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Chicca a sei anni è stata buttata dalla finestra perché non voleva essere violentata

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Chicca a sei anni è stata buttata dalla finestra perché non voleva essere violentata

Il 12 novembre del 2015 i carabinieri che da quasi un anno e mezzo stavano indagando sulla morte di Fortuna Loffredo, Chicca, la bimba di sei anni precipitata da un piano in quella fase ancora indefinito di un palazzo del Parco Verde di Caivano, arrestarono Raimondo Caputo, soprannominato Titò, all’epoca quarantatreenne. Non era accusato di aver ucciso Fortuna, ma di aver violentato le tre figlie piccole (nate nel 2005, 2010 e 2012) della sua convivente, Marianna Fabozzi, arrestata anche lei perché sapeva e lasciava fare. Pure Fortuna aveva subito violenze: non il giorno in cui morì ma in precedenza. E non una sola volta ma tante.
Ieri mattina Caputo ha ricevuto in carcere un’altra ordinanza d’arresto. E stavolta l’accusa è di omicidio: Chicca l’avrebbe uccisa lui buttandola dal terrazzo all’ottavo piano di quel palazzo la mattina del 24 giugno di due anni fa. Perché lei cercava di sottrarsi all’ennesimo stupro.

Come si è arrivati a questa drammatica ricostruzione della realtà? Tutto è partito da dai disegni.
I disegni di una bambina (raffiguranti strisce sul volto di un uomo) hanno consentito agli inquirenti di venire a conoscenza del degrado familiare in cui la piccola viveva e a metterli nella condizione di fare luce sulla tragica fine di Fortuna Loffredo, violentata e uccisa a sei anni nel parco verde di Caivano.

La bimba venne ascoltata la fine dello scorso anno alla presenza di una psicologa in una casa famiglia dove era stata portata dopo l’allontanamento dalla sua famiglia.
La bimba dice di non volere tornare nella sua vecchia casa e racconta che solitamente dorme con un uomo. Le viene chiesto di disegnare quell’uomo e lei lo fa. Lo raffigura con delle strisce sul volto che somigliano a dei serpenti.

La piccola, anche nella casa famiglia, lamenta dolori nelle parti intime e rivela che li avvertiva anche prima di essere trasferita. A questo punto, su richiesta della consulente, mostra i punti (parti intime) dove veniva toccata dall’uomo che dormiva con lei. Tutto questo, dice, avveniva quando la mamma era in casa e che lei glielo aveva pure riferito. La donna, però, le rispondeva “…poi ti passa…”. Gli esami specialistici sulla bambina hanno poi rivelato inequivocabilmente i segni delle violenze sessuali subite.

La Morte di Fortuna Loffredo, Chicca: ecco la testimonianza dell’amichetta.

Durante il colloquio con pm e psicologa, l’amica (che oggi ha 11 anni) di Fortuna Loffredo – la bimba di sei anni uccisa il 24 giugno 2014 nel Parco Verde di Caivano (Napoli) – ricostruisce gli ultimi minuti di vita di Chicca, compreso il tentativo di violenza e la reazione della piccola.
Fasi che precedono il volo dall’ottavo piano del palazzo dove abitava. Per il gip le affermazione dell’amica di Chicca sono “assolutamente illuminanti ed inoppugnabili” gli elementi che vengono riferiti.

Amichetta: “Mia mamma stava nella cucina. Io stavo lavando per terra. Poi Chicca è venuta a bussare alla porta. Mi ha detto: ‘vuoi giocare?’; ho detto io: ‘aspetta, sto lavando per terra’. Si è seduta sul divano e ha detto: ‘a me mi fanno male le scarpe'”.

A questo punto il pm si fa elencare le persone presenti in casa in quel momento e la piccola risponde che c’erano la mamma, la sorellina, Chicca e Raimondo Caputo. Chicca, riferisce ancora la bambina, esce per andarsi a cambiare le scarpe. Le dice che sarebbe poi ritornata.

Psicologa: “…chi è uscito con lei? Cosa è successo?”
Pm: “É uscito qualcuno, è uscita da sola?”
Amichetta: “con Caputo Raimondo”
Psicologa: “Quindi, è uscita Chicca; poi?”
Amichetta: “Caputo Raimondo”.

La psicologa chiede alla bambina di ricostruire bene l’accaduto e rispondendo al pm, l’amichetta di Chicca riferisce che Raimondo e Chicca sono saliti, invece di scendere. Circostanza che, riferisce ancora la bambina, ha visto anche la mamma.

La piccola, una volta finito di lavare a terra chiede alla mamma di accompagnarla a prendere Chicca per giocare.

La bambina riferisce che, in compagnia della mamma, ha visto Raimondo Caputo violentare Chicca all’ottavo piano.

Psicologa: “Che stavano facendo?”
Amichetta: “La violentava”.

La psicologa chiede alla bambina di spiegare meglio quest’affermazione, e le chiede se Chicca era in piedi o sdraiata. La bimba risponde che Chicca era sdraiata:
“Anche lui sdraiato – continua – e si buttava addosso” a Chicca mentre la bambina “gli dava i calci”.

Psicologa: “Chicca gli dava i calci. Poi cosa succedeva? Cosa vedete?”
Amichetta: “Che lui l’ha buttata giù?”… “la prende in braccio e la butta giù”.

Dalle domande che seguono emerge che, in realtà, la bambina non ha visto il gesto con il quale Chicca è stata lanciata nel vuoto.

Pm: “Pensi che l’ha buttata giù perché poi hai sentito o visto qualcosa?”
Amichetta: “Perché ho sentito le urla”.

La bambina, con la madre, a questo punto – sempre secondo il racconto – scendono al piano sotto l’ottavo. La mamma sviene e Raimondo Caputo le porge un bicchiere d’acqua.

Pm: “Quando avete visto questa cosa, mamma ti ha detto qualcosa?”…”per esempio ‘non dirlo a nessuno’, ‘manteniamo il segreto’, oppure ‘diciamolo a tutto il parco Verde’.
Amichetta: “che rimaneva un segreto…”.

Mario Nascimbeni | 30/04/2016 | (Photo: teleimagine) | [cod omifo]

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