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Coronavirus, Venezia la città metropolitana più colpita nell’occupazione: lo studio Cerved

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Venezia tra le città metropolitane è la più colpita sul profilo occupazionale dal coronavirus.

Lo spiega uno studio di Cerved, azienda leader per la banca dati sui bilanci delle imprese, realizzato per Anci (l’Associazione nazionale dei Comuni italiani). Un’analisi dei settori economici più impattati dall’epidemia nelle 14 città metropolitane, che potrebbero perdere tra 244 e 320 miliardi di euro di fatturato nel biennio 2020-21, quasi la metà del totale nazionale.

A Venezia il 42,6% dei posti di lavoro è a rischio, mentre il capoluogo piemontese ha la maggior concentrazione di attività messe ko dal virus (44,7%), tra cui l’automotive. Inoltre, la Serenissima risentirà del calo della domanda turistica, in particolare nel settore alberghiero e del trasporto passeggeri per vie d’acqua interne.

Torino, Venezia, Genova e Cagliari. Sono queste le città metropolitane che in termini percentuali risentiranno di più delle conseguenze della pandemia, a causa della sofferenza di settori fondamentali nella loro economia (in ordine: automotive, turismo, trasporto marittimo e raffinazione petrolifera).

Al contrario, Catania e Bari, ma anche Bologna e Milano (che però è la più colpita in valori assoluti), sembrano meno esposte alle perdite.

A sostenerlo è uno studio realizzato da Cerved per Anci, l’Associazione nazionale dei Comuni italiani, in cui si monitora l’andamento di oltre 1.600 settori produttivi e si quantifica l’impatto del Covid19 sulle imprese delle 14 città metropolitane italiane.

Secondo Cerved, tra i principali operatori nella gestione del rischio di credito, le città metropolitane potrebbero subire nel prossimo biennio una perdita di fatturato dai 244 ai 320 miliardi di euro, quasi la metà del totale nazionale, a seconda dell’evoluzione del contagio e della “specializzazione” dell’economia locale.

Nel caso “soft”, perderebbero quest’anno l’11,8% dei ricavi (un po’ meno della media italiana, -12,7%), con un rimbalzo nel 2021 del 10,2% che non riporterebbe però i fatturati ai livelli del 2019 (-2,8%); in quello “hard”, la caduta dei ricavi sarebbe maggiore (-16,4%), anche se sempre inferiore alla media (-18,0%), e con un gap più ampio rispetto al 2019 (-4,3%).

Nel 2020 la città più colpita in termini percentuali (perché l’ordine cambia se invece si considerano i valori assoluti) risulta essere Torino, che registra un calo dei ricavi del 14,4% nel caso soft e del 20,2% in quello hard, seguita da Venezia (13,8% e 19,2%), Genova (12,5% e 17,9%) e Cagliari (12,4% e 18,2%), che alternano terzo e quarto posto in base allo scenario.

Seguono Messina (-12,4% e -17,7%), Napoli (-12% e -17,5%), Firenze (-12% e -17,2%) e Palermo (-12% e -17,1%), che però nello scenario peggiore è, insieme a Venezia, quella che chiuderà il 2021 con lo scarto maggiore sul 2019 (-5,7%).

Ancora: Roma (-11,8% e -16%), Bologna (-11,2% e -15,8%), Milano (-11% e -15,4%) e Reggio Calabria (-11% e -16%, quindi al livello di Roma nello scenario hard). Chiudono la classifica Bari (-10,6% e -15,1%) e Catania (-9,4% e -13,2%). In termini assoluti, invece, le maggiori perdite di fatturato nel biennio 2020-21 riguarderebbero Milano (da 74 a 97,6 miliardi di euro in meno in base allo scenario), Roma (da 63,2 a 82,4), Torino (da 26 a 34), Bologna e Napoli, entrambe da 15,4 a oltre 20 miliardi, Firenze (da 13,5 a 17,7), Genova (da 9,2 a 12,5) e Venezia (da 9 a 11,7).

Ovviamente, gli effetti più pesanti riguardano le zone con la maggiore concentrazione di settori gravemente danneggiati, con una perdita di più di un quarto del fatturato nel 2020 (oltre il doppio della media): attività in cui è difficile rispettare le norme di distanziamento, legate alla mobilità o con un forte calo dell’export.

La città metropolitana con la più alta quota di fatturato in questi ambiti è Torino (44,7%), seguita da Firenze (37,6%) e Venezia (35,7%). Ma ci sono anche casi in cui è maggiore il peso dei settori “anticiclici”, che si sono distinti per l’andamento positivo e che incidono in particolare sui ricavi di Catania (20%), Reggio Calabria (19%) e Firenze (17%).

Un’altra chiave di lettura riguarda l’occupazione: in questo caso è Venezia la città che in percentuale risulta più esposta allo shock, con 73.500 dipendenti nelle attività a maggiore impatto (42,6%), seguita da Messina (17.500, il 41% del totale) e Napoli (oltre 133.000, il 39,1% del totale). Paradossalmente Milano, con quasi 307.000 dipendenti a rischio, risulta ultima (29%).

Infine, lo studio segnala quali siano, in ogni città metropolitana, i settori che nel biennio 2020-21 subiranno il maggior calo di fatturato: a Torino, si prevede che l’automotive perderà 6,6 miliardi di euro, che salgono a 10 se si considerano gli altri comparti della filiera (concessionari e componenti).

Venezia risentirà, invece, del calo della domanda turistica, in particolare nel settore alberghiero (-0,8 miliardi di euro) e del trasporto passeggeri per vie d’acqua interne (-0,4miliardi).

Gli alberghi sono il settore più colpito anche a Messina (-0,2 miliardi) e figurano ai primi posti a Napoli (-0,7 miliardi) e a Cagliari (-0,1 miliardi), dove però vanno molto peggio l’automotive (-2,1 miliardi) e la raffinazione petrolifera (-1,5 miliardi). A Firenze il crollo riguarda la pelletteria e valigeria (-2,2 miliardi), a Genova i trasporti marittimi (-2 miliardi), con impatti sulla cantieristica (-0,6 miliardi).

A Roma le perdite più consistenti si registrano nella distribuzione di carburanti e combustibile extra-rete (-11,4 miliardi), a Milano, nei concessionari di autoveicoli e motocicli (-7,1 miliardi).

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