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Droga delivery a Venezia con i barchini: ecco come facevano

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di Giorgia Pradolin
Droga delivery a Venezia. Portavano in giro la cocaina con i barchini nel centro storico lagunare, consegne che avvenivano nelle case dei clienti, in piena zona rossa e durante il lockdown dello scorso anno.
Dosi di cocaina purissima e marijuana che venivano recapitate nei luoghi accordati al telefono, rive e fondamenta, zone aperte come Piazzale Roma, ma anche nelle abitazioni dei consumatori, quindi consegne di stupefacente a domicilio.
Pusher residenti della città d’acqua, veneziani e non solo, che però erano solo l’ultimo gradino di una scala piramidale dello spaccio che agiva su tre diversi livelli e ai vertici c’erano “boss” di nazionalità albanese.
Una rete che si dipanava anche nella terraferma veneziana, con attività a Mestre e Marghera, ma che stamattina all’alba è stata smantellata dalla Squadra mobile della Questura di Venezia.
Veneziani e italiani, come quelli con i barchini, erano solo i piccoli pusher a contatto con i consumatori. Sopra di loro c’erano gli “intermediari”, spacciatori più professionali che cambiavano le schede telefoniche prima di mettersi in contatto con i più grossi trafficanti: albanesi che gestivano forniture per un totale di due chili al mese di cocaina con alto livello di purezza (80%) e consegne di quantità tra i 50 e i 500 grammi.
Il traffico di stupefacente scoperto dall’indagine era notevole e ha portato all’arresto di 16 persone (14 in carcere, 2 ai domiciliari). Di queste 16, stamattina ne sono state trovate 13 e altre 3 sono ricercate. Tra i latitanti vi sono anche 2 dei vertici albanesi.
L’indagine è inizia circa un anno fa e si concentrava dapprima sul centro storico lagunare, dove sono emerse le prime notizie e segnalazioni su questi scambi di droga e denaro tra case, calli, campi e campielli. Poi gli investigatori sono riusciti a capire che italiani e veneziani erano solo la parte finale della filiera, quella che si interfacciava con i clienti consumatori.
Grazie a questa indagine ad ampio raggio stamattina è scattata l’importante operazione antidroga “Fontego” con arresti e perquisizioni.

INDAGINE e SEQUESTRI
Le indagini sono durate un anno, dirette dalla Procura Distrettuale Antimafia di Venezia, e hanno permesso di acquisire gravi indizi di colpevolezza in ordine all’individuazione di un gruppo organizzato che gestiva il traffico e lo spaccio di cocaina destinata al centro storico della città lagunare e non solo, anche a Mestre e Marghera.
Sequestrati 3 chilogrammi di cocaina con un grado di purezza 80% (molto alto) e un chilo e mezzo di marijuana.
Nel corso dell’operazione sono state arrestate 13 persone e altre 3 non sono state trovate.
Le persone toccate dalle misure restrittive della libertà personale, emesse dal G.I.P. presso il Tribunale di Venezia su richiesta della Procura della Repubblica, sono soggetti di origine albanese, molti dei quali svolgevano attività lavorativa nel centro storico lagunare, sfruttando “la copertura” di un lavoro normale per potersi muovere in maniera indisturbata nei canali di Venezia.
Le indagini hanno inoltre consentito di acquisire gravi indizi di colpevolezza, in ordine all’esistenza di una rete distributiva delle sostanze stupefacenti creata dall’associazione, dotata di strutture logistiche rigorosamente dedicate allo svolgimento della distribuzione di droga (appartamenti, autovetture, mezzi di comunicazione). Anche la rete di soggetti, sia pure in termini di gravi indizi di colpevolezza, sembra avere una struttura solida, come si diceva “piramidale” e organizzata, suddivisa per compiti e tre “livelli”.
Ai vertici c’erano gli spacciatori albanesi, i “boss”, al secondo livello gli “intermediari” di origine perlopiù albanese e al gradino più basso gli spacciatori italiani e veneziani che prendevano appuntamenti con i clienti e consegnavano la droga.
Pusher di età compresa tra i 25 e i 38 anni e alcuni con lavori insospettabili, come operai, commercianti e professionisti che spacciavano anche in piena zona rossa e lockdown. E per contattare i vertici del gruppo, gli intermediari cambiavano anche le schede telefoniche.

ARRESTI E QUANTITATIVI DI DROGA
Il flusso di droga era notevole e arrivava nel centro storico veneziano e nella terraferma, con collegamenti anche da Milano. Un paio di chili di cocaina al mese, quanto è stato possibile quantificare dagli investigatori. Di queste 16 persone per cui sono state emesse le ordinanze, a 9 viene contestata l’associazione a delinquere finalizzata allo spaccio di sostanze stupefacenti (spacciatori del livello alto e intermedio).
Le indagini hanno accertato l’esistenza di una rete bene organizzata con appartamenti, auto e mezzi di comunicazione. Una struttura “solida, piramidale ed organizzata” come è stato spiegato oggi in conferenza stampa dal dirigente e dal vicedirigente della Squadra Mobile di Venezia, Giorgio di Munno e Walter Tamburrano.
Vertici e intermediari di origine albanese, avevano un regolare lavoro in città che permetteva loro di coprire la seconda attività illegale.
Nel corso delle indagini si sono svolti tre sequestri di droga, per un totale di 3 chili di cocaina e 1 chilo e mezzo di marijuana.
Le indagini si sono svolte non solo grazie alle intercettazioni telefoniche e alla tecnologia, ma come spiegato stamani in conferenza stampa anche con i sistemi tradizionali, alla “vecchia maniera” appostamenti e inseguimenti compresi.

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