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Anche la banca diventa bar: 50 ora i locali a Santa Margherita. Di Andreina Corso

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Il problema Movida e i suoi affluenti, vien da dire ridendo amaro.
Abbiamo ricevuto una bella lettera, lungimirante da Eric, cittadino canadese, che riportiamo qui sotto, per chi non l’avesse ancora letta.

“Sono canadese e sono andato due volte in Venezia. Mi piace molto questa città, e se fosse possibile, vorrei andarci per lavorare “a distanza” qualche mese all’anno. Durante l’anno scorso, ogni giorno, ho guardato webcams in Venezia (ho visto Piazza San Marco e i canali svuoti, poi ho visto le riprese di “Mission Impossibile”, poi la gente che cominciava da venire di nuovo in Venezia, e recentemente i neolaureati sulla Piazza San Marco). Sono triste ogni volta che leggo storie di negozi che chiudano e cittadini che vanno via. Penso che la prima cosa da fare è chiedere ai cittadini perché se ne sono andati via. Forse pensate che conoscete tutte le ragioni ma forse potete imparare molte cose se chiederete ai cittadini. Penso che i lavori a distanza possono essere una possibilità per avere nuovi cittadini in Venezia (ma è anche importante che rimangono i cittadini originali). Scusi il mio italiano, sto imparando”.

Eric, che ringraziamo ancora, congratulandoci per il suo ‘italiano’ ci suggerisce di parlare con i cittadini, ascoltarli per meglio capire, proprio perché la capacità di dialogare permette a tutti di trovare nuove forme di comunicazione per arginare indignazione, silenzio e indifferenza.

Ritorna l’incubo notturno di campo Santa Margherita (senza dimenticare altre zone, come Rialto, i Tolentini, gli Ormesini a Cannaregio e altre parti della città, gradite ai giovani).
Ritorna perché anche la storica Cassa di Risparmio, dirimpettaia dei banchi del pesce, si trasformerà in bar, o qualcosa di simile, nel senso che offrirà bevande alcoliche, aumentando il numero dei locali che arriveranno a quota 50.
Un bel traguardo e un brutto presagio.

I saggi invitano a non confondere le cause con gli effetti.
E per ora sappiamo che molte famiglie che vivono nelle zone limitrofe, non ne possono più, se ne vogliono andare, vessati dai tormenti notturni causati dalle notti in bianco e dalle spiacevolezze che le prime luci dell’alba mettono in risalto.
Questi residenti, sembrano non avere scelta, anche se lasciare la propria città è un dolore immane.
Altri, vivono aspettando un’abitazione, magari pubblica, le raccomandate che intimano allo sfratto, sono già arrivate. E anche quelle tolgono il sonno.
E poi ci sono quelli che la casa vuota ce l’hanno e che la tengono chiusa.
Non la affittano ai residenti o alle giovani coppie, ma, spesso, a turisti per brevi periodi.
Ne traggono più guadagni e a proposito della sbandierata libertà degli ultimi tempi, ognuno è libero di fare quel che vuole e gli conviene. O no?

Lasciamo in sospeso il punto interrogativo e comprendiamo che la somma delle responsabilità e delle irresponsabilità, non fa un totale.
E a proposito di diritti: gli esercenti di guadagnare, i ragazzi di bere, i plateatici di allargarsi, la movida di affermarsi, soprattutto di sabato notte: la notte brava induce alla vendetta dopo più di un anno di segregazione. Basta mascherine, distanziamento, son cose passate, da dimenticare.

C’è chi ricorda, come l’Assessore al Commercio Sebastiano Costalunga, che Il problema era già stato affrontato molti anni fa e che si era trovata una soluzione con una sorta di autogestione concordata tra residenti ed esercenti.
Questi ultimi avevano anche incaricato le guardie giurate per la vigilanza privata.
I Comitati, le associazioni, la raccolta di firme e le petizioni al Sindaco, non hanno avuto effetto alcuno.
I vigili non possono rispondere agli effetti di una marea di problemi, di interessi economici e al sacrosanto diritto dei residenti di poter vivere in santa pace.
Non ce la fanno: per numero e per competenze.

Eppure di loro, dei ragazzi che affrontano la notte con tanta (apparente?) disinvoltura e irragionevolezza, si sa poco.
Di loro si parla per sottrazione, poco o nulla si indaga su questa tendenza a ‘smarrirsi’.
Poco si sa dei loro sentimenti.
Quindi, oltre ai controlli, forse bisognerebbe parlare con loro, formare momenti di incontro e di reciproco ascolto fra residenti, esercenti e loro, le ragazze e i ragazzi che vivono in apnea e distanti da un mondo adulto che in fondo, è anche questo che ha lasciato in eredità.
E che forse potrebbe ripensarsi, assumendosi le proprie responsabilità e mettendo a disposizione il dialogo in famiglia, a scuola, nel mondo del lavoro, per capire se qualche alternativa alle notti brave, c’è, oppure no.

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2 persone hanno commentato. La discussione è aperta...

  1. Possiamo ringraziare le “lenzuolate” di Bersani che col governo Prodi eliminò ogni limite al numero di licenze commerciali rilasciabili dai comuni. Adesso ci si lamenta se ci sono 50 bar a santa Margherita? Ma dov’era allora la consigliera Corso?

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