Evidentemente ha esagerato, A.Z., dipendente comunale di 62 anni che ha vissuto decisamente troppo con disinvoltura il suo rapporto lavorativo, assentandosi durante l’orario di servizio, portando a spasso il cane e andando a far compere in città.
Un comportamento che non è passato inosservato, tanto “evidente” e rilevato, che ha indotto il sostituto procuratore Stefano Ancilotto, che si è occupato dell’indagine, a chiudere l’inchiesta preliminare e a richiedere il rinvio a giudizio della dipendente comunale.
La difesa ha chiesto un patteggiamento con pena sospesa per evitare il dibattimento processuale e la richiesta è stata valutata tra le parti.
Alla fine, la dipendente comunale, in servizio presso l’ufficio contenziosi della polizia municipale, difesa dall’avvocato Aldo Ghezzo, finita sotto inchiesta con l’accusa di truffa aggravata, davanti alla giudice Barbara Lancieri, ha trovato un accordo sulla richiesta di patteggiamento nel corso delle indagini preliminari: 11 mesi. Pena sospesa
Concluso il procedimento penale, per la donna potrebbe aprirsi ora il procedimento disciplinare.
L’indagine riguarda una decina di episodi durante i quali la dipendente comunale si sarebbe assentata dal luogo di lavoro senza autorizzazione per dedicarsi «ad attività di carattere esclusivamente personale», nonché scorrettezze dell’uso del cartellino marcatempo e il periodo evidenziato riguarderebbe la primavera del 2015.
Ora sarà compito delle “parti” che curano l’inchiesta , valutare questa delicata situazione e dimensionarla nella giusta visualizzazione di un “caso”, forse non isolato, di comportamenti discutibili che da nord a sud richiamano l’attenzione sul tempo lavoro, sulle assenze, sulle deroghe agli orari da rispettare.
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Andreina Corso