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“Venezia è morta. E’ tristissimo ma è così”. Lettere

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“Venezia è morta” è l’analisi di un lettore che ne indica anche le cause (le responsabilità). Un lettore costretto (l’ennesimo) a lasciare la città seguendo un trend che pare incontrovertibile dato il numero in costante calo di residenti.

Un mese fa ho lasciato per sempre Venezia per trasferirmi in terraferma.
L’ho dovuto fare a malincuore, è stata una decisione molto sofferta, un cambio di vita non senza conseguenze, ma Venezia è morta.
Morta grazie agli amministratori vecchi e nuovi e a quei veneziani (non pochi) che venderebbero anche so mare par i schei.
Va da se che i barbari fanno di Venezia quello che vogliono.
È tristissimo, ma è così.

Alberto
(lettera firmata)

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10 persone hanno commentato. La discussione è aperta...

  1. Ciò che più mi dispiace nel leggere notizie su Venezia sono i commenti, di veneziani e non, che si accaniscono l’un l’altro per le proprie scelte personali. Come se chi decidesse di andarsene da Venezia fosse un “traditore, uno che si arrende e che contribuisce all’abbandono della città in nome della comodità o un povero frustrato perché non può permetterselo”, mentre chi rimane “è un folle, approfittatore del turismo e che sguazza borioso, sicuramente ricco, attaccato ad un tempo che non c’è più, in una città in declino”.
    Penso che la verità stia nel mezzo e che quello che dovremmo fare, invece di sputare rabbiose sentenze sulle vite altrui sia trovare nuove proposte insieme per salvare una città meravigliosa ma in evidente affanno (quello che le amministrazioni non fanno adeguatamente). Perché non unire le forze per portare a casa un risultato comune invece che dividerci in due fazioni? Mi sembra tanto la guerra dei poveri.
    Io sono una “veneziana di adozione” che ha studiato, vissuto, lavorato e trovato l’amore a Venezia. Penso di essere oggettiva nel vedere sia le meraviglie della città sia le difficoltà. La “mia famiglia adottiva” (quella del mio ragazzo) è una tipica famiglia venezianissima che mi ha fatto subito sentire accolta e che mi ha mostrato il meglio di questa città. Dalle dolci coccole che si possono trovare al loro bar frequentato da diversi residenti di generazione in generazione, al portarmi in escursione per la laguna mostrandomi come si voga alla veneta.
    Questo non significa che la mia permanenza a Venezia sia un idillio, come ci sono dei veneziani che, anche avendone avuto la possibilità, non hanno vissuto di solo turismo e che mi hanno accolta a braccia aperte condividendo con me un pezzetto della loro “vera” Venezia, ci sono stati tanti veneziani che mi avrebbero fatta scappare a gambe levate, guardandomi sempre con aria di sufficienza e superiorità. Come chi al bar mi faceva pagare una brioche più cara di quanto invece la facesse pagare al mio ragazzo perché sentiva dall’accento che sono una “foresta” (e ocio, che sono comunque veneta..) o come il fatto che venga considerata una turista da ogni ufficio comunale e che debba stare in fila secondaria ai vaporetti perché, pur lavorando, contribuendo all’economia locale, e avendo in affitto casa e persino il medico qui da alcuni anni, con il domicilio avevo gli stessi diritti dei turisti.
    Secondo me il problema non è chi lascia o rimane a venezia, ma il problema è che non siamo nella posizione di poter scegliere liberamente se rimanere o andarsene. Diversi nostri amici, nati veneziani e che tuttora lavorano a Venezia, sono stati costretti ad andarsene in terraferma per coronare il loro sogno di comprare casa. Cosa che qui avrebbe richiesto delle spese che delle persone che economicamente nella media non possono permettersi se non vendendo un rene. Io stessa ho visitato diverse case per spostarmici con il mio ragazzo, e ci venivano offerte delle soluzioni in cui non c’era nemmeno l’impianto elettrico e il riscaldamento, eppure i prezzi superavano di molto il mezzo milione (e non stiamo parlando di metrature incredibili o zone prestigiose).
    (Ndr Siamo entrambi architetti, quindi un pochino in materia mi posso esprimere.)
    Ma ho anche diversi amici che una volta provata la terraferma non potrebbero più rinunciare alle sue comodità, alla facilità con cui si possono trasportare oggetti con l’auto, a come si può far vivere una vita più dignitosa ad anziani e disabili con ascensori e strade/negozi accessibili. Questo fa di loro traditori o semplicemente persone con esigenze e desideri diversi? Io e il mio ragazzo siamo molto in difficoltà per cercare di capire dove costruire il nostro nido, stiamo prendendo in considerazione tuti gli aspetti: emotivi, economici, funzionali, sociali, lavorativi ecc. Strapparlo da Venezia sarebbe strappargli un pezzo di cuore (e devo ammetterlo, anche per me pur non essendo nata qui è dura) ma anche lui si rende conto di alcune difficoltà oggettive che fatichiamo a superare con il semplice sentimentalismo che ci lega alla città.
    Allora dico, la smettiamo di accanirci l’un l’altro sapendo che tutti stiamo facendo delle scelte difficili e non a cuor leggero e che forse potremmo invece impegnarci per migliorare questa città? Sicuramente rimane una città particolare in cui su alcune situazioni non ci saranno compromessi e bisognerà accettarle, ma possiamo renderla più vivibile, più accessibile, anche economicamente. Possiamo indignarci non di noi, ma delle amministrazioni che sembrano non avere idea di come tutelare la città o agevolare la residenzialità. Come quando i vigili intervengono per dei monopattini lasciati dai bimbi fuori l’asilo ma non lo fanno dopo diverse chiamate per ubriachi in gruppi di addio al celibato molesti sotto casa (ocio, non discrimino tutta la pubblica amministrazione, so che ci sono molti che si impegnano nel loro lavoro, lo fanno bene e li ringrazio. Penso però che a livello generale non c’è purtroppo una direzione forte).
    Se ci smuoviamo dalle nostre polverose posizioni agguerrite possiamo farla nuovamente risplendere. Lei è sempre li, siamo noi a doverci muovere, ma nella nostra testa.

