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Grandi Navi a Venezia: cosa succede dopo l’approvazione del dl alla Camera. Di Andreina Corso

La situazione dell'arrivo delle Grandi Navi a Venezia dopo l'approvazione ieri del dl alla Camera: cosa cambierà.

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Imperterrite, anche quest’anno le navi continueranno a viaggiare sulle acque della laguna.
Poco conforta che saranno in numero minore e di stazza ridotta a rispecchiarsi su Palazzo Ducale fino a quando l’Autorità di sistema portuale del Mare Adriatico settentrionale che contempla anche l’ambito veneziano, non metterà a punto i suoi progetti.
Sonderà e attingerà da quel concorso d’idee che dovranno inventare i punti di attracco fuori dalle acque protette della laguna di Venezia. Sessanta giorni di tempo, per individuarle e nell’attesa di conoscere l’esito del ‘mondo delle idee’ e i tempi della loro futura realizzazione, le grandi navi approderanno nel porto industriale di Marghera.
La Camera dei deputati ha approvato a maggioranza il Decreto.
Il testo è stato approvato con 370 voti favorevoli, 16 contrari (i deputati di L’Alternativa C’è) e 29 astenuti (Fratelli d’Italia) e contempla le misure da adottare in materia di porti, traffico crocieristico e trasporto marittimo nella laguna di Venezia.
Il testo prevede l’allontanamento delle Grandi Navi da crociera dal centro storico e stabilisce che il loro approdo sia possibile negli spazi esterni alle acque protette della laguna. Un labirinto e una soluzione ancora piena d’incertezze, discussa e ingarbugliata, oltre che tardiva.
Già Tommaso Cacciari, portavoce del Comitato No Grandi Navi, molto attivo e propositivo in città, aveva fatto sapere che giudicava positivo il fatto di spostare le navi dalla laguna e che ci sono voluti lunghi anni per arrivare a questa elementare convinzione, ma ora, insiste, è necessario procedere con cognizione di causa e in una visione cara e irrinunciabile per Venezia, che è quella di considerare tutta la laguna l’elemento da salvaguardare. E per questo motivo gli ambientalisti giudicano negativamente la scelta di Marghera e delle sue acque, che sono un unicum con l’ecosistema marino.

Già nel 2012 il decreto Clini – Passera intervenne per attenuare l’impatto ambientale causato dal transito delle grandi navi a Venezia, che non riuscì però a realizzarsi concretamente. Il decreto vietava il transito nel canale della Giudecca alle navi passeggeri di oltre 40mila tonnellate, ma solo alla presenza di valide alternative, che non furono predisposte. Nel 2014 il Comitato interministeriale bloccò nuovamente il passaggio alle navi di oltre 40mila tonnellate, ma il TAR annullò il provvedimento.
Le navi da crociera di peso inferiore alle 96mila tonnellate, fino all’arrivo del Covid avevano continuato a transitare per il canale della Giudecca, senza sconti per l’incolumità della città.
I veneziani ricordano, come un incubo, l’incidente come quello della nave Opera che si è schiantata sulla riva di San Basilio alle Zattere, travolgendo anche un battello e terrorizzando gli abitanti della zona che avevano pensato al terremoto.
Alla luce di quanto accaduto, Comune, Regione e Compagnie di crociera avevano predisposto di comune accordo il piano, ora avallato anche dal governo, per il dirottamento del traffico in due terminal di Porto Marghera tramite il canale dei Petroli, lontano dal centro storico.

Le pressioni a Roma sulla questione grandi navi sono tante e i risultati si vedono: in attesa del concorso d’idee per il porto off-shore, di fatto i condomini del mare continueranno a sfilare ancora per anni davanti a San Marco, con i pericoli che questo comporta per la città e il suo patrimonio.
“Gli incidenti si susseguono – commenta il consigliere comunale Giovanni Andrea Martini e vicepresidente della VI commissione – diventano cronaca per qualche giorno, ma poi velocemente vengono dimenticati o rimossi, specialmente da quell’indotto che non vive nella città insulare e non li subisce in prima persona”.
“Ne ricordo giusto alcuni, per parlare di cose concrete: oltre ai due più clamorosi del 2019, quello dalla Msc Opera che il 2 giugno ha seminato il terrore a San Basilio e quello del 7 luglio della Costa Deliziosa, che ha sfiorato un yatch ancorato in Riva Sette Martiri durante una burrasca spaventosa, penso ad esempio anche all’avaria della Marella Discovery 2, il 14 maggio del 2018, in pieno canale della Giudecca. Proprio in questo caso si trattava di una nave ammessa dal Decreto Passera-Clini, a dimostrazione che introdurre una ‘Classe Venezia’, di nuova generazione però, dovrebbe essere una priorità, non un’ipotesi da vagliare. E un tale provvedimento andrebbe legato a un chiaro limite all’accoglienza in città di passeggeri di grandi navi provenienti da porti vicini, sennò ci ritroveremmo d’accapo sul mordi e fuggi”.

“Quello che non si è mai capito è che è Venezia a dover dettare le regole, non adattarsi a quelle di chi la vuole sfruttare! Se ci fossero, e chiare, le compagnie farebbero comunque a gara per venire. Ma questa consapevolezza in città non c’è e non c’è finora mai stata”. La questione della portualità veneziana mette in luce tutte le contraddizioni dello sfruttamento massivo della Laguna e del patrimonio della città che è avvenuto per anni. Oggi però le risposte naturali si fanno sentire in modo sempre più forte e mettono in crisi un’impostazione non più sostenibile.

