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Attacco hacker Ulss 6 Euganea, Procura di Venezia sequestra sito

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Attacco hacker Ulss 6 Euganea di Padova, immediata risposta della Procura di Venezia: sequestrato sito individuato dalla Polizia Postale, si tratta di lockbit 2.0 di dominio uzbeko.

La Procura distrettuale di Venezia ha sequestrato un sito web contenente i dati diffusi dai pirati informatici firmatisi lockbit 2.0 che hanno hackerato i dati della Ulss 6 Euganea (Padova) rendendoli inutilizzabili dopo che erano in parte stati pubblicati sul dark web.

L’attività giudiziaria era nata a seguito di una richiesta di estorsione con la quale gli autori dell’attacco chiedevano all’Ulss 6 il pagamento di una somma di denaro per la decriptazione del sistema informatico, minacciando in mancanza della corresponsione economica, di pubblicare, come in parte avvenuto, dei documenti personali e sanitari prelevati in occasione dell’attacco.

Poco dopo lo scadere del termine, due giorni fa, per il pagamento, gli hacker hanno pubblicato parte dei dati e in base al gesto la Polizia postale e delle comunicazioni per il Veneto è risalita alla fonte bloccandola su ordine della Dda veneziana. Si tratta di un attacco riconducibile al dominio uzbeko lockbitatp.uz. Il provvedimento è stato prontamente eseguito dalla Polizia postale, che lo ha notificato a tutti gli Internet service provider italiani che hanno così inibito l’accesso a detti contenuti.

L’attacco hacker alla Ulss 6 Euganea di Padova ha fatto molto scalpore in quanto per la prima volta i pirati informatici avevano colpito un sito governativo dedicato alla sanità pubblica nella nostra regione. E, forse ancora più grave, dopo aver richiesto una somma di denaro in bitcoin (che, come conferma l’azienda sanitaria, non è stata pagata) per rendere di nuovo visualizzabili i dati informatici, i malintenzionati li avevano pubblicati on line.
Si trattava di dati sensibili sottratti da hacker dagli archivi dell’Ulss 6 Euganea come un vero e proprio furto informatico.

In seguito all’attacco informatico subito, l’Azienda Ulss 6 Euganea ha reso noto che erano 9346, suddivisi in 51 cartelle, i file pubblicati dagli hacker. L’azienda sociosanitaria ha lavorato e lavora tuttora in stretto e costante contatto con la Procura della Repubblica e la Polizia Postale e provvederà a informare le Autorità competenti. Da una prima analisi, effettuata da tecnici specializzati, è emerso che le informazioni copiate e pubblicate dai malviventi sono per lo più documenti di carattere amministrativo e gestionale, come procedure, verbali, regolamenti e disposizioni interne. Nel corso del controllo sono però emersi anche file con dati personali e sanitari.

La vicenda ha avuto inevitabilmente anche un carico politico. “La Giunta regionale fornisca un’informativa al Consiglio in merito a quanto sta avvenendo nell’Ulss 6 Euganea, dopo l’attacco hacker del 3 dicembre scorso e la recente pubblicazione nel dark web di migliaia di file contenenti dati sanitari ed altre informazioni sensibili dei cittadini padovani e del personale sanitario” ha dichiarato la consigliera regionale Erika Baldin del Movimento 5 Stelle. “Vogliamo essere informati su quanto è stato fatto per tutelare la privacy dei cittadini veneti – ribadisce – si parla di dati sanitari quindi informazioni iper sensibili e massimamente tutelate dalla normativa in materia di protezione dei dati personali”. “Quali contromisure sono state messe in campo dopo l’attacco hacker? I nostri dati sanitari sono al sicuro? È questo che si chiedono i cittadini veneti e su questo chiediamo la massima trasparenza”, domanda la consigliera regionale. “Proprio nelle stesse ore è la notizia di un altro data breach che ha coinvolto la casa di riposo di San Donà di Piave: se gli hacker hanno preso di mira la sanità e il sociale, bisogna alzare la guardia”, conclude Baldin.

“La risposta della Regione alla diffusione dei dati non può essere semplicemente ‘gli hacker hanno lavorato per niente, noi non paghiamo riscatti’ oppure ‘lasciamo lavorare la Procura’, perché il danno è stato fatto comunque. Il punto è capire cosa fare per evitare che succeda ancora. Esiste una strategia per rafforzare la sicurezza informatica, specialmente in un campo così sensibile?” è stata invece la replica del capogruppo del Partito Democratico Veneto Giacomo Possamai, insieme alla vicecapogruppo Vanessa Camani e ai consiglieri Annamaria Bigon, Francesca Zottis, Jonatan Montanariello e Andrea Zanoni. “Il fatto che siano state coinvolte altre Regioni – sottolineano – non sposta di una virgola il problema. È stata un’azione indegna e criminale ed è bene ribadirlo, la nostra solidarietà va a tutte le persone che hanno visto trafugare i loro dati sensibili. Tuttavia sarebbe importante capire il perché di questa falla informatica e le responsabilità, se software e servizi sono gli stessi in tutte le Ulss e quindi il livello di sicurezza è identico o se qualcuna, è più esposta agli attacchi”. “Domande a cui Zaia e la Regione – concludo i DEm – avrebbero dovuto rispondere già da qualche settimana, con la massima trasparenza nei confronti dei cittadini, a cui va garantito che i loro dati sono al sicuro, pur sapendo che il rischio zero non esiste”.

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