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Motoscafo pieno, tredicenne diretto all’ospedale per visita urgente resta a terra. La madre: “Così non si può continuare”

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Motoscafo pieno, tredicenne diretto all’ospedale Civile per una visita urgente al piede rimane a terra. Il ragazzino soffriva di forti dolori a causa di una probabile infezione che gli rendeva difficile camminare.

Accade anche questo nel difficile periodo dei trasporti pubblici locali. Ai tempi del coronavirus non solo i sanitari che devono entrare in servizio incontrano difficoltà nel salire sui vaporetti, anche chi ha bisogno di cure e fatica a spostarsi tra calli e ponti non ha diritto di precedenza.

Il motivo è semplice, spiegano da Actv, il personale non può dare priorità a un utente piuttosto che a un altro, a valere è solo l’ordine di arrivo. Dovrebbero essere i viaggiatori a cedere il proprio posto a chi ne ha bisogno ma solo se tutti sono d’accordo. Se ad esempio un passeggero accetta di scendere dal mezzo per far salire un medico, lo scambio può avvenire solo se anche chi resta a terra ed è arrivato prima del dottore, approva.

Il rischio, altrimenti, è di incorrere in possibili denunce per il personale della navigazione.

Questa volta però a rimanere a terra è un ragazzino che soffre e deve raggiungere l’ospedale dei Santissimi Giovanni e Paolo.

L’episodio è avvenuto al pontile Actv di Madonna dell’Orto venerdì mattina e a raccontarlo è la madre del ragazzo, C.S., che dopo aver chiamato il pediatra per i forti dolori al piede del figlio si è vista prescrivere un’impegnativa per una visita urgente all’ospedale, da lì a poche ore. Venezia è però una città complicata sul fronte della mobilità e questo periodo di crisi per i trasporti pubblici aggiunge disagi a chi già fatica a muoversi.

“Ci siamo mossi subito per andare al pontile – spiega la madre – purtroppo i motoscafi passano solo una volta ogni ora e il mezzo che è arrivato per l’ospedale era già affollato. Ho tentato di spiegare al personale di Actv che mio figlio doveva andare al Civile per un problema al piede, che avevamo un’impegnativa per una visita medica urgente e che faticava a camminare, ma non c’è stato niente da fare”.

A niente sono valse le insistenze e le lamentele della donna verso la marinaia e il comandante. Una volta raggiunto il numero limite di passeggeri, il personale di bordo ha chiuso il barcarizzo e la corsa è ripartita. Così la veneziana e il figlio tredicenne se la sono fatta a piedi fino al Pronto soccorso del Civile nonostante i dolori, impiegando, spiega la veneziana, circa mezz’ora di tempo. Un viaggio sofferto e all’arrivo il giovane lamentava ancora più dolori al piede.

“Oltre a noi è rimasta a terra anche una signora anziana – ricorda C.S. – anche lei doveva andare all’ospedale Civile ed è rimasta in pontile con la figlia che l’accompagnava. In compenso, una persona è salita sul motoscafo passandoci davanti e facendo la furba, sgusciando dentro al mezzo che era già al limite della capienza. Abbiamo dovuto camminare fino al Civile anche se mio figlio aveva male al piede, perché la corsa successiva sarebbe giunta dopo un’ora e avremmo rischiato di perdere la visita”.

La richiesta della veneziana, all’indomani dell’episodio, è un appello al buon senso del personale Actv e al senso civico dei cittadini. “Così non si può andare avanti. Sono consapevole dei problemi dell’azienda dei trasporti pubblici veneziana e che l’abbonamento annuale che abbiamo purtroppo ora conta poco, ma trovo assurdo trovarsi in una situazione con disagi simili, dove anche chi sta male e ha bisogno di cure viene lasciato a terra”.

Giorgia Pradolin

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