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Un’altra dottoressa quasi strangolata: ma la gente è via di testa? Lettere

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Gentile Direttore,
leggo allibita sul Vostro giornale la notizia dell’ennesima aggressione ad un operatore sanitario in Veneto, questa volta a Vicenza, nell’ospedale di San Bortolo.
Da quanto ho appreso un uomo di origine straniera preoccupato per il padre, che cercava informazioni sul parente ricoverato all’ospedale, non ha ricevuto delle risposte soddisfacenti (secondo lui) da una giovane dottoressa, di 26 anni, e così l’uomo ha reagito con violenza, insultandola e mettendole le mani al collo, tentando di strangolarla. Il violento è stato fortunatamente arrestato, ma questo ennesimo terribile episodio nei confronti di chi sta svolgendo un servizio pubblico, chi ci sta curando, lascia allibiti. Ma io dico, la gente è via di testa?

Poco tempo fa un’altra giovane dottoressa che da da due anni era in Friuli per seguire la scuola di specialità in Chirurgia generale, è stata aggredita allo stesso modo da un paziente. Questa addirittura non vuole più fare il medico dopo aver capito che avrebbe potuto morire nell’aggressione.
E’ sconcertante questo diffondersi di violenza e prepotenza nei confronti di chi sta lavorando per salvare la vita al prossimo, spesso in situazione di emergenza.

Se non si inverte subito questa pericolosa tendenza il rischio è che sempre meno giovani decidano di intraprendere la carriera medica o infermieristica, o decidano di lavorare solo nella sanità privata.
La sanità pubblica è una soprattutto “mission”, come lo è curare il prossimo, ma bisogna mettere questi medici e infermieri, questi operatori sanitari, nelle condizioni di poter lavorare con serenità ed essere tutelati nei loro compiti.

Ho letto che proprio ieri a Venezia è stato presentato un progetto dell’Ulss 3 con la Questura per rimettere i presidi fissi negli ospedali. Spero sinceramente che ciò avvenga al più presto e non solo a Venezia, tutti gli ospedali necessitano di essere presidiati e i lavoratori della sanità tutelati. Non si può avere paura di lavorare o di comunicare ad un paziente lo stato di salute di un parente. Vanno prese con urgenza delle contromisure ad episodi gravissimi come questi.

Spero che le istituzioni intervengano per mettere un freno a tutta questa prepotenza, che crea paura non solo nei sanitari ma anche nei pazienti, nelle persone per bene che si trovano ad assistere a simili episodi.
Chiedo che le istituzioni intervengano con velocità, nella speranza che le cose cambino.
Carla D.

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