“Invece – conclude Martini – non facciamo che assistere a un siparietto romano in cui gli attori principali individuano soluzioni adeguate, che però rischiano di essere messe in atto, ancora una volta, fuori tempo massimo. E intanto prevale il partito degli interessi immediati che tesse le proprie trame e fa in modo che non cambi davvero nulla. La cosa grave e preoccupante è che c’è una convergenza sulla soluzione interna di Porto Marghera e non sarebbe da stupirsi se si arrivasse a un Protocollo fanghi che li dichiara non dannosi e desse il via a nuovi scavi, come quello del Vittorio Emanuele”.

“La posizione della maggioranza dei partiti è quella di lottare per il mantenimento dei posti di lavoro, ma è in realtà una falsa promessa, perché tra pochi anni quei posti non saranno mantenuti, perché l’off-shore sarà diventata un’esigenza imprescindibile. La questione è sempre la stessa: pensare all’oggi o anche al domani, nemmeno tanto lontano? Dobbiamo continuare a lottare e a manifestare affinché queste posizioni vengano comprese e sollecitare uno sviluppo lavorativo alternativo per la città”. Ha così commentato l’esponente di Tutta la città Insieme.


 

Intanto Veneto Report informa che Sabato 5 giugno, a Venezia arriverà la prima nave da crociera della stagione estiva 2021, dopo quasi un anno e mezzo di blocco causato dalla pandemia.
“L’arrivo della nave MSC Orchestra, che percorrerà il canale della Giudecca, è previsto per le ore 17 e, se l’occasione sarà motivo di giubilo per i lavoratori del settore, da oltre un anno in cassa integrazione, se non addirittura senza ammortizzatori sociali, come nel caso degli stagionali o dei lavoratori “a chiamata”, non sarà altrettanto per il “Comitato No grandi navi”, che è già sul piede di guerra.

Pur comprendendo l’importanza di quella che è considerata una boccata d’ossigeno per gli impiegati nel settore, i “No-Grandi Navi” contestano il fatto che dal 5 giugno le crociere poi cominceranno ad arrivare con una cadenza settimanale, sia di MSC sia di Costa e, “questo indica chiaramente che si vuole riprendere tutto come prima”.
Pertanto, proprio per il giorno 5 giugno, alle 16, contestualmente all’arrivo della prima nave, è, sta annunciata una manifestazione  di protesta contro “il decreto legge, che si sta rivelando un vero e proprio imbroglio”, affermano dal Comitato.

Mentre si annuncia che, “al fine di contemperare lo svolgimento dell’attività crocieristica nel territorio di Venezia e della sua Laguna con la salvaguardia dell’unicità e delle eccellenze del patrimonio culturale, paesaggistico e ambientale”, si affida l’ incarico all’Autorità portuale di bandire un concorso di idee per la realizzazione di punti di attracco fuori dalle acque protette della Laguna, utilizzabili dalle navi da crociera e da quelle porta-container, ma non si fissano scadenze e tempi certi per il concorso e così pare di tornare indietro di nove anni”, affermano i promotori.


 

Inoltre, l’Autorità portuale sta lavorando alla realizzazione di terminal provvisori a Marghera, per cui c’è già una gara in corso, lungo il canale nord-sponda nord, dove dovrebbero attraccare le navi più grandi attraverso Malamocco, percorrendo il canale dei Petroli.

“Consentendo poi magari alle navi meno grandi di arrivare in marittima per il canale Vittorio Emanuele, che è ancora da scavare, come del resto anche il Canale dei Petroli per poterlo adeguare al nuovo traffico attualmente incompatibile con il traffico commerciale e industriale già presente”, sottolineano dal Comitato.
Sulla necessità di un nuovo e più puntuale decreto sono d’accordo molti deputati, in ragione della pandemia e della nuova realtà che coinvolge ogni settore. Davide Gariglio, del Partito Democratico, capogruppo alla Commissione trasporti alla Camera è intervenuto nel merito: “È necessario un nuovo decreto che affronti le questioni a oggi irrisolte sui problemi del trasporto nati a seguito dell’emergenza Covid”.

La pandemia ha messo in crisi alcuni settori legati al trasporto passeggeri e merci e rallentato l’iter burocratico di alcune pratiche indispensabili per assicurare la continuità del comparto. È quindi indispensabile che il governo si faccia promotore di un provvedimento ‘omnibus’ capace di risolvere le attuali gravi problematiche, che sono molteplici e di varia natura”.
Gariglio ha criticato anche il concorso di idee che costringe al rinvio, mentre esistono i progetti già approvati dal Comitatone, lavoro di lunghi anni di studi e di competenze altamente professionali (come quello al largo della costa di Cesare De Piccoli: il suo è l’unico progetto che ha avuto il parere favorevole dalla Commissione VIA del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del territorio). ”Anche per questo motivo, in sede di conversione del Decreto legge, abbiamo anche voluto esercitare la nostra funzione d’indirizzo verso il Governo, chiedendo l’impegno a farsi carico della soluzione di problemi che non hanno trovato spazio nel decreto nonostante la richiesta di tutte le forze di maggioranza”, ha concluso Gariglio.

Andreina Corso

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