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Arrivo dei profughi, da Roma a Treviso gente in rivolta. E ovunque deve intervenire la polizia e ci sono agenti feriti

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Arrivo dei profughi: da Roma a Treviso la gente scende in strada in rivolta. La cosa anomala è che mentre i prefetti continuano sulla loro strada dal ministero arrivano messaggi di violenza comunicativa “Non cambia niente”, ove ci sono disordini deve intervenire la polizia che porta a casa sempre agenti feriti.
Ma che Italia è diventata?

A Roma, in particolare, duri scontri tra manifestanti – Casapound in prima linea – e forze dell’ordine, con 14 agenti feriti e due arresti.

Dal Viminale si fa sapere che “non cambia niente” nel piano di distribuzione degli stranieri secondo i parametri concordati con le Regioni.

I prefetti, è l’indicazione, proseguiranno nella “paziente e caparbia” ricerca di soluzioni di ospitalità su tutto il territorio nazionale.
Ed esplode la polemica politica, con Lega e centro-destra che mettono sotto accusa il premier Matteo Renzi ed il ministro dell’Interno, Angelino Alfano.

Quinto di Treviso presenta l’altro fronte incandescente: qui la protesta – sostenuta anche da rappresentanti di Forza Nuova – è iniziata con l’arrivo di 101 profughi in un residence.

(Qui l’articolo di ieri: Quinto di Treviso, appartamenti per profughi allestiti e arredati nei condomini: è rivolta dei residenti. Polizia per sedare gli animi)

Il sindaco di Treviso, Giovanni Manildo ed il governatore del Veneto, Luca Zaia, l’hanno sostenuta scagliandosi contro il prefetto. Dopo ore di tensione gli stranieri sono stati trasferiti nell’ex caserma ‘Serena’, a cavallo dei comuni di Treviso e Casier.

A Roma, gli stranieri da sistemare erano soltanto 19. La struttura individuata dal prefetto della Capitale, Franco Gabrielli, era un’ex scuola a Casale San Nicola, periferia Nord della città. In mattinata un blocco stradale di cittadini ha impedito l’accesso del pullman che trasportava i profughi.
Molto attivi, anche in questo caso, i militanti di destra, quelli di Casa Pound.

Gabrielli ha subito indicato la linea ferma, con la rimozione del blocco da parte delle forze dell’ordine. Sono seguiti lanci di bottiglie e tafferugli, ma il mezzo è arrivato nella struttura. Il prefetto ha definito l’accaduto “una cosa indecente e indecorosa”.

Le due situazioni di tensione, naturalmente, sono state cavalcate per polemiche contro il Governo. “Invece di rompere le palle ai sindaci e ai cittadini (italiani e immigrati regolari) che protestano – ha tuonato il leader della Lega, Matteo Salvini – che i prefetti facciano il loro lavoro e la smettano di coccolare migliaia di clandestini. Accoglieteli in Prefettura o a casa vostra, se li volete. Vabbè che dipendete da Alfano… ma vergognatevi!”.

Per la presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, “i responsabili dell’ennesima mattinata di scontro sociale nella periferia di Roma hanno nomi e cognomi precisi: Matteo Renzi, Angelino Alfano, Ignazio Marino. Si dovrebbero vergognare. Per questi signori l’emergenza immigrazione si risolve facendo entrare tutti gli immigrati e stipandoli in luoghi lontani dagli occhi, ovvero nelle già degradate periferie”.

Simone Alfano (Forza Italia) ha invitato a “cacciare al più presto Alfano, un incapace chiuso a palazzo, che non avendo mai fatto politica sui territori non conosce i problemi connessi alla loro gestione”.

Il quotidiano dei vescovi Avvenire ha invece criticato duramente il governatore Zaia: “aizzare il fuoco della protesta può condurre in territori pericolosi. Non serve al Veneto questa ondata di intolleranza, Zaia sa essere responsabile: sia governatore, non attivista di partito”.

Anche l’Unhcr si è schierata a difesa degli immigrati: “alimentare consapevolmente la retorica xenofoba e razzista nei confronti dei rifugiati, attribuendogli falsi privilegi ed indicandoli come causa di disagio per i cittadini italiani è pericoloso, poiché fomenta tensioni sociali di difficile gestione”.

Il premier Renzi si è fatto sentire con una telefonata al sindaco di Treviso, al quale ha manifestato attenzione per l’emergenza. Dal Viminale fanno sapere che il piano di smistamento degli stranieri che sbarcano prosegue, con l’obiettivo di riequilibrare le presenze sul territorio sgravando le regioni che ora sopportano il peso maggiore dell’ospitalità (la Sicilia in primis).
Un compito difficile, visto che ci sono già 84mila stranieri nel sistema di accoglienza e gli sbarchi si susseguono a ritmi elevati (e a Cagliari oltre a 450 profughi arriverà anche il cadavere di un giovane africano deceduto prima dei soccorsi): gli arrivi nel 2015 hanno superato quota 82mila. Difficile il compito dei prefetti, chiamati ad individuare posti letto, tra le proteste dei territori.

Mario nascimbeni

18/07/2015

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