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Coronavirus Venezia, numeri record. Decessi come in aprile, ma senza lockdown

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Il coronavirus a Venezia e provincia continua ad aumentare la sua corsa. Dopo oltre due mesi di ripresa feroce dell’epidemia anche sul nostro territorio, quindi dopo due mesi di verosimile maggiore accortezza sulla sua prevenzione, giovedì 17 dicembre ha fatto registrare l’incredibile numero di 679 nuovi positivi in 24 ore.
Il nuovo aumento è più grande di ben 126 nuovi casi rispetto al giorno prima.
Previsioni, modelli e algoritmi sono da aggiornare continuamente dato che ora si prevede un nuovo picco per Capodanno.
E’ stata una delle giornate peggiori per il Veneziano anche per quanto riguarda i ricoveri: +21, cioè quasi uno ogni ora, notte compresa, per un totale oggi di 584 posti letto occupati per il virus (Ulss 3 e Ulss 4 assieme). 58 sono letti di terapia intensiva.
Non si abbassa la quota di decessi quotidiana che anche oggi propone 15 morti in 24 ore.
Venezia e provincia conta oggi 12.632 attualmente positivi. Ieri erano 12.301 gli attualmente positivi.
La situazione locale della diffusione del virus riflette quella nazionale in cui ieri è stato riscontrato che i numeri attuali sono sovrapponibili a quelli registrati ad aprile.
683 le vittime nelle ultime 24 ore (18.236 nuovi positivi) in Italia, mentre la media settimanale dei decessi è oggi pari a 659: la stessa che c’era il 9 aprile, quando l’Italia era in pieno lockdown generale e vi sarebbe rimasta ancora per circa un mese.
Resta proprio quello relativo alla mortalità il dato che preoccupa maggiormente

epidemiologici e statistici in queste ore, a fronte di un andamento della curva epidemica che gli esperti definiscono sostanzialmente stabile o di ‘plateau’ sia pure con un calo molto lento dei ricoveri in terapia intensiva e nei reparti di area medica.
Questa situazione di sostanziale stallo è evidenziata anche dai dati quotidiani diffusi dal ministero della Salute, che segnalano 18.236 nuovi positivi nelle ultime 24 ore (ieri erano 17.572) e i 683 morti di giovedì rispetto ai 680 di mercoledì.
Sono invece 185.320 i tamponi effettuati, in calo di circa 15mila rispetto ai quasi 200 mila di ieri, ed il tasso di positività (rapporto positivi/tamponi) è del 9,8% (in risalita rispetto all’8,8% di ieri).
Prosegue un lento calo nei ricoveri: sono 2.855 i pazienti in terapia intensiva, in diminuzione di 71 unità rispetto a ieri. Gli ingressi giornalieri in rianimazione sono 183.
Le persone ricoverate con sintomi nei reparti ordinari sono invece 26.427, in calo di 470.
Per noi la nota dolente arriva ancora dalla segnalazione delle regioni con il maggior aumento nel numero di positivi nelle ultime 24 ore.
Le regioni con il maggior numero di nuovi positivi in un giorno sono:
Veneto (4.402),

Lombardia (2.730),
Emilia Romagna (1.667).
“Continua il calo lento dei ricoverati in terapia intensiva e nei reparti di area medica, ed il tasso di positività resta sostanzialmente invariato perché le fluttuazioni giornaliere non sono molto indicative, anche se è marcatamente calato rispetto a 2 settimane fa. Ma a preoccupare – commenta Giuseppe Arbia, professore di Statistica economica all’Università Cattolica Sacro Cuore di Roma – è il numero dei decessi”.
Se si considera il trend tendenziale del numero di morti giornaliero, ovvero la media settimanale, “vediamo che oggi è pari a 659 – sottolinea Arbia -. Abbiamo cioè lo stesso numero medio di decessi che avevamo lo scorso 9 aprile. Ma allora l’Italia era in lockdown totale e vi sarebbe rimasta ancora fino al 4 maggio”.
Proprio attuando il lockdown generalizzato, “siamo riusciti a registrare un solo decesso giornaliero solo nel mese di agosto e ciò è stato frutto, appunto, delle misure fortemente restrittive prese prima”.
Ciò dimostra, avverte l’esperto, “come in questo momento vada necessariamente attuata un’ulteriore stretta altrimenti, complici le festività natalizie, una nuova accelerazione dell’epidemia sarà inevitabile”.
In altre parole,

afferma, “siamo in una situazione di plateau con la curva epidemica in lentissima discesa, sia per numero di casi ma soprattutto per numero di decessi.
L’unica soluzione per invertire il trend da una curva stabile ad una discesa marcata nel numero dei morti è, dunque, adottare misure più dure”. Al momento, infatti, la curva “cala ad un ritmo troppo lento e ciò per vari fattori, non ultima la stagione fredda che non favorisce il distanziamento”.
E’ insomma necessario “agire in fretta perché, stante le condizioni attuali e calcolando l’andamento pandemico – spiega Arbia – tra un mese avremo ancora circa 500 decessi al giorno”.
I morti a causa della pandemia, evidenzia inoltre l’ultimo monitoraggio della fondazione Gimbe, sono stati oltre 20.000 nell’ultimo mese e più di 31.000 sono quelli della seconda ondata dal 1 settembre.
Numeri che portano l’Italia al primo posto in Europa per decessi totali da Covid-19, ovvero 65.857, e per tasso di letalità, pari al 3,5%. Dati, conclude la fondazione, che “stridono molto con le parole del premier Conte secondo cui ‘con misure calibrate e ben circoscritte stiamo reggendo bene a questa seconda ondata’”.

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