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Coronavirus, in Italia sono 300.000 i casi. Oms: maggior incremento settimanale ora

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Coronavirus Venezia: +18 in 24 ore. L'esperto: l'età è cruciale

Coronavirus, in Italia 300mila casi di Covid ed è stabile la curva dei contagi. Il virus ha colpito nel nostro paese più di 300mila persone in otto mesi, dall’inizio dell’emergenza, seminando oltre 35mila morti.

E’ il pesante bilancio tracciato dall’ultimo bollettino, che segna in queste ore un aumento costante ma stabile dei contagi per il Covid: 1.392 nelle ultime ore.

Numeri che allarmano ancora, perché “continueranno a salire, anche se in modo graduale”, avverte il vice ministro alla Salute Pierpaolo Sileri, che aggiunge: “sono molto più preoccupato dai pranzi della domenica in famiglia e dalle cene con amici”.

E il titolare del dicastero, Roberto Speranza, invita tutti gli italiani a sottoporsi al vaccino influenzale.

Non è di consolazione vedere che fuori dai confini va molto peggio: l’Oms ha registrato il maggior incremento settimanale da quando è iniziata l’epidemia, un numero record di due milioni di nuovi casi è stato rilevato nella settimana dal 14 al 20 settembre (+5% rispetto a quella precedente), ma per fortuna il numero dei decessi è sceso del 10%.

Con il resto dei cittadini europei sempre più ammalati, l’Italia lancia un appello all’Unione dopo aver già disposto i test per chi arriva da Croazia, Grecia, Malta, Spagna e ora anche da gran parte della Francia, con i controlli già scattati negli aeroporti.

“Il rischio di avere casi d’importazione è elevato – riflette Sileri – Servirebbe una strategia più ampia, non solo dell’Italia nei confronti della Francia ma una visione dell’intera Europa per dare delle linee definite. Domani i casi saliranno anche in Germania e poi in Inghilterra. Fino a quando non avremo un vaccino questo è ciò che dobbiamo aspettarci. Potremmo fare dei test all’aeroporto anche se il tampone negativo non porta il rischio a zero”.

E in attesa dei vaccini anti-Covid, il ministro Speranza esorta gli italiani a sottoporsi a quelli influenzali in vista dell’autunno: ‘lo dico a tutti perchè quest’anno è ancora più importante e ottobre è il mese giusto per iniziare. Alle regioni è arrivato il 70% in più di dosi rispetto allo scorso anno”, spiega, annunciando che invece il vaccino per il coronavirus, quando sarà pronto, sarà somministrato “prima a medici e operatori sanitari e poi ai fragili e agli anziani”.

L’altra strategia in campo, prevista invece a breve termine, è quella di usare i test antigenici “anche fuori da aeroporti e scuola” e proseguire pure la sperimentazione dei test salivari, che potrebbero essere utilizzabili entro fine mese in maniera diffusa in tutta Italia”, prosegue il ministro.

Sono pronti invece “piani per la sanità da attuare grazie ai fondi Ue” – annuncia Speranza – che prevedono il rafforzamento di ospedali, assistenza sul territorio e sanità digitale.

Resta aperto anche il dibattito sull’apertura degli stadi e il numero consentito di tifosi. Dopo le affermazioni del coordinatore del Comitato Tecnico Scientifico, Agostino Miozzo – che in un’intervista si era detto preoccupato per la ripresa dei grandi eventi ricordando “le conseguenze drammatiche di Atalanta-Valencia nel febbraio scorso” – il vice ministro della Salute apre al contrario all’idea di ospitare più di mille persone nelle strutture sportive.

“Ritengo che siano troppo pochi. E’ giusto ora riaprire gli stadi, ovviamente non con la capienza completa”. E lo stesso ministro allo Sport Spadafora lascia intendere la possibilità di calcolare le presenze in base alla percentuale di capacità degli impianti: “il lavoro vero – dice – lo faremo da qui al 7 ottobre, quando uscirà il nuovo Dpcm”.

Nuove disposizioni che tengono conto dell’andamento della curva del contagio nel Paese, dove nelle ultime 24 ore resta ancora stabile il numero di contagi, con 1.392 nuovi casi e il numero dei decessi, 14 in un giorno, in lieve calo rispetto al trend dei decessi.

Continuano ad aumentare seppur di misura (+7) le terapie intensive, salite a 239. Un altro bilancio riguarda i presìdi utilizzati per combattere l’epidemia. Sulla base dei rilievi dell’Istat, Assosistema Confindustria rivela: l’Italia ha importato “dispositivi di protezione individuale per le vie respiratorie, comprese le maschere chirurgiche” per un valore complessivo di 1,1 miliardi nel periodo febbraio-maggio 2020 e “il 90% degli articoli acquistati proviene dalla Cina”. Ora serve una “valorizzazione delle aziende italiane ed europee produttrici di dpi marcati CE”.

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