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Coronavirus nel veneziano: un decesso a Dolo. Il tema: anziani Rsa potrebbero intasare gli ospedali”

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Ecco come sono stati trattati gli anziani. Le indagini su RSA: sta male ma non deve andare in ospedale

Coronavirus Venezia e provincia: il resoconto quotidiano comincia purtroppo con la segnalazione di un’altra vittima. Salendo di +1 il numero dei morti nel veneziano arriva così a 321.
L’uomo era un degente della casa di riposo Antica scuola dei battuti di Mestre. Ricoverato con positività al Covid all’Ospedale di Dolo, le sue condizioni si sono aggravate fino al decesso avvenuto venerdì. Aveva 88 anni, era originario di Carpenedo.

Nella casa di riposo, il focolaio del virusscoppiato l’ormai lontano 25 luglio ha portato globalmente a 82 casi, 53 tra gli anziani e 29 tra i dipendenti. Ed ora i morti sono 9.
La struttura era invece riuscita a distinguersi nel periodo dell’esplosione della pandemia registrando zero casi nel momento in cui il virus faceva vere stragi nelle case di riposo.

L’ultimo screening a operatori e ricoverati ha rivelato ancora 34 positività, 23 tra gli anziani e 11 tra i lavoratori. Di quei 23 ospiti, otto sono attualmente ricoverati all’ospedale di Dolo.

L’Ospedale di Dolo oggi ospita 15 ricoverati, globalmente, di cui uno in Terapia Intensiva (non un degente della Antica scuola dei battuti di Mestre).

VENEZIA E PROVINCIA
Gli ultimi numeri dicono che è stato di 19 l’aumento dei nuovi casi nelle ultime 24 ore (dati di venerdì sera).
Gli “attualmente positivi” nel nostro territorio sono 276.
Monitorati con grande attenzione nelle ultime ore, soprattutto per quanto riguarda i “contatti ravvicinati”, due nuovi casi scoperti alla Fincantieri tra gli operai di ditte esterne.

Crescono notevolmente gli isolamenti domiciliari, aumentati di 124 persone in un giorno.
Attualmente in isolamento nel veneziano vi sono 1.112 persone.

RSA E PERICOLI
Ieri un tema ampiamente dibattuto è stato quello dei pericoli di un virus che si propaga nuovamente nelle residenze per anziani, anche per il fatto che, a livello generale, sono tornati a crescere i contagi nelle Rsa. Due focolai sono stati identificati a Milano e Montepulciano che, viene dato per certo, non resteranno gli unici ma che secondo la Società italiana di geriatria, che chiede comunque la massima attenzione, non presentano un rischio di una seconda ondata pesante come quella di marzo e aprile.
Andrà però affrontato il problema di dove accogliere gli anziani asintomatici ora ricoverati in ospedale, per impedire nei prossimi mesi un intasamento quando arriveranno i casi più gravi.

Negli ultimi 7-10 giorni infatti sono diversi gli anziani, positivi al SarsCov2, mandati dalle Rsa all’ospedale Sacco di Milano, la maggior parte dei quali asintomatici o con pochi sintomi. “Il problema è che se si continua così, si rischia di occupare tutti i posti letto dei reparti di malattie infettive e non avere poi disponibilità quando più avanti arriveranno i malati con sintomi o quadri più complicati”, rileva Massimo Galli, responsabile del reparto Malattie infettive del Sacco.

Se il virus riesce ad entrare in una Rsa, conclude Galli, “dilaga, perché gli anziani sono molto più suscettibili degli altri a rimanere contagiati e ad avere un andamento più grave. Ciò non vuol dire che se si è vecchi e si contrae il virus, si va incontro a morte certa. Nella Rsa di Castiglione d’Adda nel lodigiano, dove il 100% era risultato positivo, molti sono stati asintomatici o sono sopravvissuti”.

Per questo, avverte Raffaele Antonelli Incalzi, presidente della Società Italiana di Geriatria e Gerontologia (Sigg), “serve massima attenzione nelle Rsa, anche se i protocolli ora ci sono e il nemico lo conosciamo. Non prevedo però il rischio di una nuova ecatombe”. Rispetto all’inizio della pandemia, in cui mancavano misure di protezione, adesso, sottolinea, “la situazione è diversa. Le misure previste dalle linee guida dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss), se applicate, bastano. Ma l’applicazione deve essere rigorosa”.

Bisogna assicurarsi “che l’interazione tra gli ospiti e i familiari avvenga in spazi idonei e con i dispositivi di protezione previsti, e che il personale venga testato al rientro dalle ferie e periodicamente nel tempo”. Quando si verificano numerosi casi in aree distinte della stessa Rsa, prosegue l’esperto, “è verosimile che il contagio parta da qualche operatore sanitario più che dai familiari degli ospiti, perché nel secondo caso i contagi tendono a essere più circoscritti”. In qualsiasi caso, conclude Incalzi, “qualche focolaio qua e là nelle strutture per gli anziani durante i prossimi mesi possiamo aspettarcelo, ma non vedo il rischio di una seconda ondata pesante come quella che abbiamo vissuto”.

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