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Zaia: “Il modello Veneto ha tenuto”. La rabbia dei governatori

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Coronavirus: Zaia, lockdown per noi non esiste più

Zaia esprime soddisfazione per la classificazione della Regione secondo i nuovi parametri “dei colori”: “Per quanto riguarda il Veneto, la nostra classificazione in area gialla dimostra che fino ad ora, ripeto fino ad ora, il sistema di gestione e il modello sanitario hanno tenuto”.
“Per tutti noi – rileva Zaia – non è un punto di arrivo, ma di partenza, perché il rischio che la situazione possa peggiorare è dietro l’angolo”.
Per evitare un cambio di area, aggiunge il Governatore del Veneto, “è necessario che ci impegniamo tutti con l’uso ossessivo della mascherina, con il distanziamento evitando ogni possibile forma di assembramento, con l’igienizzazione costante delle mani. Sono sfide semplici da affrontare per ognuno di noi, ma che ci permetteranno di fare un grande lavoro di squadra”.
“Ora la partita è nelle nostre mani – prosegue Zaia – . La sanità ha bisogno di tutti noi, perché non possiamo correre il rischio di mandare in crisi gli ospedali. La sfida e il futuro della nostra comunità – conclude – sono in mano a ognuno di noi. Forza veneti,

pancia a terra e facciamo squadra”.
Il presidente ha anche ammonito: “La classificazione delle Regioni in diverse aree non deve scatenare una guerra tra poveri. Non è il caso di pensare adesso che ci siano primi della classe e sfortunati”.
Ed è proprio questo il fronte caldo delle regioni all’alba dell’entrata in vigore dell’ultimo Dpcm.
Se il presidente Zaia si dice soddisfatto ci sono altri colleghi che parlano di decisione “ingiusta”, qualcuno arrivando anche a dire: Una scelta “assurda”, uno “schiaffo ai lombardi”.
L’attacco nel day after dei governatori delle Regioni inserite nella zona rossa e arancione parte esattamente un minuto dopo la fine della conferenza stampa nella quale il premier Giuseppe Conte a palazzo Chigi ha illustrato il nuovo Dpcm.
E trova subito sponda nelle dichiarazioni del leader del centrodestra Matteo Salvini: “chiudono in casa milioni di italiani, in diretta tivù, sulla base di dati vecchi di 10 giorni, senza garantire rimborsi adeguati. E intanto lasciano sbarcare più di 2.000 clandestini in poche ore”.
Parole pesanti che fotografano le divisioni profonde e il clima dei prossimi giorni, tutto il contrario dell’unità chiesta dal capo dello Stato Sergio Mattarella.
Il più duro è il governatore della Lombardia Attilio Fontana. La Regione dall’inizio della pandemia è quella che più ha sofferto e che continua ad avere gli indici più alti.
“Le richieste formulate dalla Regione Lombardia, ieri e oggi, non sono state neppure prese in considerazione. Uno schiaffo

in faccia alla Lombardia e a tutti i lombardi. Un modo di comportarsi che la mia gente non merita” dice definendo la decisione “grave e inaccettabile”.
Di scelta “ingiusta” parla invece il presidente facente funzione della Calabria Nino Spirlì. “L’ho appreso alle 20 dalla telefonata del ministro Speranza con costernazione, rabbia e sgomento. Penso alle migliaia di imprese – sottolinea – che saranno costrette a chiudere i battenti forzatamente e, a mio parere, senza un motivo valido”.
Tra chi è finito in zona rossa, l’unico per il momento a difendere le scelte del governo è il governatore della Valle d’Aosta Erik Lavevaz. “La situazione è difficile e serve una presa di coscienza da parte di tutti. Più saremo attenti nell’applicare le prescrizioni, anche nella vita privata, prima la situazione sanitaria migliorerà e prima torneremo alla normalità. Dobbiamo essere tutti coesi nell’impegnarci al massimo oggi per essere liberi domani”.
Resta invece in silenzio il presidente della Piemonte Alberto Cirio, mentre il suo collega Nello Musumeci, presidente della Sicilia finita in zona arancione, urla la sua rabbia. “E’ una scelta assurda e irragionevole. L’ho detto e ripetuto stasera al ministro Speranza che ha voluto adottare una decisione al di fuori di una legittima spiegazione scientifica”.
In zona arancione c’è

anche la Puglia. Michele Emiliano per il momento non parla ma le scelte fatte in concomitanza con la conferenza stampa di Conte lasciano intendere che il governatore pugliese abbia più di un punto in disaccordo con il governo.
Il Dpcm prevede infatti che nella zona arancione siano in presenza le scuole dell’infanzia, le elementari e le medie. Ma Emiliano ha fatto sapere che resta in vigore l’ordinanza che stabilisce la didattica a distanza per tutte le scuole di ordine e grado ad eccezione di quelle dell’infanzia. Era tra quelli che chiedevano il lockdown nazionale, come Vincenzo De Luca.
La sua regione si è salvata, per il momento e nonostante la situazione di Napoli. Ma l’attacco al governo è comunque pesante. “Si assumerà la responsabilità sanitaria e sociale conseguente alle sue scelte, sempre ritardate, e sempre parcellizzate” dice il presidente della Campania annunciando che lascerà tutte le scuole chiuse.

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