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Arsiè, ronde contro i ladri flagello degli abitanti

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Pur colpiti, preoccupati e offesi dalle razzie dei banditi che minacciano e feriscono la serena quotidianità degli abitanti di Arsiè, i paesani non perdono la testa e con civile impegno, forche e badili in mano, solo come deterrenti, e un’unica pila per arma e un telefonino collegato alla polizia e al sindaco, inaugurano il civile contrasto ai ladri, che già nei giorni scorsi hanno visitato decine di abitazioni in poche settimane.
Arsiè, un paesino abitato situato in un piccolo comune in provincia di Belluno, si trova in una piana circondata da montagne, a Nord del Lago del Corlo, un lago artificiale creato nel 1954 per la produzione di energia elettrica, sbarrando il torrente Cismon.
La frazione interessata, conta pochi residenti, da oltre mille, a duecentocinquanta in pochi anni, che non si sarebbero mai aspettati di dover vivere quest’arrembaggio di ladri, capaci di tutto.
Entrano nelle case, tagliano le reti di recinzione, sentendosi evidentemente liberi di violare ogni decente diritto. E non sono disposti a soccombere.

Forse ricordano che buona parte del territorio del Comune è stato teatro della prima guerra mondiale in quanto localizzato nei pressi del vecchio confine di Stato: dopo la rotta di Caporetto, Arsiè si trovò in territorio di retrovie austriache fino alla fine del conflitto. Le truppe tedesche arrivarono assediando il Forte Tagliata della Scala, situato a metà delle scale di Primolano.
Per difendere il confine si erano costruiti molti forti all’interno del territorio comunale ma alcuni non vennero mai utilizzati, come ad esempio il Forte Cima Lan che fu fatto esplodere dalle truppe italiane stesse per paura che cadesse in mano al nemico.
Un altro forte presente è quello di Cima Campo, chiamato anche “Forte Leone”. Anche questa fortezza non venne mai utilizzata ma, al contrario del Forte di Cima Lan, non fu fatta esplodere. Su questa struttura, al pari di quanto era stato fatto sulle fortezze del vicentino, il comandante fece sostituire le bocche da fuoco con dei tronchi di legno dipinti di nero in modo che i nemici, se fossero passati con l’aereo sopra il forte, non si sarebbero accorti che era stato disarmato.(Fonte WipiKedia)

Il buonsenso sembra prevalere nella storia e nelle vicende di Arsiè, tanto è vero che gli abitanti trasformati in vigili investigatori, hanno scelto la mediazione e il lavoro comune con le istituzioni. Sanno che i ladri girano con una Fiat Panda e loro controllano il territorio, si consultano con il vicinato, senza mai desistere. E pur in preda all’esasperazione, senza mai esagerare.

Nulla a che vedere con altre forme e modalità di azione di altre ‘ronde’ e affini, distinguendosi sia dalle Camice verdi di Verona, dalle ronde, targate Lega Nord di Treviso, fino a quelle più recenti dell’estrema destra di Milano o Bologna. Lo stile degli abitanti di Arsiè è fortemente istituzionale, sostenuto dal sindaco Luca Strapazzon e dalle Forze dell’Ordine. Un esempio di civica protesta, dove ognuno svolge il ‘suo’ compito, senza prevalere su quello degli altri.

Tutti sperano che i malviventi abbiano compreso che una città che si muove sui diritti costituzionali, una collettività responsabile e attenta che si orienta sui dettami della civiltà, indagando con una pila in mano e un cellulare, debba essere rispettata sul piano etico della restituzione e della giustizia.
Sì, Arsiè docet.

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