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Fabio Fazio a rischio: la Rai gli taglia le puntate e (forse) lo stipendio

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Fabio Fazio a rischio: la Rai gli taglia le puntate e (forse) lo stipendio

Fabio Fazio in Rai non gode più dello stesso ascendente, evidentemente. La Rai gli taglia infatti tre puntate del lunedì. E’ lo stesso conduttore, in apertura di puntata, ad annunciare domenica sera in diretta su Rai1 la chiusura anticipata di Che fuori tempo che fa.

Fabio Fazio in diretta tv: “Domani sarà l’ultima puntata del lunedì sera, ci è stato comunicato che le ultime tre non andranno in onda”, ha detto Fazio, ringraziando il pubblico e citando i risultati di ascolto dell’appuntamento del lunedì, il 13% di share e un milione e mezzo di spettatori.

Rai Tre il 20 maggio ha già programmato in palinsesto una puntata di Porta a porta al posto di “Che Tempo Che Fa” e presumibilmente lunedì 27 maggio lo spazio sarà dedicato all’analisi del voto delle Europee.

Fazio, nel tempo, ha sempre avuto molti sostenitori ma anche diversi antagonisti. Tra i motivi di critica recente vi è anche l’entità dei suoi compensi.
Così, da un pò di tempo il conduttore è nel mirino anche della Lega e di Matteo Salvini: il vicepremier e ministro dell’Interno ha ribadito più volte la sua decisione di non accettare l’invito del conduttore a Che tempo che fa. “Ci andrò quando si sarà tagliato lo stipendio”, ha spiegato.

“Mi dispiace – aveva replicato Fazio in diretta una settimana fa – perché al di là della sua opinione su di me, che non mi permetto in questa sede di discutere, sarebbe stato invece interessante consentire al pubblico di Che tempo che fa di poter ascoltare le sue opinioni circa i temi dell’Europa, i recenti fatti tragici di Napoli, e naturalmente tutta l’attualità politica. Naturalmente la sua posizione è legittima, confido che ci sia un’occasione nella prossima stagione”.

Della ridefinizione dell’accordo con Fazio (che scade nel 2021) si sta occupando l’ad Fabrizio Salini, ma lo stipendio del conduttore, definito “molto elevato, al di sopra di qualunque valutazione di merito sugli ascolti” anche dal presidente Marcello Foa, è un tema su cui il Carroccio insiste da mesi.

Non a caso ha presentato in commissione di Vigilanza una risoluzione che fissa un tetto agli stipendi degli artisti e dei dirigenti non giornalisti in Rai, legando i compensi ad ascolti e introiti pubblicitari e prevedendo la possibilità di modificare in corso d’opera contratti pluriennali.

Sulla vicenda è tornato oggi, in un’intervista al ‘Messaggero’, anche il consigliere di amministrazione Igor De Biasio, definendo Fazio “un’opportunità, ma a due condizioni. La prima: uno stipendio accettabile agli occhi degli italiani che lo pagano. La seconda: che vada su una’altra rete”. Del resto i rumors di un possibile trasloco su Rai2 o Rai3 si rincorrono da tempo.

Nell’intervista De Biasio alza il tiro anche contro il capo azienda: “Salini deve decidere se passare alla storia come il primo ad capace di rinnovare la Rai e di farla diventare sempre più orgoglio nazionale, oppure se diventare un monumento alla melina. Da parte mia, la fiducia a priori è finita. Lo misurerò dai fatti, volta per volta”.

Un affondo stigmatizzato da Rita Borioni, consigliere in quota Pd, “stupita” per l’attacco all’ad “da parte di un componente del cda che ha appena votato il piano industriale e il bilancio”. Si schiera contro anche Riccardo Laganà, consigliere eletto dai dipendenti Rai: “Lasciamo lavorare in autonomia Salini”.

L’ad lavora alle nomine corporate, che potrebbero annunciare già tra domani e martedì – senza aspettare l’esito delle Europee né farsi condizionare da pressioni interne all’azienda – e alle direzioni di rete, forse entro la settimana.

La tensione intanto si addensa anche sul palinsesto estivo di Rai1: dopo la levata di scudi dei Cinquestelle contro l’ipotesi di quattro speciali di Linea verde affidati all’ex deputata FI e Ncd Nunzia De Girolamo, i nomi circolati nei rumors di questi giorni sono quelli di Roberto Poletti (ex direttore di Radio Padania), Monica Marangoni, Pierluigi Diaco. Scelte che per l’ad non risponderebbero a logiche puramente televisive e di valorizzazione delle risorse interne.

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