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Bilancio di mandato del porto, Musolino: «Per un altro mese ci sono». L’ex presidente si ricandida

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Mentre attende la nomina del nuovo presidente dell’Autorità portuale, il commissario straordinario Pino Musolino traccia il bilancio del proprio mandato e dice: «Per un altro mese, mese e mezzo intanto ci sarò. Per il resto, mi sono candidato», mentre presenta 80 pagine di dati, cifre e risultati ottenuti negli ultimi quasi 4 anni della sua presidenza. Dalle infrastrutture ai conti rimessi in ordine, dal debito dimezzato alle strategiche relazioni internazionali intrecciate: «quello di Venezia e Chioggia è un sistema portuale che sta bene».

Restano alcune questioni in sospeso riconosce, come il tema delle grandi navi e delle crociere, «partita che si gioca in sede di comitatone», mentre la compatibilità del Mose con l’attività portuale, tra le preoccupazioni degli operatori diretti e dell’indotto che hanno proclamato uno sciopero mercoledì 7 ottobre, «non è un problema nato ieri. Neppure i difetti della conca di navigazione sono un fatto nuovo. Sono 17 anni che se ne discute. Personalmente non ritengo di avere responsabilità. Ci si deve chiedere se le prescrizioni e le compensazioni dell’allora sindaco Costa sono state realizzate – mentre sullo sciopero – Rientra nei diritti dei lavoratori – afferma – Altre categorie hanno fatto sentire la loro voce, bene che venga presa la parola anche al porto e anche a difesa del crocierismo che in passato ci ha visto in contrapposizione con alcune categorie sindacali».

«Bisogna – continua l’ex presidente dell’Autorità di sistema portuale sul Mose e le alzate delle barriere –  lavorare sul sistema previsionale, se non sulle opere in sé, almeno nel breve periodo. Un migliore sistema di anticipazione permette di ridurre i problemi. Certo – continua – l’interferenza rimane: la paratia sollevata c’è. Ma un conto è averla per il 30% del tempo, un altro è averla per il 10%. Il sistema previsionale aiuta perché se riduciamo da 48 ore a 6, quelle necessarie per arrivare al momento dell’alzata delle barriere mobili, noi dal porto contattiamo le compagnie e diciamo loro di accelerare o frenare, a seconda».

Per quanto riguarda i fanghi, il commissario ricorda che dal 2017 ne sono stati dragati 702 mila metri cubi, altri 600 mila sono in programma, per riportare l’operatività di Venezia e Chioggia. I sedimenti più inquinati attraverso il dragaggio vengono tolti dai fondali, inertizzati e sistemati nelle casse di colmata e in modo che non vengano dispersi in laguna. «Si è arrivati ad avere pochi fanghi inquinati grazie al lavoro fatto», afferma.

Poi ricorda gli incidenti delle crociere. «Ho scritto ad altri presidenti. Dissi loro che avremmo dovuto affrontare a livello europeo la crocieristica, poiché l’industria in questo momento non sposa più dimensioni europee, (navi per porti caraibici o porti asiatici). I porti europei esistono da centinaia di migliaia di anni, con caratteri loro. Invece di seguire le economia di scala, adattando di volta in volta le infrastrutture, dovremmo avviare riflessioni sulla stazza, magari attraverso regolamentazioni di stampo europeo».

Per lo sviluppo del porto industriale è necessario porto Marghera, afferma Musolino: «impianti e piazzali sono la grande forza del sistema portuale, le fabbriche hanno bisogno della connessione ferroviaria e stradale che fa la differenza. Sono stati 4 anni di lavoro durissimo», dice. «Ma dei 166 milioni di euro di indebitamento ne abbiamo ridotto il 48% portandolo a quota 80 milioni, con politiche espansive post keynesiane, attenzione alle spese e oltre 300 milioni di euro di opere e investimenti».

Negli ultimi tre anni sono stati manutenuti 24 chilometri di strade e 350 mila metri quadri di piazzali per oltre 800 mila euro, 45 chilometri di rete ferroviaria e 62 di scambi per oltre 500 mila euro; sono stati scavati e conferiti oltre 700 metri cubi di fanghi per un importo di oltre 11 milioni di euro. Complessivamente sono stati svolti lavori per 45,4 milioni di euro e sono in corso o in progettazione nel periodo 2017-2020 ulteriori 286 milioni di lavori tra opere di banchina e marginamenti, viabilità, interventi su fabbricati, escavi, impiantistica, opere ferroviarie, manutenzione segnalamenti e rilievi idrografici. Il porto ha visto approvare 23 progetti europei per oltre 35 milioni di euro di finanziamenti a beneficio delle attività portuali di Venezia e Chioggia.

«Interventi infrastrutturali mirati e sostenibili, solidità finanziaria e progettualità europea – conclude Musolino – hanno contribuito a fare negli ultimi anni del sistema portuale veneto un polo economico capace di sviluppare, grazie alle 1260 aziende insediate, una produzione diretta di 6,6 miliardi di euro, pesando per il 27% sull’economia comunale e per il 13% su quella metropolitana. Misurando anche l’indotto, l’impatto economico totale è quantificabile in oltre 92 mila posti di lavoro. Tra produzione diretta, indiretta e indotto, il sistema portuale veneto vale 21 miliardi di euro, una grande realtà, dunque, che merita altrettanto grandi attenzione e responsabilità da chi lo guiderà nei prossimi anni».

Antonella Gasparini

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  1. Allora forse il MOSE salverà Venezia più che dall’alta marea (visto che tutte quelle fino a 130 cm, ce le terremo, e allora non si capisce a cosa è servito farlo se non consentire di far soldi a palate a certi furbi…), ma … dalle navi?
    Magari, anche perché nei dati elencarti relativi alle gestione Musolino, che a quanto pare ha più a cuore le navi della salute dei cittadini, guarda caso non c’è una sola parola sulla mancata elettrificazione delle banchine, prevista ancora nel 2016 al punto 8.6 allegato “A” della DCR 90/2016 della Regione Veneto, ma mai realizzata. Eppure era fondamentale per consentire alle navi in ormeggio di usare l’elettricità fornita da terra senza mantenere accesi i motori giorno e notte, con rumore continuo e inquinamento dell’aria proprio davanti alle abitazione dei veneziani!
    In questi anni ho letto solo trionfalismi dell’aumento dell’attività portuale, ma non una parola sul grave inquinamento che comporta. E non parliamo solo di grandi navi da crociere: ci sono pure quelle, e tante, mercantili e petroliere! Se lo sviluppo del porto significa morire peggio e prima, meglio che le navi se ne vadano altrove, e che Musolino si occupi di qualcos’altro, magari l’elettrificazione dei mezzi di terra all’aeroporto, anch’essa prevista dalla medesima DCR al punto 8.14, e mai attuata (e di cui in un incontro con la Save a Tessera, dopo che qualcuno tentava di convincere la gente che l’aeroporto non inquina un granché, parevano cadere dalle nuvole in merito…), con l’ulteriore inquinamento che tali mezzi contribuano a produrre, in aggiunta a quello degli aerei. Se i lavoratori protestano perché rischiano di perdere il lavoro (a volte precario e con stipendi miseri…), i cittadini dovrebbero protestare perché rischiano la salute, e magari pure di ammalarsi di tumore e morire tra grandi sofferenze…
    Prof. Fabio Mozzatto

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