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Ecco il “Decreto sicurezza”, via le norme di Salvini. Tempi più brevi per la cittadinanza italiana

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Carola Rackete della Sea Watch, con grandezza d’animo saprai affrontare le iniquità dei “decreti sicurezza”

Ecco il “Decreto sicurezza”, saranno più brevi i tempi per ottenere la cittadinanza italiana e ci sarà un nuovo sistema previsto per l’ “accoglienza”.
Con un Matteo Salvini “fuori dai giochi”, con l’interessato che si deve ora dedicare ai procedimenti giudiziari in arrivo, ecco che il governo è pronto ad approvare una serie di norme che “facilitano” l’accoglienza in terra italiana.

Tempi più brevi per l’ottenimento della cittadinanza italiana, il ripristino della possibilità di poter svolgere lavori di utilità sociale, la cancellazione delle multe milionarie alle navi ong, però con la previsione del carcere per gli attivisti in mare che non si coordinano con le autorità marittime dei Paesi di bandiera o di quelli che operano i soccorsi: ecco il nuovo decreto immigrazione pronto ad approdare sul tavolo del Consiglio dei ministri.

Un marcato superamento dei due decreti sicurezza di Salvini che, in controtendenza con i provvedimenti attuali, prevede un ritorno al “sistema di accoglienza e integrazione”. Ma con una nuova chiave. Nel titolo del decreto, composto da nove articoli, non compare la parola “sicurezza” ma il titolo: “Disposizioni urgenti in materia di immigrazione, protezione internazionale e complementare, nonché in materia di diritto penale”.

La bozza del testo, già condiviso dalle forze di maggioranza e frutto di un lavoro coordinato dal ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, potrà poi essere modificata dal Cdm prima di fare il suo iter in Parlamento.

Oltre alla riforma del sistema di accoglienza, è previsto l’allargamento delle maglie che consentono di accedere alla protezione umanitaria, la possibilità per i richiedenti asilo di iscriversi all’anagrafe comunale e quella di convertire il permesso di soggiorno in permesso di lavoro.
Recepite anche le osservazioni mosse dal Quirinale diversi mesi fa, come la reintroduzione del rispetto degli obblighi costituzionali e internazionali sulle scelte per l’assegnazione del permesso di soggiorno.

I casi di ‘protezione speciale’ che riguardano i perseguitati vengono inoltre ampliati. Si ritorna al passato: non si terrà conto solo di chi fugge dalla tortura, ma anche da trattamenti inumani e degredanti.
I termini obbligatori per il riconoscimento della cittadinanza italiana passano da 48 a 36 mesi.

Tra le novità, anche il ripristino della possibilità – per i richiedenti di protezione internazionale – di poter svolgere lavori di utilità sociale.
Le ong, inoltre, che violino il divieto di navigazione si vedono sparire le multe fino a un milione che si abbassano tra le 10mila e i 50mila euro, e vengono fatte salve le operazioni di soccorso “tempestivamente comunicate”.
Ma sono anche previste sanzioni penali fino a 2 anni per chi non si coordina con le autorità marittime dei Paesi di bandiera o di quelli che operano i soccorsi.

Il divieto con la limitazione di transito per le navi, che i decreti Salvini avevano riportato al Ministero dell’Interno, torna in capo al ministero dei Trasporti. Quest’ultimo deciderà su proposta del ministro dell’Interno, sentito di concerto il ministro della Difesa. La titolarità torna ai dunque al dicastero dei Trasporti.

Nei Centri di Permanenza per il Rimpatrio (Cpr) sarà prioritario il trasferimento dei condannati. L’intrattenimemnto nei Cpr passa da un massimo di 180 a 90 giorni, ma ancora prorogabili di altri 30 giorni se lo straniero è cittadino di un Paese con un accordo di riammissione.
Sull’assistenza dei richiedenti asilo c’è uno schema che prevede due livelli: un primo che riguarda l’accoglienza nei Centri Accoglienza Straordinaria (Cas), prevedibilmente durante il tempo necessario della presentazione della domanda di asilo. Poi l’assistenza diffusa sul territorio in piccoli gruppi, nei cosiddetti strutture del Sistema di protezione per titolari di protezione internazionale e per minori stranieri non accompagnati (Siproimi).

(foto: la nave Sea Watch, protagonista di un lungo braccio di ferro per lo sbarco di migranti in terra italiana in giugno del 2019)

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