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Noi appassionati del carnevale non siamo figuranti a pagamento. Lettere al giornale

"Molti sono convinti che siamo figuranti assunti dal Comune di Venezia per il Carnevale, invece dobbiamo pagarci tutto di tasca nostra..."

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Salve,
mi presento: sono Paolo favalesi, da 40 anni partecipo al carnevale di Venezia con i costumi che mi faccio da solo e con le mie mani.

Parlo anche a nome di tante persone, come me appassionate di questa manifestazione. Il fatto nasce dai molti (turisti, ma anche veneziani) convinti che io (noi) maschere, che siamo in giro a San Marco durante le giornate del carnevale, siamo “figuranti” pagati dal Comune di Venezia, per indossare dei costumi che ci avrebbero dato loro, per farci fare le foto dai turisti.

Quindi, secondo queste persone, noi saremmo degli “animatori” del carnevale di Venezia. NIENTE DI PIU’ FALSO!
Noi ci paghiamo il viaggio, i vaporetti, i pasti, gli hotel o gli appartamenti e i costumi che ci facciamo da soli (spesso molto costosi).

Nessuno ci regala nulla.
Se vogliamo andare alle feste dobbiamo pagare, come tutti gli altri turisti, ci paghiamo tutto… con la differenza che, senza di noi, il carnevale non esisterebbe, perché i turisti vengono specialmente per fotografare noi maschere.

Ho provato diverse volte a contattare il Comune di Venezia per chiedere agevolazioni per noi maschere, come uno sconto sui vaporetti, hotel convenzionati dove spendere meno… insomma un piccolo e minimo aiuto a noi che siamo “gli animatori” del carnevale. Nessuno si è mai degnato di rispondermi.

Qualcuno potrebbe dire “allora stai a casa se non ti va bene”. La risposta è ASSOLUTAMENTE NO.
Noi amiamo Venezia, amiamo il carnevale, ci piace metterci in maschera ed essere fotografati, ma muoviamo anche molto turismo in quei giorni.

Un piccolo aiuto e supporto da parte dell’amministrazione cittadina sarebbe un piccolo riconoscimento alla nostra passione e al nostro lavoro. Magari ricordandogli che, il giorno che tutte noi maschere non verremo più a Venezia, buona parte del carnevale sarebbe morto, almeno quello nelle calli e in Piazza. E rimarrebbero solo le costosissime feste nei palazzi solo per i pochi che se le possono permettere.

Grazie e cordiali saluti.

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19 persone hanno commentato. La discussione è aperta...

  1. Caro Sindaco di Venezia,

    mi rivolgo a lei per esprimere il mio dissenso e la mia indignazione per il modo in cui viene gestito il carnevale di Venezia. Questa manifestazione, che dovrebbe essere un momento di gioia e di cultura, si è trasformata in una farsa commerciale e inquinante, che danneggia la città e i suoi abitanti.

    Lei sa bene che il carnevale di Venezia ha una storia antica e prestigiosa, che risale al Medioevo e che ha visto la partecipazione di artisti, intellettuali e personaggi illustri. Il carnevale era un’occasione per celebrare la libertà, la creatività e l’ironia, attraverso il travestimento e la maschera. Era anche un modo per favorire l’integrazione sociale e il dialogo tra le diverse classi e culture.

    Oggi, invece, il carnevale di Venezia è diventato un business per pochi, che sfrutta l’immagine della città per attirare turisti e soldi. Il carnevale non ha più nulla a che fare con la tradizione e l’arte, ma è solo una vetrina di costumi costosi e banali, che non esprimono nulla se non la vanità e la superficialità di chi li indossa. Il carnevale non è più un momento di festa e di condivisione, ma di caos e di confusione, che crea disagi e problemi ai residenti.

    Lei sa bene che il carnevale di Venezia ha un impatto negativo sull’ambiente e sul patrimonio della città. Il carnevale produce tonnellate di rifiuti, che spesso non vengono raccolti e smaltiti in modo adeguato, ma che finiscono in acqua o per strada, inquinando e degradando la laguna e i monumenti. Il carnevale provoca anche un aumento del traffico e dell’inquinamento acustico, che disturba la quiete e la salute dei cittadini. Il carnevale, infine, favorisce il consumo di alcol e di droghe, che genera episodi di violenza e di inciviltà, che minano la sicurezza e l’ordine pubblico.

    Per questi motivi, le chiedo di intervenire per limitare e regolamentare il carnevale di Venezia, in modo da ridurne gli aspetti negativi e da valorizzarne quelli positivi. Le chiedo di promuovere un carnevale più sobrio e più autentico, che rispetti la storia e la cultura di Venezia, che coinvolga i residenti e le associazioni locali, che stimoli la creatività e la partecipazione, che offra spazi e opportunità ai giovani e ai talenti emergenti, che sia un’occasione di crescita e di arricchimento per la città e per i suoi ospiti.

    Le chiedo, insomma, di restituire al carnevale di Venezia il suo vero significato e la sua vera bellezza, che non sono quelli della maschera e del costume, ma quelli dell’anima e del cuore.

