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Venezia, lo scavo rivela una realtà inaspettata: un ponte interrato e reperti

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Scavano per problemi di fognatura e scoprono tracce di un’altra epoca a Venezia.

Di Giorgia Pradolin
Una bella storia estiva quella accaduta alcuni giorni fa nel sestiere di Santa Croce, che ha permesso di portare alla luce un’ampolla del 1800 della farmacia Baldisserotto che è stata consegnata agli eredi, ancor oggi farmacisti a Venezia. Ma non è stato l’unico “tesoro” scoperto sottoterra. Durante i lavori sono stati riportati alla luce alcuni oggetti misteriosi e curiosi, ma soprattutto è stato possibile rivedere l’antico ponte in quello che una volta era un rio, nel 1600, e successivamente è stato interrato.

Dove allora c’era l’acqua oggi ci sono i masegni, il rio è sparito ed è diventato “terà” ma sottoterra si può ancora vedere distintamente l’arco di quello che era l’antico ponte che conduceva al portone del palazzo e che possiamo mostrarvi in queste immagini.

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Il ponte scoperto con gli scavi nel sottosuolo, di quello che è oggi Rio Tera’

Occorre però riavvolgere il nastro ad alcuni mesi fa, perché l’inizio di questa storia risale a febbraio, poco prima dell’emergenza sanitaria da coronavirus che ha bloccato attività e cantieri in tutta Italia.

Siamo nella calle di rio Terà Primo del Parucheta, a poca distanza da campo San Giacomo dell’Orio, dove da anni i residenti e il tabaccaio-edicolante, Ennio Zane, segnalano al Comune cattivi odori e liquami che risalgono in superficie a causa di problemi di fognatura.

Alcuni interventi si erano già visti in passato, spiega Zane, ma mai risolutivi. Almeno finché a marzo Insula decide di svolgere un lavoro profondo con degli scavi per pulire il collettore della fogna e ripristinare le condotte dei palazzi danneggiate.

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Ennio Zane, tabaccaio edicolante di San Giacomo dell’Orio

L’intervento, ancora in corso, non è semplice vista la stretta calle e gli spazi limitati di movimento, non è infatti possibile utilizzare strumentazione e macchinari moderni per svolgere i lavori.

E’ necessario lavorare manualmente, con i secchi, le pale e olio di gomito, come si faceva una volta e come è ancora indispensabile in alcune zone della laguna.

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Gli operai della ditta Pacella, incaricata da Insula, scendono quindi nella melma con stivali, secchi e badili e iniziano a tirare su tutta la fanghiglia che poi viene versata su delle carriole e portata via con le imbarcazioni.

Durante gli scavi si scorge tutta l’antica e complessa rete fognaria della zona, oltre a quello che una volta era l’arteria d’acqua, il rio interrato.

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Gli operai raccolgono oggetti rimasti nella melma per decenni, alcuni per oltre un secolo: una piccola pipa in ceramica, dei cucchiaini metallici, il cerchio di quella che poteva essere la copertura di un orologio da taschino, alcune bottigliette e tra queste, un flacone in vetro di shampoo Rilux, per chi lo ricorda, uno dei protagonisti del programma “Carosello” negli anni ’50.

I lavori proseguono e gli operai scovano anche l’arco del vecchio ponte che una volta collegava l’ingresso principale del vicino palazzo privato, di proprietà della nobile famiglia Grimani, con il resto della zona.

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‘Palazzo Grimani’, nella storia proprietà della nobile famiglia Grimani

Gli oggetti ritrovati e apparentemente senza valore forse sarebbero andati buttati se il tabaccaio non li avesse presi in consegna e ripuliti. “Mi sono subito accorto di questa bottiglietta dai riflessi particolari – spiega Zane – aveva in rilievo la scritta della Farmacia Baldisserotto, che si trova ancor oggi a Castello, e il nome del farmacista, dottor Giovanni. Una volta ripulita, assieme a un amico, abbiamo chiamato quella che doveva essere la pronipote, la psicanalista e scrittrice Elisabetta Baldisserotto”.

Una telefonata di quelle che non si aspettano per la donna, titolare dell’omonima farmacia che si trova in mezzo alla via Garibaldi e in cui lavora la sorella Antonietta. “E’ stata un’incredibile sorpresa – spiega Elisabetta – Giovanni era il nostro bisnonno, nato nel 1865. Non avevamo mai visto questi flaconi, collocabili tra la fine del 1800 e i primi anni del 1900”.

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La ‘preziosa’ bottiglietta della ‘Farmacia Baldisserotto’, reperto venuto alla luce con gli scavi

La donna va quindi a trovare l’edicolante e gli chiede di poter acquistare la boccetta secolare firmata dall’antenato. “Non me la sono sentita di ipotizzare prezzi, né di prendermi il merito del ritrovamento – dice Zane – io l’ho ripulita, ma sono stati gli operai a trovarla, lavorando in mezzo al fango. Così le ho proposto di offrire loro un pranzo in un locale qui vicino che ha prezzi convenzionati per i lavoratori”.

Il pranzo offerto da Baldisserotto alla fine si trasforma in una cena per la squadra degli addetti ai lavori, edicolante compreso, per festeggiare l’originale ritrovamento. “Ho messo la boccetta in un posto d’onore salotto – rivela la psicanalista – trovarla è stata davvero una gioia inaspettata”.

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I bravi operai della ditta Pacella, a cui si devono i ritrovamenti

Quella dei Baldisserotto è una lunga dinastia di farmacisti, giunti a Venezia dal vicentino all’inizio del 1800. Tra i tanti antenati, Caterina Baldisserotto è la nonna del noto Francesco Querini, esploratore del Polo Nord scomparso fra i ghiacci a 33 anni. Ma questa è un’altra storia.

Il primo farmacista della famiglia giunto a Venezia, Jacopo Baldisserotto, acquistò la prima farmacia “Al Basilisco”, nel 1806. L’attività successivamente passa al figlio Bernardo e al nipote Giovanni, il proprietario dell’ampolla ritrovata. E di generazione in generazione fino ai giorni nostri, con la gestione di Antonietta Baldisserotto.

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La Farmacia Baldisserotto in una locandina dell’epoca

La domanda che sorge spontanea è come abbia fatto il flacone a finire sottoterra nel sestiere di Santa Croce, dato che la farmacia si trova da tutt’altra parte della città, nella via Garibaldi di Castello. “Quella di via Garibaldi è stata la prima farmacia della mia famiglia – ricorda Elisabetta – ma il bisnonno Giovanni con spirito imprenditoriale ne aveva aperte altre quattro a Venezia: una era in campo San Stin, non molto lontano dal luogo del ritrovamento”.

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Giovanni Baldisserotto in una foto d’epoca

Mistero svelato. La bottiglietta in vetro, in ottimo stato di conservazione, ha riflessi madreperlati e riporta in rilievo la scritta: “Farmacie Dr. Gi. (dottor Giovanni, ndr) Baldisserotto – Venezia”.

Difficile capire cosa avesse contenuto, l’ipotesi è quella di uno sciroppo o un’acqua profumata, una colonia, prodotta proprio nella via Garibaldi di fine 1800. “Il bisnonno aveva un grande laboratorio nella prima farmacia di famiglia e molte cose le produceva lì, abbiamo ancora un suo libretto di poesie con il quale promuoveva i prodotti”.

Un’epoca molto diversa, di cui oggi è stata portata alla luce una piccola traccia.

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