Ieri abbiamo affrontato in commissione le interrogazioni che avevamo depositato in merito ai musei civici di Venezia.
La risposta data dall’assessore è lontanissima da qualunque visione di futuro per la fondazione e per la città.
Infatti dopo oltre un anno i Musei di Venezia sono solo parzialmente aperti con giornate e orari ridotti, pensiamo che musei centrali come Ca’ Pesaro sono aperti solo dal giovedì alla domenica.
In questo modo è stata danneggiata la città ma anche i suoi residenti, data la mancanza di visione e di volontà di garantire un servizio pubblico essenziale.
Come è possibile che in una città come Venezia ci siano ancora musei chiusi o con orari ridotti? Questa gestione è assolutamente inspiegabile anche a fronte dei risultati di bilancio
Durante la Commissione infatti è stato chiarito che in questi anni (anche di pandemia) gli utili della Fondazione sono stati messi a riserva e ad oggi ammontano a 5 milioni e mezzo, e che seppur in difficoltà l’anno scorso la fondazione ha chiuso in attivo.
Per l’assessore e la Giunta però l’unica cosa importante è salvaguardare l’utile, anche se questo entra in netto contrasto con l’impiego di oltre mezzo milione di euro per la mostra per i 1600 anni per venezia a Palazzo Ducale, a riprova che il problema non sono le risorse ma la volontà di utilizzo e di prospettiva.
E’ vergognoso che ad oggi non tutti i lavoratori dei musei civici siano tornati al lavoro, soprattutto per quanto riguarda le attività scientifiche di programmazione e di catalogazione.
Come può essere ancora giustificabile l’utilizzo della cassa integrazione, probabilmente anche per il 2022 come dichiarato in commissione ?
E’ bene inoltre ricordare che il governo ha stanziato più di 8 milioni di euro solo per i musei civici di Venezia, contribuendo a garantire la tenuta economica della fondazione, che ricordiamo ha avuto un bilancio in attivo nel 2020, il governo ha inoltre riconosciuto ulteriori 4 milioni di euro nel 2021 (che potrebbero aumentare).
Anche di fronte a queste ingenti risorse il Comune non ha adottato alcun piano per ripensare anche ad una offerta culturale diversa aperta alla città e ai suoi residenti, con orari e attività diversificate, oltre che un investimento su un turismo più consapevole.
Il Comune è rimasto alla finestra, senza fare alcun investimento sulla cultura, anzi chiudendo tutte le attività della Fondazione, ma soprattutto senza voler affrontare quelle che potevano essere nuove e lungimiranti politiche per questa città
Monica Sambo
Detto che il sindaco amministra per talento personale la cosa pubblica come se fosse privata e che è lui il decisore unico nel territorio che comanda o amministra che dir si voglia, i conti sono presto fatti.
La bigliettazione nei musei sarà vantaggiosa una volta che sarà tornato il turismo di massa. Per ora sarà opportuno veleggiare a vele mezze spiegate, sperando nei ristori di fine anno e contando su qualche ponte festivo.
Poco importa la funzione che un museo dovrebbe avere e che da altre parti ha, rispetto al tessuto sociale, culturale, di una città dei suoi abitanti e dei suoi turisti.
E che non si dica che aprire un museo è molto di più che mettere la chiave nella serratura, e aprire la porta. Sia mai.
Sarebbe stato bello osservare la produzione di qualche bella iniziativa culturale nella nostra città. Che ne so, rispolverare qualche bel dipinto custodito, fargli prendere aria e mostrarlo al pubblico magari costruendoci un titolo, una motivazione. Fare eventi culturali no zucche di Halloween.
Insomma volontà, capacità e marketing. Mancanze recenti del Muve.(musei veneziani, fu creato questo acronimo per dare l’idea del movimento.. Dall’inglese Move.. Me lo dissero ad una inaugurazione.)
Comunque la volontà manca e sull’unica produzione museale, Venezia 1600, sono stati spesi parecchi dobloni per consulenze esterne e ora non vi entra nessuno,
(vista due volte, visitatori scarsissimi e il palazzo ducale era una bolgia)perché a forza di demotivare i visitatori rispetto alla proposta culturale, il visitatore non ti crede più,non la vuole più perché non ti crede.
Poi è l’anagrafe che ci dice che non ci sono più i Franzoi, i Romanelli, i Fuso, i Tonini e l’indimenticabile Pedrocco. Grandi direttori, ricordo la grande riapertura di Ca ‘ Rezzonico.
Sono anziano, non passatista.
Chi sa allestire e curare una mostra tout court, senza richiedere aiuto esterno? E a chi verrebbe permesso farlo?
Magari i cassaintegrati..
Dispiace che ci siano delle competenze male utilizzate. Ma fino a che non si MUVE il sindaco, rimarrà così e forse anche dopo perché è stato votato con grandi percentuali, ce ne sarà un’altro come lui. Si vede che l’imprenditoria piace ma la cosa pubblica è tutt’altro.