  2. La Venezia che conosco io, neoveneziano, è vivissima e piena di opportunità. Care le case ma puoi rinunciare all’auto (+2-2=0). Quanto alla comunità originaria di cui avverto la nostalgia, non la conosco e poco mi importa. Le comunità, come tutte le entità vitali, si modificano e si adattano ai tempi.

  3. E’ vero Lucky, non me la potevo più permettere, nonostante due lavori, e non mi vergogno a dirlo. Proprio non capisco la tua reazione. Ma si sa, oramai il web è un’arena per gladiatori virtuali.
    Lo sapete tutti quali sono i problemi di Venezia, inutile nascondersi o far finta di niente.
    Quando dico che la città è morta, intendo la Venezia di una volta con il suo tessuto sociale, che sicuramente non lo possono ricostruire studenti universitari o ricercatori che adesso si vogliono importare per ripopolarla.
    Mi dispiace che non riusciate a vedere più in là del vostro naso e a fare un ragionamento pacato.
    Saluti.

  4. Venezia è morta perchè non te la puoi permettere evidentemente?….classici sfoghi dei traditori…va in giro per venessia e vedi se ea se morta….Venezia è vivissima e meravigliosa, forse non te la meriti se te ne sei andato….

  5. Venezia non è morta per niente!
    Venezia è una città che sta modificandosi ,è una città fragile e che deve essere guardata da tutti come unica e da rispettare .
    Visitare Venezia non significa andare a Disneyland.
    Venezia non è bivaccare.
    Venezia è prestigiosa,è una città d’arte.
    Venezia punta alto.

  6. Se la città muore è ANCHE colpa di chi si arrende e si trasferisce in terraferma. Inoltre, visto che l’entroterra veneto è una zona di barbarie (distruzione del paesaggio, inquinamento, criminalità alle stelle, ignoranza e sradicamento culturale degli abitanti, mentalità clericofascioleghista) se si va via tanto vale andare in una città normale. Trasferirisi a Mestre, Carpenedo o simile è una scelta assurda.

  7. Non ha l’aria di esser morta. È vivissima. Solo sta cambiando radicalmente. Bisogna vedere se questo cambiamento è positivo o no. Ma morta non è di certo. I veneziani sono morti. Quelli si. Ma da un bel po’ di tempo…

    • Forse tu, se sei veneziano, sei morto e non ti sei ancora accorto che stai zombando in giro per le calli.
      Ma ti assicuro che noi veneziani siamo vivi, anca massa, come diciamo.

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