Il cinema può salvare la vita? Può far ”vedere” il mondo e i suoi colori? Può rendere felici? L’emergente Maurìcio Gomyde, autore del romanzo Il cinema della felicità (Garzanti, pagg.250, €16,90), narrando la storia personale di Pedro, un giovane brasiliano come lui, vuol far sperare il lettore, coinvolgendolo in un viaggio on the road tra risate, violenza e genuinità del mondo.
Il protagonista gestisce un videonoleggio ed è l’ideatore di un cineforum. La sua missione? Aiutare le persone con i suoi consigli da esperto cinefilo e far tornare il sorriso a chi l’ha perso, in una parola: c’è il film giusto per ognuno di noi. Pedro ha però scoperto che sta per perdere la vista ed è lui ad aver bisogno d’aiuto. Armato di cinepresa, parte per un viaggio che lo porterà a girare un film con un copione a dir poco originale: la vita e la sua imprevedibilità. Lo accompagneranno il suo migliore amico Fit e le belle Cristal e Mayla.
Anche nei momenti più bui, se crediamo nell’amore e nell’amicizia, troviamo sempre il modo per ricominciare. Questo il vero messaggio di Il cinema della felicità, un romanzo che unisce malinconia e tristezza al romanticismo e ai buoni sentimenti, scritto senza fronzoli, con numerose citazioni cinematografiche, semplice e puro come il suo protagonista.
Pedro negli anni ha imparato che i film sono in grado di guarire le ferite. Di mostrare il lato positivo anche nei momenti in cui la vita sembra in bianco e nero. ”La vita è già troppo piena di mali e di percorsi prestabiliti a prescindere dalle persone. La sua idea di cinema non aveva nulla a che vedere con la rappresentazione degli aspetti cupi della vita”.
Ed è proprio nel momento più terribile della sua vita, che decide di affidarsi completamente alla settima arte, sentendosi invincibile, una sorta di antieroe della vita e anche l’impensabile diventa possibile. A mettere in moto una macchina chiamata amatorialità sono i compagni di viaggio Fit, Mayla e Cristal, che con la loro amicizia, il sacrificio e i loro silenzi complici, lo aiuteranno a vivere.
Buon samaritano, spericolato, violento, Pedro deciderà di vivere appieno quel viaggio, senza farsi mancare nulla…con colonna sonora inclusa, quella delle ”più grandi canzoni d’amore di tutti i tempi”.
Un romanzo on the road, di formazione, con un sapore moderno alla Kerouac, Il cinema della felicità finisce per emozionare, per far arrabbiare, divertire e commuovere, con una scrittura scorrevole, forse a tratti anche troppo semplice (soprattutto nei dialoghi), ma intensa. Uno splendido viaggio tra cinema e realtà!
Alice Bianco
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