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Condannato per stalking a Stra, perseguitava… i vicini

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Condannato per stalking a Stra, per atteggiamenti molesti e insistiti contro… i vicini.
Nessuno saprà cosa è passato nella mente di un signore sessantaseienne di Stra, che per due anni ha tormentato i vicini di due condomini attigui, con comportamenti, ora assurdi e infantili, come quello di lanciare petardi dalla finestra di notte. Ora bruschi, nei toni, e nelle offese, nelle volgarità rivolte senza freni a chi lo riprendeva, o peggio, chiamava le forze dell’ordine.
Ora dannosi e irresponsabili, come l’aver distrutto l’orto di una coppia passandoci sopra con il suo trattore. Ora stravaganti, come ascoltare la musica di notte ad altissimo volume impedendo agli altri di dormire. Perché l’ha fatto?, è lecito chiedersi.

Nessuno saprà cosa è passato nella mente della giudice penale di Venezia Sonia Bello che si è trovata a giudicare le stravaganze dolose di un uomo adulto e a infliggergli un anno e sei mesi di reclusione, con l’obbligo di un primo risarcimento di cinquemila euro per quegli episodi avvenuti tra il 2012 e il 2014. La giudice ha riconosciuto le caratteristiche dello stalking dalle circostanze testimoniali.

I residenti di quei due condomini, teatro delle vicende dibattute in tribunale, si sono costituiti parte civile assistiti dall’avvocato Pascale De Falco che sosterrà le accuse di danno materiale e morale. I condomini hanno testimoniato altresì di danneggiamenti alle macchine, a loro giudizio provocati sempre da ‘lui’, dal loro minaccioso e imprevedibile vicino di casa, che qualcuno ha definito ‘dispettoso’.

Ritorna la domanda: perché l’ha fatto? Perché tutte quelle offese, ingiurie, minacce di far saltare in aria tutto? Se ricorrerà in appello, il signore di Stra, forse potrebbe esserci il tempo per indagare, capire perché un uomo si comporta in modo tale da farsi odiare, da costringere i vicini a denunciarlo, a infliggergli un processo. E se la vicenda risale a circa dieci anni fa, cosa è accaduto negli anni successivi? Forse qualcuno, come i servizi sociali, sarebbe potuto intervenire in quei due anni, parlare con l’uomo o con i suoi familiari, se ne avesse avuti, con i vicini, per comprendere i motivi di tanta irresponsabilità.

Pare evidente che quei comportamenti meritassero una lettura competente ancor prima della denuncia e che ancor prima della sanzione l’uomo dovesse essere aiutato a capire, a prendere coscienza delle ragioni degli altri.

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