Kim Jong-un”, ha scatenato le durissime reazioni di Usa, Giappone e Corea del Sud.

Il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, ha sollecitato lo stop immediato “delle azioni provocatorie” osservando che la mossa del Nord è maturata “nonostante la richiesta della comunità internazionale per evitare un atto del genere”. Sono cinque le risoluzioni violate, secondo il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, mentre ha parlato di “ennesima provocazione da parte di Pyongyang”, il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni.

La Corea del Nord ha così involontariamente spianato la strada al negoziato tra Seul e Washington sul dispiegamento dei sistemi di difesa aerea e anti-missile Usa di ultima generazione (Thaad) in Corea del Sud, malgrado l’opposizione di Cina e Russia. Un’altra complicazione che Pechino avrebbe voluto scongiurare ai propri confini.

Mario Nascimbeni
08/02/2016

(cod missilecor)

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