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Altro bambino di 9 anni muore con la corda al collo. Social, sfida, gioco: qual è la matrice di questa follia?

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Un altro bambino, questa volta di 9 anni, è morto impiccato in casa. Espressione dura che descrive tutta la crudezza di questa follia che sta contagiando i bambini.
Le forze dell’ordine non escludono il suicidio volontario, ma si indaga sui legami del piccolo per capire se vi possa essere un collegamento con giochi online.
L’indagine sulla morte di un bambino di 9 anni trovato impiccato in casa con una cordicella avvolta attorno al collo appesa ad un attaccapanni è appena partita.
Se il gesto, dopo il caso dellabimba di 10 anni impiccata con la cintura di un accappatoio in bagno, sia collegato ad una sfida online, come avvenuto pochi giorni fa a Palermo, saranno gli accertamenti tecnici disposti dalla magistratura a verificarlo.
Al momento non ci sono elementi che colleghino l’episodio ad un gioco, come quelli che da tempo circolano su chat e social.
Sul fatto indagano due Procure, quella ordinaria per gli accertamenti tecnici sulla morte e su eventuali responsabilità e quella minorile.
La tragedia è avvenuta nel pomeriggio nel quartiere

San Girolamo di Bari, sul lungomare nord del capoluogo pugliese.
A dare l’allarme è stata la mamma del bambino, che in qualità di medico ha prestato i primi soccorsi al figlio in attesa che arrivasse il 118.
Inutili i tentativi di rianimarlo e la corsa in ospedale, al pediatrico Giovanni XXIII, dove è arrivato ormai in arresto cardiaco.
Nell’appartamento sono stati per ore al lavoro gli uomini della Questura di Bari, Volanti, Squadra mobile e scientifica, per effettuare i rilievi necessari a ricostruire la dinamica.
E per sequestrare, come ordinato dal procuratore facente funzione di Bari Roberto Rossi con la pm di turno Angela Maria Morea, tutti i dispositivi elettronici presenti in casa, la play station e due cellulari.
In particolare dall’analisi del contenuto dei dispositivi elettroni si cercherà di accertare se vi siano tracce che aiutino a ricostruire i minuti che hanno preceduto il gesto e se vi sia un eventuale collegamento con sfide attraverso social network.
Dell’accaduto sono stati informati anche i magistrati minorili di Bari che si coordineranno con la Procura ordinaria.
“Al momento

non abbiamo elementi che colleghino questo episodio a giochi online” dice il procuratore del Tribunale per i Minorenni di Bari Ferruccio De Salvatore, secondo il quale però “sicuramente c’è un problema con questi giochi che stanno circolando, da tempo ormai. Prima il Blue whale, poi Momo e adesso Tik Tok, possono essere molto rischiosi e noi dobbiamo tener conto che con riferimento a determinate fasce di età lo spirito di emulazione è molto forte”.
“Il problema c’è ed è stato esasperato dalla pandemia – continua De Salvatore – , perché molti giovani, soprattutto adolescenti, si sono rinchiusi in se stessi e sono diventati aggressivi con se stessi e gli altri. Sono aumentati i casi di cutting, cioè il taglio degli arti con lamette, e i tentativi di suicidi che coinvolgono fasce d’età sempre più basse”.
Sulla pericolosità di questi giochi,

con riferimento all’episodio siciliano, proprio oggi si era espresso, prima della tragedia barese, il garante pugliese per i diritti dei minori, parlando “un dolore che ci lascia tutti sgomenti perché non può essere accettabile che nel luogo che riteniamo più sicuro, la nostra casa, sotto forma di gioco, possa arrivare un invito a confrontarsi con la morte”.
A Bari la Procura, che tramite la Polizia ha già raccolto le prime dichiarazioni di chi era in casa, acquisito i dispositivi elettronici e nelle prossime ore disporrà anche l’autopsia sul corpo del bambino, per il momento non ipotizza alcun reato, in attesa di conoscere l’esito dei primi accertamenti tecnici.

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