    Distinti saluti.
    Shylock the first

  2. Sig. Paolo Favalesi, le chiedo scusa io per come è stata accolta la sua idea, che può essere discutibile o meno, ma non merita tutta questa maleducazione. Purtroppo essa arriva in un momento storico di grande difficoltà e stanchezza per i veneziani residenti ed è stato un attimo spostare l’attenzione dell’origine di tanti problemi su di voi, ma è un grosso equivoco. Direi uno sbaglio. Ognuno ha diritto a poter dire le proprie idee con civiltà ed educazione, come ha fatto lei, e poi se ne discute…

  3. Come piangevano i veneziani durante la pandemia quando si sono accorti che la città vive solo e solo di turismo … e invece di essere grati a chi con la propria passione aiuta Venezia a tenere i prezzi di alta stagione a febbraio periodo morto se non ci fosse un carnevale unico … ma i veneziani pensano solo agli schei credendo che gli siano dovuti … aumentando i prezzi a dismisura e non facendo scontrini a piu non posso … sono solo bravi a lamentarsi e a chiedere ma mai a dare …

    • In realtà a piangere durante la pandemia non erano i Veneziani, ma solo chi lucrava sullo sfruttamento turistico della città (spesso risiedendo fuori dal centro storico, se non addirittura all’estero). Per molti Veneziani è stata invece una parentesi in cui godere del silenzio, delle calli non intasate da comitive, di un Canal Grande finalmente calmo senza il traffico dei taxi su cui i palazzi si specchiavano perfettamente.
      Certo molti alberghi, bar e negozi di paccottiglia per turisti erano chiusi, mentre risaltavano i pochi locali e negozi per i residenti, come timidi germogli di una pianta finalmente liberata dall’edera del turismo, che la faceva sembrare viva mentre la soffocava.
      Si era sperato invano che il lockdown avrebbe fatto riflettere sulla precarietà di un’economia incentrata solo sul turismo. Purtroppo invece tutto è tornato peggio di prima. Fino al paradosso di un “vitellone” che chiede un contributo per fare il “vitellone”.

  4. Fatemi capire. Noi residenti dobbiamo sopportare ed essere soffocati da questi eventi folli che intasano calli e la normale attivita’ anche lavorativa e dobbiamo pure facilitarvi nelle spese. Ma vaff…
    Pensate invece a riportare le attivita’ produttive degli anni 70, negozi normali, banche, ced, alberghi, ristoranti eleganti e non paccottaglie bangla. Eliminate qualche stazio di gondole che ormai non si riesce piu’ a fare una riva o un ponte in santa pace. Rendete Venezia a misura dei veri veneziani e non di questi …

    • ma tu queste cose le vai a chiedere a chi ti viene in città, si comporta bene e ti porta soldi?? Perchè non vai in consiglio comunale a prendere qualcuno per la giacchetta per le cose che dici??

  5. Paolo ha perfettamente ragione…faccio il Carnevale di Venezia da oltre 30 anni e mai se non in peggio è cambiato l atteggiamento dell Amministrazione Comunale di Venezia nei confronti di chi fa in modo che questa straordinaria e meravigliosa tradizione continui a vivere….e aggiungerei un altra cosa molto importante : com è possibile che nella città che ha uno dei Carnevali più famosi al mondo non ci sia un museo del Carnevale con costumi e maschere che io e penso molti altri protagonisti di questo straordinario evento saremmo disposti a donare alla città?

  6. E sarebbe meglio che non ci fosse piu’ questo orribile carnevale. Non è certo quello risorto per volontà dei veneziani tutti, negli anni ’80. Spontaneo e partecipato, tutti erano in maschera, si andava al lavoro mascherati, anche con costumi fatti in casa e non con mises da migliaia di euro come ora. Ora la città viene invasa da guardoni e basta ! E mi pare che le care “categorie economiche” siano già piene dei ricavi di tutto l’anno ! Basta !

    • Gentilissimo Nemesi! Come diceva Salomone, tutto passa, passera anche questo… Anche il Carnevale muta e cambia! Per quanto riguarda le maschere e i loro “ricavi” – ce ne sono diverse persone e diverse possibilita, anche economiche – ci sono tante persone che pur di partecipare al Carnevale mettono gli ultimi risparmi e fanno i costumi con le proprie mani durante tutto l’anno prima del carnevale. E nonostante tutto ognuno di noi segue la propria passione, aiutando a salvare la tradizione meravigliosa del Carnevale di fama mondiale che adorano non solo in Italia ma in tutto il mondo.

  7. Il signor Paolo ha perfettamente ragione, senza le maschere il carnevale non ci sarebbe. Quando i turisti vanno a vedere il “Carnevale” a Venezia, non vedrebero nulla se non tanta folla in borghese.

      • Trovo passionale e fantasioso, come x me è famiglia, dedicare a Venezia e sopratutto ai “foresti” la magia del carnevale, unico al mondo. Ma è perché amiamo Venezia così com’è. Ci può stare un aiutino comunale, vero, ma è già appagante donare qualcosa di personale con un costume originale e fantasioso a tutti e unicamente a Venezia.

        • Mi dispiace veramente tanto per quel che sto leggendo, conosco Paolo da anni, è una persona che mette il cuore in quel che fa. Quando crea uno dei suoi meravigliosi vestiti non lo fa solo per se stesso, lo fa per onorare questa splendida manifestazione. Dovreste sentirlo parlare di Venezia e dei suoi abitanti, e poi, forse, capireste l’ importanza di tutto ciò per lui. Ama veramente la vostra città. Purtroppo quando si legge un articolo è difficile dare la giusta interpretazione, a volte si viene fraintesi … ma invece di attaccare si potrebbe chiedere o parlare in modo civile senza offendere nessuno. Dietro ogni creazione di Paolo c’ è un lungo lavoro. Non viene pagato da nessuno, fa tutto da solo, e prepara con dedizione ogni minimo particolare, proprio perché vuole onorare questa tradizione. Venezia è una città stupenda dell’ Italia, ed è giusto che sia visitata come tante altre città dove viene svolto il carnevale. Non vedo maschere volgari, non vedo maschere senza senso, non vedo una marea di gente che porta la città nel degrado … ma vedo solo persone che cercano in ” chiave moderna” di portare avanti questa tradizione.

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