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Esumati i resti del padre, si perdono le ceneri della madre. Parenti sconvolti

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Esumati i resti del padre, si perdono le ceneri della madre. Parenti sconvolti
Esumati i resti del padre, si perdono le ceneri della madre: sconvolte le figlie e gli altri familiari. Un fatto che ha dell’incredibile quello verificatosi il 29 dicembre al cimitero di Gambarare di Mira (in foto), il principale del comune, al culmine di un anno horribilis, il 2015, sul fronte “cimiteriale” per l’Amministrazione rivierasca: prima l’allarme rosso per la carenza di posti nei camposanti; poi il “pasticcio” del bando di gara per i servizi cimiteriali, con la nuova assegnazione ad ottobre, dopo un ricorso, alla Artco Servizi Società Cooperativa di Palmanova (Udine); infine, la sessantina di esumazioni “di emergenza” per ricavare spazi al cimitero di Gambarare, con i lavori fissati dal Comune a cavallo di Natale e con ulteriori polemiche per il periodo scelto, che ha costretto le famiglie dei defunti al riconoscimento delle spoglie del caro estinto durante le feste natalizie.

Nulla, tuttavia, in confronto a quanto è capitato ad Annalisa e Renata Cagnin, residenti a Mira, e agli altri loro familiari. Le due sorelle ricevono la lettera dal Comune che la salma del papà Gino, deceduto nel 1991, sarà esumata il 29 dicembre. All’interno della tomba a terra dove l’uomo è sepolto, sopra la sua testa e protetta da un pozzetto, c’è anche la teca con le ceneri della moglie, Livia Bottacin, scomparsa nel 2011 e cremata. Le figlie hanno voluto riunirli fin da subito e sono state autorizzate a riporre provvisoriamente l’urna della mamma nella tomba del papà, in attesa di spostarli entrambi nell’ossario dopo l’esumazione di quest’ultimo. Che le ceneri fossero lì non c’è dubbio: nella lettera del Comune di Mira, che riceve anche l’impresa, lo si specifica chiaro.

Il giorno stabilito Annalisa Cagnin si reca in cimitero, ma quando arriva l’Artco è già avanti con i lavori: gli operai hanno già rimosso la lapide, aperto la tomba e scavato con una ruspa per arrivare alla cassa. Sono già pronti a consegnarle le ossa del padre, ma quando la signora chiede di avere anche l’urna con le ceneri della madre, gli addetti avrebbero risposto: “Ma quale urna, qui non c’è nulla”.

“Oltre allo shock, ciò che più mi ha infastidito è che inizialmente l’addetto si ostinava a non credermi, a dispetto della lettera del Comune che certificava chiaramente la presenza dell’urna – racconta la Cagnin – Sta di fatto che le ceneri mancavano all’appello e non si sa come possa essere sparita una teca a forma di pallone ovale di una certa grandezza e con il talloncino del nome sopra”. Il timore è che pozzetto e urna siano stati travolti dalla scavatrice e le ceneri disperse nel terreno rivoltato.

Le sorelle Cagnin, il fratello e gli altri familiari si recano subito in municipio, e lo faranno più volte, chiedendo spiegazioni, quindi scongiurano i funzionari preposti a recuperare l’urna, ricevono mille scuse e la garanzia che la Artco cercherà e ritroverà le ceneri, ma ad oggi dei resti di Livia Bottacin non vi è alcuna traccia.
“Abbiamo aspettato fino a fine gennaio, poi abbiamo detto basta, ora andiamo per le vie legali” continuano le due sorelle, le quali per avere giustizia si sono rivolte, attraverso la consulente Elisa Sette, a Studio 3A, la società specializzata a livello nazionale nella valutazione delle responsabilità civili e penali, a tutela dei diritti dei cittadini, che si è già attivata per dar loro una risposta e che si rivarrà presso il Comune di Mira e l’impresa appaltatrice dei servizi cimiteriali.

“Qui non si tratta di marciarci sopra, il risarcimento in sé non ci interessa e avremmo molto più piacere che trovassero le ceneri di nostra madre – concludono Annalisa e Renata Cagnin – Quello che è successo, tuttavia, è un fatto troppo grave sotto il profilo morale e affettivo, oltre che assurdo, per poterci passare sopra. Qui stiamo parlando del fatto che molto probabilmente non riusciremo più a riavere tutto ciò che ci restava di nostra mamma e a far riposare le sue ceneri accanto ai resti di nostro padre, come avrebbero voluto in vita. E’ un danno e una ferita incalcolabile: chi ha sbagliato deve pagare”.

22/02/2016

(cod ceneriga)

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