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Le maschere di Goldoni – Chi era veramente il famoso autore veneziano?

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Le maschere di Goldoni Aracne Editrice

Cosa si nascondeva veramente dietro il volto di uno degli autori veneziani più importanti del Settecento? Quali erano le sue vere aspirazioni? I suoi pensieri? Le opinioni? Grazie al nuovo saggio di Roberta Turchi, ”Le maschere di Goldoni” (Aracne Editrice, pagg.296, 16€) il lettore avrà modo di saperne di più!

L’autrice mette sul piatto ed affronta la ”lotta” personale di Carlo Goldoni e la sua autorialità. Con prefazioni, lettere allo stampatore e dediche, il commediografo offrì di sé immagini diverse, legate alle diverse circostanze in cui pubblicò le edizioni delle sue commedie: cordiale e risoluto, coinvolse lettori e mecenati nelle ragioni delle proprie scelte, intrattenendoli con una fitta e varia conversazione; ai letterati, si rivolse come se fosse stato in un caffè o in un salotto. Il volume, che raccoglie il frutto di un ventennio di studi, segue i mutamenti del volto di Goldoni e al tempo stesso guida alla scoperta dei rapporti di cui si servì per affermare la riforma teatrale.

Il palcoscenico, gli interpreti, le sceneggiature, erano pane, linfa di vita per uno come Carlo Goldoni, che oltre ad essere drammaturgo e commediografo, praticava ”l’arte oratoria” di avvocato. Il suo amore però, fu sempre il teatro, l’arte satirica, comica, alla quale dedicò gran parte della sua vita.

Ciò che affronta Roberta Turchi, in questo saggio magistralmente strutturato e di facile comprensione, è il rapporto che Goldoni aveva con se stesso, con i nobili dell’epoca e soprattutto con gli appartenenti agli altri ceti sociali. Spesso nelle lettere e nelle dediche presenti prima delle commedie, racchiuse in alcuni importanti volumi, si rivolgeva proprio al lettore, lo rendeva partecipe del suo lavoro.

”Nella Prefazione del 1750, mediante un parallelo costruito su una citazione classica, dove l’uditorio del teatro è paragonato ad un fanciullo malato, cui il medico (ndr Goldoni) somministra ”absinthia taetra”in una coppa con i bordi cosparsi di ”mellis dulci flavoque liquore”, giunge a stabilire l’identità tra autore comico, che attinge ai due grandi libri del mondo e del teatro e del medico […]”

Le sue commedie come cure ai malanni dell’esistenza, satira e risate come antidoto alla noia della vita. Questo lo scopo essenziale dello scrivere per Goldoni ed è proprio questo che si evince dai testi riportati, nonché la volontà dello stesso autore di dare la giusta importanza alle sue commedie, che iniziò a scrivere in versi, risaltandone l’aspetto aulico.

Goldoni e la stessa Roberta Turchi fanno curiosare il lettore, quello del passato e il contemporaneo, rivelando gli aspetti segreti del dietro le quinte teatrali ed editoriali, i successi e gli insuccessi dello scrittore, per un saggio che risulta interessante, argomentativo e non troppo difficile, per gli amanti e non di Goldoni e della sua storia.

Alice Bianco
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